Caro Stefano,
sei stato sindaco di Quarrata per vari anni e anche tu, per parte tua, hai diverse responsabilità circa i risultati che questa sciagurata città del mobile si trova a vivere oggi.
Hai fatto le tue scelte – alcune delle quali assolutamente sbagliate, come l’acquisto della Màgia o il progetto della Querciola, per dare retta alla tua spalla Meoni –, ma hai fatto anche qualcosa di buono: eri capace, con la tua chiassosa confusione, di ascoltare la gente; di stare a sentire i loro bisogni; di dare delle risposte. Se moriva un cittadino, tu c’eri. Se succedeva qualcosa, tu eri presente. Se qualcuno ti fermava per strada, sapevi rispondere – senza tante bischerate per la testa e senza puzza sotto il naso.
Una colpa però ce l’hai. E forse è la più grave che ti si possa addossare. E di essa dovresti, giustamente, pagare il fio e chiedere pubblica ammenda ai quarratini: alle ultime amministrative, al momento del ballottaggio Sergio-Gori/Niccolai, hai fatto votare la tua candidata (perché lei, nonostante la tessera del Pd, è più bianca, nei difetti, che rossa) e hai condannato Quarrata allo ‘sterminio del silenzio’.
La Màgia si può sempre rivendere. La Querciola si può sempre dirottare verso altri lidi e altre funzioni: alla fin fine sono stati investimenti che potrebbero essere riciclati, pur con qualche guadagno, se se ne sapesse cogliere l’opportunità.
Ma i danni di cui è stata capace la tua emanazione, la tua longa manus che ti è scappata di mano, chi li potrà mai sanare? E soprattutto: quanti decenni pensi che potranno volerci per far dimenticare a Quarrata i silenzi di questo tuo peggio sindaco con la sua giunta di nanetti e con i suoi attachés di partito, tutti chiusi nelle stanze da cui per anni non sono mai usciti, e dalle quali hanno ignorato tutti i mali che hanno afflitto la nostra comunità, dall’acqua alla neve al resto tutto in fila?
Quanti guai sono stati disseminati nel famoso ‘chilometro quadrato del centro’ a danno e scàpito di tutte le necessità delle frazioni, con la complicità degli alzamano del consiglio comunale a partire dal titubante e insicuro Romitino?
Questo, caro Stefano, è tutto dipeso da te. Perché se per quel ballottaggio, disposto a voler più bene a Quarrata e ai quarratini che non al tuo partito e al potere, tu avessi mantenuto un atteggiamento morale e non di potere, te ne saresti guardato bene dall’andare in giro con tanto di lingua fuori della bocca per raccattare, per eccesso di zelo, quella manciata di voti che poi ha fatto non la differenza, ma l’indifferenza dalla Sabrina e dei suoi armigeri: la distaccata superba superiorità di uno pseudosindaco che, lo sappiamo tutti, non preoccupa solo il Pd, ma ti tormenta in prima persona e – al momento – fa mordere, anche a te, il freno del silenzio che, obiettivamente, per come ti conosco da sempre, è la cosa più lontana di tutte le altre dal tuo carattere chiassoso e, a volte, incauto – per non dire, in alcuni casi, fuori delle righe.
Riesci a stare ancora zitto, nonostante quest’ultimo anno di continui errori e incoerenze della tua protetta? Nonostante i pasticci a raffica della badessa del tuo comune? Riesci a mandare giù il disgusto senza fiatare? E che senso ha non prendere l’iniziativa e dirle chiaro chiaro e tondo tondo che, con i suoi assurdi da teatrino delle marionette, ha sciupato lo sciupabile, ha infranto l’infrangibile, ha compromesso tutto e ci ha regalato una città fatta solo di piste ciclabili, insensatezze architettoniche o piscine regalate ai privati, e strade, piazze, ponti, porte, vie, stadi e quant’altro che sono un’enciclopedia della morte, una galleria delle vittime della mafia, un lungometraggio della tristezza e dello squallore scontato e banale, dato che tutto, quand’è all’eccesso, finisce per diventare un bel niente?
Non senti il bisogno, Stefano, di venir fuori, allo coperto, e di dire con chiarezza, con spirito di umiltà e sete di perdono, ciò che ti passa davvero per la testa? O pensi di salvare il salvabile in attesa di un tuo eventuale ritorno nel post-Sabrina quando – magari – sarai costretto a raddrizzare le gambe ai cani dopo il tuo peggio sindaco di Quarrata?
Sappi che stavolta non potrai partire da capo, facendoci vedere i tuoi colpi di reni col volare in Palestina o a Vaslui, ben gemellata a Quarrata anche sotto molti aspetti.
È finita, Stefano, la commedia: la ricostruzione sarà dura perché dovrà cominciare dalle macerie del the day after.
Dura per tutti. A maggior ragione per chi, come te, ha messo molto del suo in questa imperdonabile apocalittica parentesi sabriniana e non ha nemmeno aperto bocca una volta per dire, per amor dei quarratini: «Sindaco, falla finita!».
Cari saluti.
Edoardo Bianchini
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