di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. Non è così facile come si potrebbe immaginare allargare la
visuale delle attività cardiache cittadine e provare a cercare i limiti, anzi,
i confini, della cultura che ne contraddistingue il tessuto. Però l’Atp ci
prova e anche oggi pomeriggio, nella sala delle conferenze della biblioteca San
Giorgio, Rodolfo Sacchettini, Saverio Barsanti, Presidente e Art Director dell’Associazione,
in compagnia della regista Renata Palminiello, Daniele Stortoni, della FTS e
Claudio Cirri, di Teatro Sotterraneo,
la rassegna – Teatri di confine – che prenderà il via con un capolavoro emotivo e fisico, La Commedia, di Emio Greco e Pieter
Scholten l’han voluta presentare, cercando di spiegare, ancora una volta – ma
non è abbastanza – l’idea di questa reciproca, vicendevole e caotica
contaminazione tra tutto quello che può appartenere alla comunicazione
artistica: teatro, linguaggio, didattica, vocabolario e soprattutto,
dizionario.
Sabato,
al Manzoni, il talento brindisino Emio Greco, trapiantatosi, da molti anni, in
Olanda, fonderà e confonderà i rigori assuefatti alla perfezione della danza
classica con le vertigini di una sua opinabile, ma sontuosa rilettura, dando
vita ad uno spettacolo semplicemente stratosferico, dove armonia e violenza, ordine
e anarchia, eleganza e dissintonia si fonderanno in un viaggio immaginario tra
i giorni della settimana, con sette ballerini sette di rara bellezza.
Venerdì
26 aprile, al Bolognini, invece, cambia nuovamente la prospettiva, ma non la
voglia e la capacità, per non parlar dell’offerta di comprensione, con Perdere la faccia, che Daniele Ciprì ha
affidato alle doti riproduttive dell’Associazione Menoventi, che proverà a trasformare in verità la menzogna
quotidiana.
Venerdì,
3 e 10 maggio, al Bolognini e a Villa Scornio, il teatro Sotterraneo, con Dies Irae,
residente a Pistoia e Armunia/Attodue,
con Maros-Gelo, chiuderanno il
cerchio di quattro lati con due rappresentazioni semplicemente antitetiche, per
traguardo, tra loro, ma che per giungere alla fine hanno in realtà fatto
parecchia strada insieme, passeggiando lungo i soliti sentieri. Un’attenzione
ossessiva dei gesti e delle parole, con una ricerca perfezionista della
sensazione i primi; spazio alla pura e nuda creatività, improvvisazione allo
stato cristallino, chances innovative per osservare e discutere attorno ad un
argomento scegliendo, puntualmente, un punto di vista altro.
Ballerini
di fama europea, registi con un back ground televisivo degno delle peggiori
occasioni, giovanissimi apocalittici che sono convinti che il futuro sia già
presente e che si stia vivendo solo e soltanto la memoria e il ricordo del
traghettabile e neo diplomati del Dams che proveranno a coniare il futuro
prendendo spunto da Cechov. Tra questi ultimi, per un campanilismo del quale
nessuno, nel Blog, soffre, mi pare doveroso segnalare la presenza di tre
piccoli, piccolissimi profeti in patria:
i pistoiesi Lorenzo De Laugier, Camilla Bonacchi e Sena Lippi, con le ragazze
presenti in sala e che, sotto invito-ordine della regista, hanno raccontato,
brevemente, speranze e aspirazioni, sogni e paure. Sena Lippi, in particolare,
ha detto, con un filo di voce in si bemolle dall’emozione, come il vecchio non sia morto fino a quando viene
interpretato. Giovane vero, la ragazza, ma saggia. Studiare, non c’è che
dire, allena la mente.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Mercoledì 17 aprile 2013 | 20:44 - © Quarrata/news]
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