giovedì 7 novembre 2013

INFORMAZIONE E CONFORMISMO: STESSA RADICE SEMANTICA, MA RISULTATI ALL’ANTIPODO


di FELICE DE MATTEIS

L’emblematico trattamento di certi dati che riguardano l’Asl 3 dal medico ‘sospeso’ alla pubblicazione degli stipendi dei dirigenti «L’opportunità di scrivere ciò che alcuni o tanti (non saprei) cittadini pensano»

PISTOIA. Informazione o servile e pronuba acquiescenza al principio di doverosa e corretta informazione?
È una domanda che chi scrive, non facendo parte della categoria dei giornalisti, si pone leggendo i quotidiani cartacei, e la cronaca locale e lo spazio dedicato a certe notizie con il silenzio assordante dedicato ad altre.

GRAMMATICA
DELL’INDIGNAZIONE


STASERA, giovedì 7 novembre 2013, ore 21:15, presso la libreria Lo Spazio, in via dell’Ospizio, Livio Pepino, giurista ed ex magistrato, presenta Grammatica dell’indignazione, un confronto a partire da un libro, per costruire nuova politica.
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L’indignazione è maggioranza nel Paese ma rischia di non contare nulla a livello istituzionale o di veicolare risposte populiste e demagogiche di corto respiro.
Per questo è utile provare a mettere ordine, a trasformare un sentimento diffuso in proposta di cambiamento e allo stesso tempo di conservazione di ciò che, invece, va mantenuto e di cui troppi vorrebbero liberarsi, dalla Costituzione al welfare.
Per costruire la bozza di una grammatica dell’indignazione Livio Pepino e Marco Revelli hanno scelto di partire da alcune parole chiave. Non tutte quelle possibili, ovviamente. E non tutte omogenee, come eterogenei sono i 24 autori del libro Grammatica dell’indignazione. Per la ragione decisiva che l’indignazione è trasversale e che a questa trasversalità occorre dar voce da subito.
[dal volantino del libro]
Edoardo Bianchini mi vorrà scusare se, leggendo Il Tirreno in cronaca locale del 5 novembre, osservo – quasi a tutta pagina – un articolo relativo ad un professionista medico, sospeso dall’Asl 3 di Scarafuggi/Abati per presunti comportamenti non professionalmente idonei.
Insomma, giudizio già emesso a prescindere. Un giudizio, però, in itinere ed una sospensione cautelare che rientra nelle norme che dovrebbero valere per tutti. Non per Scarafuggi che finisce in carcere, è accusato amministrativamente di un deficit di 420 milioni di euro nell’Asl di Massa, che viene a Pistoia, prende il premio di produzione e – se non andiamo errati – sta ancora “operando” nel territorio empolese.
Neppure vale, questo corretto principio della notizia “fondatamente” certa, per certi ladruncoli sorpresi in un supermercato pistoiese a rubare macchinine che “se la cavano” – si sente ripetere – con un patteggiamento (ope legis et ope iudicis) nonostante la carica pubblica ricoperta negli anni e, quindi, doverosamente soggetta alla pubblica conoscenza: non fosse altro se non per fare conoscere ai cittadini che razza di gente ha preteso di assumere la gestione della cosa pubblica negli anni.
Di questi fatti non si è parlato, se non in maniera criptica, sui due quotidiani locali: potenza dei forti poteri e della forte incapacità di indagine che un professionista della notizia dovrebbe possedere e che dimostra di possedere solo se e quando forzato dalla ineludibile necessità di, quanto meno, accennare all’evento.
Possibile che certi comportamenti, che hanno risvolti di pubblica e necessaria conoscenza, non debbano essere portati all’attenzione del lettore? Possibile questa ipocrita forma mentale che inizia da chi dovrebbe informare e si propaga fra i fruitori di una cronaca pilotata e deviata?
Espressioni forti, queste? Allora qualche buon giornalista vada a chiedere in Tribunale se certi Signori, roba da più di centomila euro l’anno di pubblico denaro, sono sempre al loro posto, ben riveriti ed ossequiati, “patteggiati” ed intonsi dinnanzi alla pubblica opinione.
Questo diritto vale il costo di un quotidiano e la sua cronaca locale?
Gli stipendi dei seicento dirigenti Asl pubblicati dal Tirreno il 6 e 7 novembre sono un altro esempio di come la carta stampata sia “alla frutta”. Si danno in pasto al popolo e alle sue ghigliottine mediatiche e umorali, cifre e nomi di professionisti dei quali – i più – percepiscono la giusta mercede che la legge loro riconosce; non al pari della capo-staff Sig.ra Gherardeschi, sicuramente una compagna indispensabile per il nostro futuro sanitario, che sovraintende la triade Abati/Turco/Cei e “si becca” più di 138.139 euro annui.
Ma chi è il Prof. Rubbia? L’estrema sintesi apicale dei dirigenti Asl 3 Pistoia?
È, ve lo dico io, solamente una compagna che ha compreso che oggi, in Italia, tutto è permesso: basta essere empaticamente in sintonia con il compagno/governatore Rossi. D’altronde Cancellieri e Berlusconi insegnano.
Noi, però, abbiamo anche compreso che il suo nominativo, buttato lì, nella massa dei dirigenti Asl Pistoia, passerà inosservato secondo il principio che “nel più ci sta il meno”. Il tutto alla faccia dei dirigenti del comparto pubblico che prendono retribuzioni da miseria, a partire dagli insegnanti i quali, forse, prendono la miseria che lo Stato gli dà perché, in fondo, proprio loro, non avendo fatto preventiva selezione scolastica, hanno creato questi furbi e una serie inenumerabile di somari!
Basta così. Le notizie e la cronaca seria, vogliamo cominciare a farle veramente?
Questo blog mi offre l’opportunità di scrivere ciò che alcuni o tanti (non saprei) cittadini pensano.
Se ho passato il limite mi scuso, ma non con me stesso: solamente e cristianamente verso certi ruffiani che “tengono famiglia” ma che, a mio parere, dovrebbero cambiare mestiere.
Ovviamente dopo avere restituito almeno due terzi di quello che hanno fagocitato.

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

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[Giovedì 7 novembre 2013 | 08:26 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Ho letto la stessa notizia su La Nazione di Martedì u.s. e concordo pienamente con Lei: giudizio già emesso a prescindere.
    Leggendo l'articolo mi erano anche sorte spontanee alcune domande. Come mai l'ASL 3 così solerte in questo caso, ad avviare un’indagine interna e a comunicare il fatto alla procura, non è stata altrettanto tempestiva nell'accertare i motivi che determinano tempi di attesa (5 anni!) che definire biblici è a dir poco un eufemismo anche per interventi non urgenti? E la Procura, che ha aperto un fascicolo per il reato di tentata concussione e avviato subito le indagini, non potrebbe contestualmente investigare anche su questo lato della vicenda?
    Leggo ora nell'articolo sul Tirreno che la paziente era andata a lamentarsi con i responsabili dell’azienda sanitaria della sua lunga attesa e degli errori che secondo lei sarebbero stati compiuti nei suoi confronti da parte dell’ospedale. L'ASL 3 e la Procura hanno aperto un fascicolo anche su quest'altro lato della stessa vicenda?
    Pertanto riflettendo anche sui casi che riporta nel post mi ritorna, anzi mi 'perseguita', il solito dubbio: forse la legge è uguale per tutti, ma (non) tutti sono uguali davanti alla legge?

    Sandro

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