venerdì 7 gennaio 2011

INDIGNATI E IGNAVI


L’indignazione fa parte della nostra vita.
Ci alziamo ogni giorno con l’indignazione in gola: un’indignazione che sale sempre più verso la bocca e che ci dà il senso della nausea e, a volte, del vomito diretto, improvviso.
Se ricordi bene, caro Mauro, noi siamo nati con l’indignazione fra i nostri cibi quotidiani. Ne abbiamo viste di tutti i colori, quando tu eri corrispondente della Nazione da San Marcello e io, da molto prima, lo ero da Quarrata.
Ci hanno fatto indignare perfino i contratti miliardari della Rai per giornalisti e gente dello spettacolo. Ci siamo indignati della corruzione dei politici e abbiamo assistito, indignatissimi, a tutta la Di Pietro-fiction degli anni di tangentopoli.
Prima ci eravamo indignati, ancor più, di una e per una educazione trentennale antifascista, liberazionista, progressista. Insomma, Mauro, siamo cresciuti… a pane e indignazione.
E oggi siamo ancora qui a indignarci – ce lo stai facendo vedere – con i solitissimi problemi di sempre. Oggi che la Cina è molto più vicina che negli anni della nostra giovinezza e che, anzi, garantisce la stabilità economica e monetaria della vecchia Europa, che alla Cina ha tolto fiato come oggi la Cina, il fiato, lo toglie alla vecchia Europa, sparando in aria miliardi di tonnellate di anidride carbonica a spregio di tutti. E senza chiedere permessi.
I Salmi sono sì una fonte di saggezza su cui riflettere. Ma sono convinto che dovremmo riflettere anche su queste altre domande:
  • Cosa è successo dell’ammaestramento della storia, con la shoa che continua a ripetersi, in forma diretta o emulata, contro gli ebrei come contro altri, non ultimi i cristiani neo-màrtiri?
  • Cosa hanno fatto i partiti della Prima Repubblica e quelle “cose non meglio identificate” della Seconda Repubblica per riportare la giustizia sociale e l’equità? Ma, soprattutto, cosa stanno facendo oggi, tempo in cui le disuguaglianze sono ancor più marcate e le diversità ancor più divaricate?
  • Cosa fanno le istituzioni per arginare il malcostume e dare almeno uno spiraglio di luce di buon esempio e di rimoralizzazione?
  • È giusto parlare solo di stipendi di Marchionne o dovremmo parlare anche di in-Giustizia, di in-Sanità, di in-Istruzione, di in-Servizi, di in-Previdenza, di in-  e tutto il resto che non va in fila?
  • E in questa piramide dell’in-sostenibile, dell’in-accettabile, dell’im-proponibile, dello scandalo, che posto dobbiamo riservare alla Chiesa disorientata e persa, anch’essa, fra interventi come i tuoi e sostanziale incapacità di dare vere e convincenti risposte ai bisogni non dei fedeli – che comunque le trovano da sé –, ma della gente comune e soprattutto di quella che non può essere attratta da chi, predicando una dottrina rigorosa, non riesce poi a far vedere che vive, in prima persona, la semplicità e la povertà evangelica?
L’indignazione non basta. Non sarà sufficiente a salvarci. Non basterà un Salmo.
Mi viene, invece, da riflettere su queste parole di Luca , 41: verumtamen quod superest date elemosynam et ecce omnia munda sunt vobis
Non sei d’accordo?


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