di LUIGI SCARDIGLI
Parte la stagione teatrale a Lamporecchio con tre donne
speciali e un gigolò
LAMPORECCHIO. Scelta felice, quella di Chiara Noschese, di trasportare
sul palcoscenico il romanzo dello spagnolo Rubio. Scelta felicissima, poi,
affidare i ruoli delle tre protagoniste ad Anna Galiena, Marina Massironi e
Amanda Sandrelli e anche quella, probabilmente, di chiedere a Sergio Muniz (se
fosse muto sarebbe perfetto!) di vestire, da modello navigato, gli abiti dell’inseminatore spuntato, un gigolò che per
professione si è dovuto sottoporre a preventiva vasectomia onde evitare
inconvenienti.
La commedia inizia in modo soft: non si
vedono dagli anni del liceo, le tre amiche, ma con il trascorrere dei minuti il
ritmo si fa giustamente calzante, ironico; le vecchie ruggini vengono presto
rispolverate, così come i vecchi tarli. Insomma, sembra che il tempo, al di là
dell’invidiato dimagrimento di Carlotta (Marina Massironi), non abbia poi fatto
sfracelli. E quando prende il largo, la trama, la componente sarcastica della
nouvelle vague spagnola, senza infiltrazioni almodovariane (la sottile cattiveria verso gli omosessuali è troppo
manifesta) prende il sopravvento: un femminismo acuto, sprezzante, autoironico,
un linguaggio pacato, dove le poche scurrilità non fanno che accrescere il
senso della misura della rappresentazione. Cresce l’afflato tra le tre amiche,
che riproduce, venti anni dopo le schermaglie liceali, la stessa identica
adrenalina, con un doppio, triplo colpo di scena che non riveliamo nel rispetto
dei lettori fiorentini, quelli che riempiranno il teatro Verdi nel primo fine
settimana di dicembre, quando il cast di Tres,
dopo l’inaugurazione stagionale di Lamporecchio, andrà lì a far visita.
L’ingrediente più felice della commedia
è l’aver saputo avvicinare tre realtà femminili concedendo ad ognuna di loro un
megafono, dal quale, nel salotto della casa della presentatrice, hanno via via confessato le loro frustrazioni, le
loro rabbie, ma soprattutto il loro grande desiderio: diventare mamme, un
percorso quasi naturale, anche alla soglia della meno pausa, con un avvincente vendetta del piccolo anatroccolo, che però finisce per essere la panacea di
tutte e tre. Una maternità compromessa,
che si affida alla indiscutibile bellezza di Sergio Muniz, Adalberto, anzi Luis, che
paga gli spermatozoi di un amico, pur comunque restando il padre dei tre
marmocchi.
Tre marmocchi di cui è pieno il mondo e
che al termine, gli spettatori, possono in qualche modo aiutare, sottoscrivendo
una piccola ma significativa destinazione verso una delle tante Fondazioni che
si occupano di bambi soli.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 18 novembre 2013 | 09:40 - © Quarrata/news]
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