PISTOIA. Titolo ambiguo, ambiguissimo. Ma è il bello della lingua –
che batte dove il dente duole.
Si può pensare al giorno tutto di
Bertinelli, come il famosissimo Columbus day americano; si può pensare a
oggi, che è un The day after Letta, quello dopo l’aria fritta.
Si può pensare in più modi e più
direzioni.
E tutto questo mentre Letta viene a
parlare di lavoro e occupazione e Bertinelli di come vedrà e salverà la sua
Pistoia, a partire dai megamusei del centro, al risparmio del parcheggio di San
Bartolomeo.
E intanto il Sindaco di domani cerca
ogni via per fare fuori quel 30% che gli ha messo, e gli ha lasciato, il fumo irritante
negli occhi e che, più vivo del 17% della Turco, costituisce un vero e proprio
pericolo, perché più omogeneo e sodo del variegato mondo della società civile
su cui puntava l’avvocatessa: e questo gli si presenta come uno scalino
piuttosto alto da salire o da spianare.
Per farlo, Bertinelli ha già preso la
mano al gioco: lo si vede dalla scelta del discorso del parcheggio di San
Bartolomeo, che sorride ammiccante agli ambientalisti.
Per ora, però, Bertinelli siede ancora
su una piramide che ha tutta l’apparenza di essere un mucchio di sabbia,
nonostante Marco Niccolai e Paolo Bruni.
E con i bartoliani in rivolta che ne
stanno scavando la base con la pala.
Q/n
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[Domenica 11 marzo 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
Non so, a me questa parata del Bertinelli per le vie del centro con tanto di banda Borgognoni al seguito ha fatto un po' sorridere, mi ricorda un film in costume dove il re Sole che si aggira per i giardini di Versailles con tutta la corte dietro a osannarlo. Sicuramente l'ego dei "protagonisti", in entrambi i casi, non è poco. Mi chiedo però se Samuele avrà il coraggio di fare come Luigi XIV, che il giorno dopo la morte di Mazzarino, quando i ministri andarono ansiosamente a chiedergli da chi avrebbero dovuto prendere ordini di lì in avanti, rispose seccamente: "Dal re!"
RispondiEliminaHo come l'impressione, invece, che per ora ce ne siano più d’uno di Mazzarini a dirigere il Bertinelli... Magari mi sbaglierò, ma in ogni caso non vedo gesti non dico di rottura, ma nemmeno di discontinuità con il periodo precedente. Quando sento tirar fuori il “solito” Michelucci come destinazione per l’ospedale vecchio (che non è un anonimo capannone da riempire a piacimento, ma un complesso con una storia plurisecolare che, da sola, basterebbe a riempire un museo) mi pare di percepire un fortissimo sentore di stantio, di muffa, di carenza d’idee vere.