venerdì 6 settembre 2013

L’ITALIA CHE NON SI SALVA. DALLA BANCA ROMANA AD OGGI COMPRESO


di EDOARDO BIANCHINI

Quant’è bella la città, quant’è grande la città (e la provincia)…

IERI SERA ho sinceramente tremato ripassandomi, pagina per pagina, seppur romanzata, la vicenda che timbrò l’Italia di allora come quella di oggi, di qui.
E mi hanno ferito e offeso le parole del direttore del giornale che legittimano l’opinione secondo cui “quando tutti sono colpevoli nessuno è colpevole”.

C’è solo un grosso equivoco in quel tutti: tutti sono solo tutti quelli che possono, che hanno il potere e si permettono di sberleffare gli altri tutti, quelli del popolo, che non hanno nessun diritto, perché quei primi tutti calpestano tutti i loro diritti.
È una delizia, perciò, morire: perché morendo non si va in Paradiso o all’Inferno, ma “in culo a tutti”; a quei tutti che sono diversi e differenti da tutti gli altri che non sono tutti, ma un tutti fatto di singoli individui che mangiano ogni giorno la cacca dei tutti che contano.
Permettetemi, signori: altro che credere in Dio! Altro che credere nella giustizia e nella legalità!
Mi vengono in mente – solo a titolo di esempio istantaneo – le ruberie in Comunità Montana, il processo degli Untouchables, la storia (assurda e indefinibile) di Aias/Apr, certe vicende di certi Comuni della Piana (Agliana, con il suo comandante dei Vigili; Quarrata, con la sua piscina di Vignole), lo stoccaggio delle ceneri sotto il piazzale dell’inceneritore di via Tobagi, con a fianco le lotte contro le mafie di Libera o Bertinelli il legalitario o anche Chiti il sensale della Breda e… giù giù.
Tenete d’occhio queste situazioni e rivedetevi la fiction televisiva. Può esservi scomodamente utile, alla Papa Francesco.
Alla fine dell’800 politica, affari, chiesa (quei cardinali dei palazzi romani pignorati dalle banche!), magistratura dipinsero un affresco indelebile.
Tanto indelebile che ancor oggi – mutatis mutandis – è qui, in mezzo a noi. E ci tocca ingoiarlo non solo dai Berlusconi, ma anche da una miriade di anti-Berlusconi fedeli della democrazia di provata fede.
Cosa ci può essere, dunque, di meglio del morire per liberarsi da tanti bravi difensori dell’umanità?
O siamo punibili per reato di pessimismo e quindi condannabili con le peggiori pene dai pensa-positivo di turno?

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[Venerdì 6 settembre 2013 | 18:21 - © Quarrata/news]

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