PISTOIA. Leggiamo sul Tirreno, pagina delle lettere, stamattina:
Padre di un bambino gravemente disabile ed ex consigliere Aias causa la recente espulsione, dopo le ultime notizie rimango estremamente perplesso, tanto da sentire il dovere di sottolineare quello che il giudice ha sentenziato:
La lettera di Stefano Bini |
1 - L’annullamento della compagine sociale effettuato dal commissario è illegittimo;
2 - La morosità dei soci non è stata né provata né contestata dall’Aias nazionale;
3 - Nessuna inadempienza è avvenuta nel pagamento delle quote associative.
Mi chiedo allora: ma perché mi hanno espulso? Leggo una lettera del signor Biagini in cui contesta fatti avvenuti dal 1991 al 1995. Mi avranno espulso per quelli? E che c’azzecca, direbbe Totò o in tempi più recenti Di Pietro. A parte il fatto che se il signor Biagini considerava fossero avvenuti fatti illeciti aveva il dovere di presentare le dovute denunce presso gli enti competenti, io sono socio da pochissimi anni e consigliere solo dal 2009.
Di nuovo allora, perché mi hanno espulso?
Riprendo l’espulsione notificatami e leggo: “... dando dell’Aias una immagine distorta e denigratoria, anche a mezzo stampa, non può esimere il consiglio nazionale dalla espulsione...”.
Ripenso alle noiose lezioni di educazione civica alle superiori: mi sembra di ricordare vagamente che esista una cosa chiamata “Costituzione” dove si parla della libertà di espressione, ma d’altronde è passato tanto tempo, non mi ricordo bene, e poi il mondo è così cambiato, forse hanno cambiato le regole.
Stefano Bini
Bini, padre di un assistito dell’Aias e coinvolto in prima persona come azzerato da Bagnale, è comprensibile in questo suo accorato ripensare agli eventi.
Ma alle sue obiezioni – e qui vogliamo fare gli avvocati del diavolo – si può rispondere con altrettante domande:
1 – Perché Bardelli non ha mai risposto alle osservazioni dell’avvocato Biagini?
2 – Perché non ha mai gettato sul tavolo documenti e pezze d’appoggio tali da chiudere definitivamente ogni dubbio?
3 – Perché e come Bardelli ha fatto transitare – a quanto sembra – fiumi di soldi dall’Aias a TVL e ogni volta che qualcuno l0 ha interpellato ha svicolato con ironica, se non sarcastica dialettica, nella quale, per altro, è sempre stato eccellente sin dai tempi dei cineforum?
Ecco. Forse occorrerebbe riflettere bene anche su questo. E pure su un altro elemento: il fatto che nessuno – tranne Stefano Bini – veda i fatti avvenuti dal 1991 al 1995, perché sembra che a Pistoia anche i giudici siano analfabeti e non sappiano leggere.
Oppure non resta che pensare una cosa: che non tutti i pistoiesi siano uguali dinanzi alla legge.
Forse, alla luce dei fatti, Stefano Bini dovrebbe riflettere anche su questa non secondaria ipotesi.
E infine – come consigliere espulso, ma in carica fino a poco tempo fa – Stefano Biagini potrebbe dire, alla gente e ai lettori della strada, se davvero Bardelli aveva già realizzato la migrazione dell’Aias pistoiese in un’altra entità di pari livello e funzione: quella che – si ripete ogni giorno di più, anche se i mezzi di informazione sembrano non accorgersene – Bardelli avrebbe cercato e cercherebbe di accreditare in Regione fino dal novembre dello scorso anno; una erede, epigona e diàdoca dell’ Aias, che sarebbe nata, come una mitica fenice, dalle ceneri del cadavere oggi in mano a Bagnale.
Gli umili vorrebbero saperlo. Altrimenti non si smette più di coprire/scoprire mezze-bugie/non-menzogne.
E questo non è affatto bello.
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[Lunedì 31 gennaio 2011]
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