mercoledì 7 marzo 2012

QUARRATA. OTTO DOMANDE AI CANDIDATI-SINDACO: E ORA SENTIAMO MAZZANTI


QUARRATA. Come ricorderete, il 27 febbraio ho pubblicato un’intervista a tre dei candidati-Sindaco di Quarrata: Berini (Pdl), Cialdi (Udc) e Noci (Lega) (vedi).
Avevo escluso – e lo avevo detto espressamente – Marco Mazzanti, perché, anziché rispondere alla serie di domande proposte, aveva provveduto a inviarmi in articolo ‘rimpastato’.

Oggi che l’intervista del 27 febbraio ha già fatto il suo corso nella forma da me richiesta, vi propongo la visione di insieme di Mazzanti – che però, per il futuro, è pregato di attenersi alle richieste di questo blog e a non fare ‘di testa propria’.
Le domande che seguono devono essere viste in relazione al pezzo di Marta Quilici pubblicato sul Tirreno.
Edoardo Bianchini 
1. Le otto domande proposte ai candidati…

1. È credibile e spendibile la trionfale fiducia indicata nei confronti del tavolo che se non erro era presieduto da Dalì? Quali risultati ha prodotto, finora, questa invenzione che dovrebbe risalire al 2009 febbraio/marzo, data della disseminazione dei volantini anonimi in centro a Quarrata?
2. In che chiave un Comune può intervenire nei quattro settori indicati (innovazione e capitale umano, promozione e internazionalizzazione, infrastrutture e servizi, imprese e reti)? Intendo dire: con quali concreti mezzi, al di là della facile retorica?
3. «Abitare l’arte» è una creazione del Comune o di terzi? E il Comune quante possibilità ha di dare vero impulso al settore valorizzando questo progetto dei prototipi?
4. Con questa iniziativa annunciata, non si rischia solo di far lavorare l’istituto d’Arte locale e pistoiese, ma come con uno dei soliti concorsini fatti per le scuole e per distribuire diplomini ai ragazzi? È questo, in concreto, il modo di rilanciare seriamente l’economia?
5. Stando a quanto dichiarato da Gabriele Pratesi, al momento della presentazione delle candidature a Sindaco, è ancora pensabile puntare sul legno e l’imbottito per Quarrata? O piuttosto non è un’idea obsoleta il credere che l’area produttiva possa essere recuperata e non superata attraverso una concreta e massiccia riconversione che passa da altri strumenti?
6. E quali altri strumenti potrebbero aiutare nella reale riconversione di Quarrata?
7. Infine: non le sembra un’idea peregrina quella di fare di ogni erba un fascio legando e ‘promuovendo’ – ovviamente fra virgolette, due settori (il legno e il tessile) dei quali il primo è moribondo e il secondo definitivamente stecchito dopo la concorrenza indiano-cinese e dei Paesi africani della fascia mediterranea?
8. A quanto ammontano i fondi a disposizione? E non crede, in definitiva, che anche questa ‘bufala’ sia solo un modo come un altro per spendere – da parte della Provincia e del Comune – fondi europei in un momento tragico delle nostre possibilità economiche?

2. … e la risposta di Mazzanti

Carissimo Edoardo,
le questioni da lei sollevate sono estremamente complesse e meriterebbero un adeguato approfondimento, che non è facile sintetizzare in poche righe di risposta alla sue domande, dall’oggi al domani, cercando di trovare il tempo tra tutte le altre attività.
Tuttavia, al fine di confrontarsi, come da lei sollecitato, cercherò di rispondere alle sue osservazioni in maniera quanto più esaustiva possibile, dati i tempi e i mezzi.

Il “Progetto Quarrata”, a cui fa riferimento l’articolo di Marta Quilici apparso sull’edizione de Il Tirreno del 22 febbraio, prende il via da un’iniziativa dell’amministrazione comunale per mettere a frutto i rapporti che è riuscita a instaurare con un gruppo di investitori stranieri. Questi ultimi sono molto interessati a entrare in contatto con aziende toscane in grado di fornire prodotti di qualità certificati made in Italy. L’idea è quella di valorizzare i prodotti realizzati in Toscana da manodopera italiana specializzata, attraverso processi di certificazione che mettano le aziende al riparo dalla concorrenza sleale.
Questo progetto è coordinato dalla Pmi (Promozione Mobile Imbottito), che è un’agenzia di promozione mista pubblico-privato, cui l’amministrazione partecipa insieme ad alcune imprese e associazioni di categoria.
Tengo a precisare che il “Progetto Quarrata” in sé, oggetto dell’articolo su Il Tirreno, non ha alcun costo vivo per l’amministrazione comunale.
Chiarisco, comunque, che la Pmi agisce grazie ad un fondo di dotazione che l’amministrazione mette a disposizione su base annuale, in seguito all’approvazione di un progetto. Si tratta della cifra di 30 mila euro l’anno, che Pmi a sua volta utilizza per attività promozionali nel settore dell’arredamento. Questo è un budget iniziale che permette a Pmi di poter accedere poi ad altri fondi di finanziamento regionali e comunitari. Ricordiamo che la Regione finanzia esclusivamente progetti di rete d’impresa o progetti di filiera. Pertanto sono questi i due ambiti in qui ci possiamo muovere per aiutare le imprese del nostro territorio.
Grazie al progetto in questione, gli imprenditori stranieri hanno messo a disposizione uno spazio espositivo di 7.000 mq a Shanghai, dove troveranno collocazione i prodotti di arredamento realizzati in Toscana.
La Pmi svolgerà il ruolo di intermediario tra questa realtà cinese e le aziende del territorio, con una funzione di garante della qualità dei prodotti. L’obiettivo iniziale degli investitori stranieri è quello di vendere almeno 12 milioni di euro di prodotti e aprire nella primavera del 2013 altri 2 punti vendita, di cui uno a Pechino.
Questa è un’opportunità concreta per le nostre aziende di cominciare vendere nei Paesi asiatici dove, ricordiamo, c’è un tasso di crescita del 35%.
Stanno prendendo parte al progetto ben 82 aziende di tutta la Toscana. Per Quarrata, il percorso dell’amministrazione ha l’obiettivo di valorizzare le eccellenze del nostro territorio nel settore dell’arredamento e in particolare di creare le condizioni perché le aziende possano avere un’opportunità di visibilità in Cina.
L’amministrazione, ripeto, non ha sostenuto spese per la realizzazione di questo progetto, limitandosi a ricoprire un ruolo politico e agendo principalmente sulla creazione di relazioni. Ritengo, infatti, che il Comune, in quanto soggetto pubblico, abbia la funzione di creare le condizioni fertili perché l’iniziativa privata possa svilupparsi, senza sostituirsi ad essa.
La peculiarità di questo progetto è che il più grande mercato del mondo (quello cinese) si è rivolto al nostro territorio per avere un prodotto certificato toscano. L’amministrazione intende mettere a disposizione delle aziende gli strumenti per rispondere a queste esigenze (prototipi, formazione di figure professionali).
In questo contesto l’amministrazione comunale di Quarrata, insieme alla Regione Toscana, alla Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, ad alcune imprese del territorio e alle agenzie di promozione, ha dato vita al progetto “Abitare l’Arte”, che si pone l’obiettivo di formare nuove figure professionali specializzate nell’applicazione dell’arte e delle tecnologie ambientali al settore dell’arredamento.
“Abitare l’arte” è un laboratorio realizzato con un contributo di 150mila euro da parte del Comune di Quarrata. Questo finanziamento è stato utilizzato per allestire sei spazi destinati alle aziende che sono interessate a formare queste figure (allestimento degli ambienti, acquisto di macchinari, materiali e strumentazioni varie).
La Regione Toscana finanzierà per altri 190 mila euro il funzionamento per due anni di questo incubatore d’impresa.
“Abitare l’Arte” è un progetto al servizio dell’intera Regione Toscana ed è inserito tra gli incubatori d’impresa nazionali.
È un modo per incentivare quelle imprese che hanno voglia di riqualificarsi verso un prodotto identificabile con il territorio toscano. Uno degli obiettivi, infatti, è quello di portare qui anche imprese che operano in settori diversi dall’arredamento. Per questo si accennava nell’articolo de Il Tirreno al distretto del tessile; ma non solo: potranno essere interessati anche l’agro-alimentare e tanti altri settori. Di fatto questo è un progetto territoriale che riguarda tutta l’economia toscana e non solo i distretti in crisi del mobile imbottito quarratino e del tessile pratese.
Non crediamo che il settore dell’imbottito sia del tutto morto. Ci sono ancora tante imprese e tanta forza-lavoro. L’amministrazione può contribuire al rilancio e alla riqualificazione, difendendo le eccellenze che abbiamo sul territorio e creando le condizioni valide dal punto di vista dei servizi di rete. L’amministrazione sta portando avanti un percorso che mira a ridare appetibilità a questo territorio.
Dobbiamo prendere atto del fatto che il mercato globale è cambiato. A Quarrata non è più richiesta la quantità, ma la qualità. Anche per questo, bisogna essere in grado di promuovere Quarrata nella sua complessità di offerta, senza limitarsi al mobile imbottito.

Spero, con questa riflessione, di aver esaurientemente risposto alle sue domande. Ribadisco che l’argomento, per la sua complessità, avrebbe avuto bisogno di maggiore tempo a disposizione e di spazi ancora più ampi.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Nell’attesa di leggere quanto riporterà sul suo blog, la saluto cordialmente.
Marco Mazzanti
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[Mercoledì 7 marzo 2012 – © Quarrata/news 2011]

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