di FELICE DE MATTEIS
La
Caripit, la Banchina di Pistoia, Ivano Paci, Andrea Eugenio Settimo e gli investimenti locali ed extra
PISTOIA. Siamo sempre in attesa di quelle famose risposte – inevase – rivolte a suo tempo a Papa/Papà/Io/Noi/Lui Ivano Paci, rais incontrastato della Caripit prima e della Fondazione poi, in barba al buon gusto e alla età anagrafica che, per statuto, lo vorrebbe a riposo a godersi i frutti del suo mecenatismo, con i nostri soldi, a favore dei poveri (una indecorosa miseria), dell’arte (uno sperpero ingiustificato, visto i tempi che corrono), delle ristrutturazioni milionarie
Le
Fondazioni bancarie sono nella bufera, con il Monte dei Paschi detonatore di
una carica esplosiva che ci riserverà ancora grosse sorprese. Anche la
Fondazione Caripit del Prof. Paci sembra essere entrata in piena bufera, se,
come già scritto in un precedente post (vedi),
ben dieci milioni di euro infilati nello stomaco di MPS sono al momento carta
straccia.
Quando
è stata fatta questa operazione? Su consiglio del figlio Andrea Eugenio Settimo
o in sintonia con il figlio stesso che nel Monte dei Paschi di Siena è stato
dal 2001 al 2009 membro della Deputazione Generale della Fondazione? Sarebbe
possibile sapere quando questa carta da riciclo è stata acquistata? E sotto
quale voce è collocata questa operazione nel Bilancio d’esercizio? Ce lo
potrebbe spiegare il “delfino” Eugenio Settimo che dal 2010 è anche Consigliere
di amministrazione indipendente (!?) in MPVenture, società di investimento che
fa capo per il 48% a MPS Capital Services S.p.A. (Gruppo Montepaschi)? Che
coincidenze, eh?
La
sensazione è che i nodi stiano arrivando al pettine. Già ne avevamo trattato in
un precedente post riportando una intervista rilasciata dal Prof. Zingales,
alla quale rimandiamo (vedi)
nonché il minaccioso trafiletto che compare a pag. 11 di Società &
Territorio n. 34, trimestrale della Fondazione con il quale, volendo a tutti i
costi difendere le Fondazioni bancarie si afferma che “nei loro territori le
Fondazioni, grazie alla loro terzietà e autonomia, concorrono al rafforzamento
della nostra democrazia e alla promozione dello sviluppo economico e sociale”
(!).
In
virtù di questo assunto, allora, grazie Papa/Papà, Colomeciuc (Presidente di
una Caripit che non conta più nulla) e Iozzelli (Vicepresidente della
Fondazione alla cavezza del rais).
Già,
proprio loro, Colomeciuc e Iozzelli, figli d’arte ai quali Papa/Papà lascerà
nel secolo ventiduesimo (lunga vita al Re!) un regno senza più confini, dato
che i barbari precedenti tutto avranno già distrutto.
Basti
dire che già nel secolo ventunesimo, nell’anno del Signore 2013, per poter avere
lo storico di un conto corrente non bastano tre mesi oltre agli interessi da
strozzo applicati…; in compenso si fanno ardimentose acquisizioni di fondi che
poi si dimostrano “sfondati”.
Su
Colomeciuc ed Iozzelli meriterà tornarci sopra con un post a parte – e lo faremo.
Su
Eugenio Settimo, invece, posizionato anche nei gangli della Banca di Credito
Cooperativo di Pistoia, altro non diciamo.
Diciamo
ai soci della Banchina di Pistoia, ed alla sua dirigenza, di tenere gli occhi
aperti perché i clienti sono duri ad acquisire ma facili da perdere se si
accorgono che aria tira e quali operazioni finanziarie si fanno.
Signori
della Banca di Pistoia, rimandate Eugenio al Monte dei Paschi, date retta!
Per
ora, ma solo per ora, può bastare, perché ogni riga di questo post potrebbe
dare lo spunto per considerazioni a catena – e venirne fuori un romanzo dal probabile titolo:
Come asciugare una città. Tecniche di familismo e non solo.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 1 febbraio 2013 | 12:40 - © Quarrata/news]
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