domenica 16 gennaio 2011

UN «FARE SISTEMA» CHE NON DÀ FRUTTI


Occupandosi del settore del mobile, Marta Quilici, sul Tirreno di oggi 16 gennaio 2011, ci presenta le posizioni e il pensiero di Paolo Spadoni, responsabile del settore arredamento della Cna.

Scrive la Quilici:

QUARRATA. Export in leggero aumento per il settore del mobile. Ma la Cna sprona le istituzioni: «Bisogna puntare sulle imprese più dinamiche del Made in Italy anche per ricostruire la filiera locale».
Minor fiducia ripone invece il responsabile del settore arredamento Paolo Spadoni nei finanziamenti a progetti e consorzi di imprese, compreso il Progetto per Quarrata, da poco approdato in Regione. «Meglio finanziare le singole aziende – sostiene Spadoni – quelle che ancora resistono sono solide e già investono, piuttosto che progetti, spesso poco concreti, di rilancio di reti e consorzietti che rischiano di far sperperare soldi e non produrre benefici a lungo termine». Tra le finanziabili, per Spadoni, ci sono ad esempio le aziende che anche quest’anno parteciperanno al Salone del Mobile.
«[…] Al Salone del Mobile 2010 di Milano erano circa 35 gli espositori del distretto: è proprio su di loro che dovrebbero investire le istituzioni locali e regionali per rilanciare il “distretto dell’imbottito e del mobile pistoiese”, per favorirne la competitività e per riportare le lavorazioni Made in Italy alle imprese artigiane della filiera locale».

Bene. Si guardi attentamente – e lo guardino anche il sindaco Sergio Gori e l’assessore Dalì – cosa dice Spadoni.
Dopodiché cerchino, ammesso che abbiano un grano di sale in zucca, di confrontarlo con quanto noi stiamo dicendo da molto tempo: certamente dalla notizia della creazione del famoso tavolo di lavoro che seguì al volantinaggio dei mobilieri in centro a Quarrata.
Tavoli tecnici e Progetto Quarrata non hanno, in buona sostanza, gran senso e si consumano – entro gli orizzonti piuttosto limitati di certe ideologie politiche – nello spendere risorse a favore di aziende del terziario avanzato che si propongono come suggeritori e promotori delle vie della ripresa, ma che, in generale, niente portano di particolarmente concreto alla ripresa in sé e per sé.
Il più delle volte – ne siamo convinti e non solo noi – queste realtà sono elementi parassiti che si inseriscono sul mercato nei momenti più acuti delle crisi economiche e produttive, ma non possiedono reali potenzialità e mezzi efficaci per reindirizzare o redirigere nessuna ripresa: che, come dovremmo sapere, riprende il volo – quando e come crede – seguendo bizzosi percorsi di politica e di finanza sui cui svolgimenti nessun politologo, neppure il più agguerrito, è in grado di dare coordinate precise e certe.
Perciò è un dramma quando un sindaco e la sua giunta credono di divinare il futuro sostituendo, all’oracolo di Delfi, un tavolo di lavoro che finisce per disperdere anche quei pochi soldi che ci sono.

E se il sindaco Sergio Gori non crede a noi perché ci considera irriducibili oppositori, creda almeno a una voce come quella di Spadoni, un uomo che parla la sua stessa lingua politico-ideologica.

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