lunedì 18 novembre 2013

QUANDO LA SENSUALITÀ SI CHIAMA TANGO


di LUIGI SCARDIGLI

È iniziato al Funaro il corso di ballo argentino sotto la guida di Debora Giusti e Simone Mattioli

PISTOIA. Ballare è un’arte. Ballare il tango è un’arte pericolosa, ma raccomandabile. I rischi più evidenti sono quelli di contatti esagerati non arginabili, incontrollabili, però è bene tentare, il gioco vale la candela, perché se poi si riesce a capire cosa voglia dire il tango, una volta imparato, si sta meglio. Perché il corpo si solidifica e la mente si fa lieve: si irrobustiscono le cosce, gli addominali sono chiamati a rapporto quasi sempre, le gambe acquistano un’elasticità sconosciuta prima; la mente degli uomini si fa più maschile, quella delle donne si ingentilisce, parecchio.

Sembra un detestabile manifesto maschilista, ma è esattamente il contrario, anche alla luce del fatto, ad esempio, che recentemente, il tango, è stato aperto anche a coppie gay. Ma lo è soprattutto alla luce di quanto abbiamo potuto vedere ieri pomeriggio, nel salone principale del Funaro, dove Debora Giusti e Simone Mattioli hanno animato la prima lezione di tango argentino, anzi, i primi passi. Prima di offrire le prime nozioni tecniche e fisiche, i due istruttori hanno rubato qualche minuto alla musica e al movimento per spiegare ai discenti cosa sia, il tango e cosa possa essere, diventare, a cosa possa servire. La fisicità dei movimenti, l’assoluto rigore, la tassonomica corrispondenza tra le cosce e le caviglie, la pancia ed il collo, le mandibole e la direzione degli sguardi fa del tango, tanto per cominciare, una scienza esatta, dogmatica; e pensare che l’improvvisazione è una delle sue armi più affilate!
«Sono un’allieva di Antonella Tronci – racconta Debora Giusti prima di iniziare la lezione –.  Ho ballato per una vita sulle indicazioni offerte ed imposte da coreografie e scenografie; sentivo la necessità di dare alla mia danza e al mio corpo un nuovo impulso. Il tango, e le sue improvvisazioni, hanno rappresentato la risposta professionale alle mie esigenze».
C’è anche un cuore spezzato, dietro questo improvviso cambio di marcia, ma forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, o semplicemente un’altra pagina, una pagina nuova, nella vita di Debora.
«Il tango è una danza dove le parti sono sempre ben chiare – dice ancora Debora –. È l’uomo che guida i movimenti, la donna deve saperli capire, assecondare, rilanciare. C’è un equilibrio incredibile di coppia, nel tango, non si può sfuggire: il contatto è sistematico, ma non c’è mai sopraffazione. Anzi. E’ questa la cosa più bella di questa danza straordinaria: la reciprocità morale si trasforma e si traduce in una contrapposizione fisica che offre al tango il suo equilibrio».
Già, l’equilibrio. Il tango, dai primi passi visti ieri, è una tempesta ormonale e fisica che resta a contatto con il parquet solo perché gli artefici di questa danza primordiale devono per forza sfidare il tempo e sfatare i suoi tabù. Il tango è esercizio, volontà, fatica; il tango è rabbia, allegria, perfezione. Quando ci si ferma, con rabbiosa imprevedibilità, le gambe delle donne si intrecciano; è solo un modo ideale per come consentire alla locomotiva di questo viaggio, l’uomo, di scegliere la direzione dove decidere di dirigersi. Perché il tango viaggia sui binari: si va verso nord o sud, ovest o est. Perché il tango è una croce. Il tango è una delizia.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 18 novembre 2013 | 09:30 - © Quarrata/news]

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