di LUIGI SCARDIGLI
È iniziato al Funaro il corso di ballo argentino sotto la
guida di Debora Giusti e Simone Mattioli
PISTOIA. Ballare è un’arte. Ballare il tango è un’arte pericolosa,
ma raccomandabile. I rischi più evidenti sono quelli di contatti esagerati non
arginabili, incontrollabili, però è bene tentare, il gioco vale la candela,
perché se poi si riesce a capire cosa voglia dire il tango, una volta imparato,
si sta meglio. Perché il corpo si solidifica e la mente si fa lieve: si
irrobustiscono le cosce, gli addominali sono chiamati a rapporto quasi sempre,
le gambe acquistano un’elasticità sconosciuta prima; la mente degli uomini si
fa più maschile, quella delle donne si ingentilisce, parecchio.
Sembra un detestabile manifesto
maschilista, ma è esattamente il contrario, anche alla luce del fatto, ad
esempio, che recentemente, il tango, è stato aperto anche a coppie gay. Ma lo è
soprattutto alla luce di quanto abbiamo potuto vedere ieri pomeriggio, nel
salone principale del Funaro, dove
Debora Giusti e Simone Mattioli hanno animato la prima lezione di tango
argentino, anzi, i primi passi. Prima
di offrire le prime nozioni tecniche e fisiche, i due istruttori hanno rubato
qualche minuto alla musica e al movimento per spiegare ai discenti cosa sia, il
tango e cosa possa essere, diventare, a cosa possa servire. La fisicità dei
movimenti, l’assoluto rigore, la tassonomica corrispondenza tra le cosce e le
caviglie, la pancia ed il collo, le mandibole e la direzione degli sguardi fa
del tango, tanto per cominciare, una scienza esatta, dogmatica; e pensare che l’improvvisazione
è una delle sue armi più affilate!
«Sono un’allieva di Antonella Tronci – racconta Debora Giusti
prima di iniziare la lezione –. Ho
ballato per una vita sulle indicazioni offerte ed imposte da coreografie e
scenografie; sentivo la necessità di dare alla mia danza e al mio corpo un
nuovo impulso. Il tango, e le sue improvvisazioni, hanno rappresentato la
risposta professionale alle mie esigenze».
C’è anche un cuore spezzato, dietro
questo improvviso cambio di marcia, ma forse è stata la goccia che ha fatto
traboccare il vaso, o semplicemente un’altra pagina, una pagina nuova, nella
vita di Debora.
«Il tango è una danza dove le parti sono sempre ben chiare –
dice ancora Debora –. È l’uomo che guida i movimenti, la donna deve saperli
capire, assecondare, rilanciare. C’è un equilibrio incredibile di coppia, nel
tango, non si può sfuggire: il contatto è sistematico, ma non c’è mai
sopraffazione. Anzi. E’ questa la cosa più bella di questa danza straordinaria:
la reciprocità morale si trasforma e si traduce in una contrapposizione fisica
che offre al tango il suo equilibrio».
Già, l’equilibrio. Il tango, dai primi
passi visti ieri, è una tempesta ormonale e fisica che resta a contatto con il
parquet solo perché gli artefici di questa danza primordiale devono per forza
sfidare il tempo e sfatare i suoi tabù. Il tango è esercizio, volontà, fatica;
il tango è rabbia, allegria, perfezione. Quando ci si ferma, con rabbiosa
imprevedibilità, le gambe delle donne si intrecciano; è solo un modo ideale per
come consentire alla locomotiva di
questo viaggio, l’uomo, di scegliere la direzione dove decidere di dirigersi.
Perché il tango viaggia sui binari: si va verso nord o sud, ovest o est. Perché
il tango è una croce. Il tango è una delizia.
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Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 18 novembre 2013 | 09:30 - © Quarrata/news]
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