di Riccardo Andreini [*]
«Il settore edilizio ha goduto non solo di una quantità di
credito abnorme a basso costo, ma ha anche potuto svilupparsi più delle
oggettive necessità abitative per l’urgenza che i Comuni avevano di far cassa
con gli oneri di urbanizzazione»
PISTOIA. Mi pare che i giudizi che sono stati espressi, durante la
conferenza stampa tenuta in Confindustria, sull’operato delle banche
nei riguardi del settore delle costruzioni, pecchino di superficialità e pressappochismo.
Gli stessi difetti che, secondo il mio parere, hanno caratterizzato l’attività
di una parte non indifferente degli imprenditori di questo sfortunato settore,
causandone il tracollo, appena questa grave crisi ci ha colpiti.
Sono state citate le percentuali di
diminuzione del credito, ma non si è fatto alcun cenno a quelle delle
sofferenze bancarie, per le quali Pistoia detiene il poco invidiabile primato
in Toscana, mentre la nostra regione è seconda per crediti deteriorati solo
alla Sicilia. Tutti sanno che la maggior parte di queste sofferenze provengono
dalle costruzioni.
In un contesto nel quale l’attività
edilizia era l’unico settore economico in Provincia con importanti tassi di sviluppo,
le banche hanno riservato ad esso nel recente passato una quota molto rilevante
dei loro finanziamenti. Commettendo un grave errore, col senno di poi. Perché questo
sviluppo ha dimostrato di non possedere solide... fondamenta, dato che i
capitali propri messi a disposizione dagli imprenditori erano insufficienti o
del tutto assenti. Nella maggior parte dei casi proprio perché i capitali non
li avevano e compravano terreno e costruivano a debito, confidando ciecamente
nel futuro. Questi sono stati i primi ad andare in rovina, quando purtroppo la
crisi è arrivata e le case sono rimaste invendute.
Nel frattempo le vituperate banche,
tirando le somme, avevano finanziato: la ditta di costruzioni, anche per l’acquisto
di una mestola, la ditta fornitrice dei materiali (spesso partecipata dalla stessa
ditta di costruzioni), gli acquirenti degli appartamenti fino oltre il 100% del
loro valore. Poteva durare?
I criteri restrittivi che ora le banche
adottano nella concessione del credito, non sono solo frutto dell’applicazione
delle norme relative agli accordi di Basilea ed alle “pressanti raccomandazioni”
della Banca d’Italia, ma sono ovviamente legate all’oggettiva situazione di rischiosità
molto accentuata in cui il settore delle costruzioni si trova. Tutti questi “Soloni”
che discettano sul credito, improvvisandosi dottori in economia, forse
dimenticano che le banche non stampano moneta, ma prestano ad altri i soldi dei
risparmiatori, ai quali devono essere pronte a restituirli con gli interessi
convenuti alla scadenza fissata.
Per poter adempiere a questo servizio i
loro bilanci dovrebbero poter mostrare degli utili e non le perdite consistenti
che proprio il settore immobiliare ha costretto ad imputare anno dopo anno.
Senza considerare le eventuali ulteriori perdite sui molti immobili presi in garanzia,
i quali, nella denegata ipotesi, come dicono gli avvocati, in cui questi
debbano essere messi all’asta, potrebbero faticare a raggiungere il 30% del
valore attualmente dichiarato.
Voglio aggiungere che il settore
edilizio ha goduto non solo di una quantità di credito abnorme a basso costo,
ma ha anche potuto svilupparsi in modo superiore alle oggettive necessità
abitative per l’urgenza che i Comuni avevano di far cassa con gli oneri di urbanizzazione.
Un caso di scuola di programmazione
alla rovescia.
[*]
– Bcc Masiano
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[Venerdì 1° novembre 2013 | 12:31 - © Quarrata/news]
Le banche applicano, in spregio al codice civile, l'anatocismo. Quindi prestano i soldi dei risparmiatori, se ci sono tante sofferenze evidentemente li hanno affidati male, ma nel frattempo hanno lucrato illegittimamente interessi sugli interessi passivi addebitati ai debitori...incapacità e illegittimità, sembrerebbe.
RispondiEliminaCondivido completamente quanto afferma Riccardo Andreini.
RispondiEliminaSeppur generalizzando non vi è dubbio dubbio che le banche hanno assecondato un certo sistema imprenditoriale basato sulla sponsorizzazione politica, avallato e organizzato dai noti professionisti di riferimento che percepivano corpose provvigioni se non addirittura ci partecipavano come soci occulti.
Ciò ha retto finché il mercato ha recepito nonostante i prezzi sempre più crescenti. Quando poi di fatto questi si sono rivelati esagerati, se non addirittura esosi, c'è stata una brusca frenata.
La ruota ha smesso di girare e il sistema ha mostrato tutta la sua vera faccia; privo di capitali e pieno di debiti.