di FELICE DE MATTEIS
L’emblematico trattamento di certi dati
che riguardano l’Asl 3 dal medico ‘sospeso’ alla pubblicazione degli stipendi
dei dirigenti – «L’opportunità di scrivere ciò che alcuni o tanti (non
saprei) cittadini pensano»
PISTOIA. Informazione o servile e pronuba acquiescenza al principio
di doverosa e corretta informazione?
È una domanda che chi scrive, non
facendo parte della categoria dei giornalisti, si pone leggendo i quotidiani
cartacei, e la cronaca locale e lo spazio dedicato a certe notizie con il
silenzio assordante dedicato ad altre.
GRAMMATICA
DELL’INDIGNAZIONE
STASERA, giovedì
7 novembre 2013, ore 21:15, presso la libreria Lo Spazio, in via
dell’Ospizio, Livio Pepino, giurista ed ex magistrato, presenta Grammatica
dell’indignazione, un confronto a partire da un libro, per costruire nuova
politica.
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L’indignazione
è maggioranza nel Paese ma rischia di non contare nulla a livello
istituzionale o di veicolare risposte populiste e demagogiche di corto
respiro.
Per
questo è utile provare a mettere ordine, a trasformare un sentimento diffuso
in proposta di cambiamento e allo stesso tempo di conservazione di ciò che,
invece, va mantenuto e di cui troppi vorrebbero liberarsi, dalla Costituzione
al welfare.
Per
costruire la bozza di una grammatica dell’indignazione Livio Pepino e Marco
Revelli hanno scelto di partire da alcune parole chiave. Non tutte quelle
possibili, ovviamente. E non tutte omogenee, come eterogenei sono i 24 autori
del libro Grammatica dell’indignazione. Per la ragione decisiva che
l’indignazione è trasversale e che a questa trasversalità occorre dar voce da
subito.
[dal volantino del libro]
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Edoardo Bianchini mi vorrà scusare se,
leggendo Il Tirreno in cronaca locale del 5 novembre, osservo – quasi a
tutta pagina – un articolo relativo ad un professionista medico, sospeso dall’Asl
3 di Scarafuggi/Abati per presunti comportamenti non professionalmente idonei.
Insomma, giudizio già emesso a
prescindere. Un giudizio, però, in itinere ed una sospensione cautelare
che rientra nelle norme che dovrebbero valere per tutti. Non per Scarafuggi che
finisce in carcere, è accusato amministrativamente di un deficit di 420 milioni
di euro nell’Asl di Massa, che viene a Pistoia, prende il premio di produzione
e – se non andiamo errati – sta ancora “operando” nel territorio empolese.
Neppure vale, questo corretto principio
della notizia “fondatamente” certa, per certi ladruncoli sorpresi in un
supermercato pistoiese a rubare macchinine che “se la cavano” – si sente
ripetere – con un patteggiamento (ope legis et ope iudicis)
nonostante la carica pubblica ricoperta negli anni e, quindi, doverosamente soggetta
alla pubblica conoscenza: non fosse altro se non per fare conoscere ai
cittadini che razza di gente ha preteso di assumere la gestione della cosa
pubblica negli anni.
Di questi fatti non si è parlato, se
non in maniera criptica, sui due quotidiani locali: potenza dei forti poteri e
della forte incapacità di indagine che un professionista della notizia dovrebbe
possedere e che dimostra di possedere solo se e quando forzato
dalla ineludibile necessità di, quanto meno, accennare all’evento.
Possibile che certi comportamenti, che
hanno risvolti di pubblica e necessaria conoscenza, non debbano essere portati
all’attenzione del lettore? Possibile questa ipocrita forma mentale che inizia
da chi dovrebbe informare e si propaga fra i fruitori di una cronaca pilotata e
deviata?
Espressioni forti, queste? Allora
qualche buon giornalista vada a chiedere in Tribunale se certi Signori, roba da
più di centomila euro l’anno di pubblico denaro, sono sempre al loro posto, ben
riveriti ed ossequiati, “patteggiati” ed intonsi dinnanzi alla pubblica
opinione.
Questo diritto vale il costo di un
quotidiano e la sua cronaca locale?
Gli stipendi dei seicento dirigenti Asl
pubblicati dal Tirreno il 6 e 7 novembre sono un altro esempio di come
la carta stampata sia “alla frutta”. Si danno in pasto al popolo e alle sue
ghigliottine mediatiche e umorali, cifre e nomi di professionisti dei quali – i
più – percepiscono la giusta mercede che la legge loro riconosce; non al pari
della capo-staff Sig.ra Gherardeschi, sicuramente una compagna indispensabile
per il nostro futuro sanitario, che sovraintende la triade Abati/Turco/Cei e “si
becca” più di 138.139 euro annui.
Ma chi è il Prof. Rubbia? L’estrema
sintesi apicale dei dirigenti Asl 3 Pistoia?
È, ve lo dico io, solamente una
compagna che ha compreso che oggi, in Italia, tutto è permesso: basta essere
empaticamente in sintonia con il compagno/governatore Rossi. D’altronde
Cancellieri e Berlusconi insegnano.
Noi, però, abbiamo anche compreso che
il suo nominativo, buttato lì, nella massa dei dirigenti Asl Pistoia, passerà
inosservato secondo il principio che “nel più ci sta il meno”. Il tutto alla
faccia dei dirigenti del comparto pubblico che prendono retribuzioni da
miseria, a partire dagli insegnanti i quali, forse, prendono la miseria che lo
Stato gli dà perché, in fondo, proprio loro, non avendo fatto preventiva
selezione scolastica, hanno creato questi furbi e una serie inenumerabile di
somari!
Basta così. Le notizie e la cronaca
seria, vogliamo cominciare a farle veramente?
Questo blog mi offre l’opportunità di
scrivere ciò che alcuni o tanti (non saprei) cittadini pensano.
Se ho passato il limite mi scuso, ma
non con me stesso: solamente e cristianamente verso certi ruffiani che “tengono
famiglia” ma che, a mio parere, dovrebbero cambiare mestiere.
Ovviamente dopo avere restituito almeno
due terzi di quello che hanno fagocitato.
[Questo intervento è pubblicato come
espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 7 novembre 2013 | 08:26 - © Quarrata/news]
Ho letto la stessa notizia su La Nazione di Martedì u.s. e concordo pienamente con Lei: giudizio già emesso a prescindere.
RispondiEliminaLeggendo l'articolo mi erano anche sorte spontanee alcune domande. Come mai l'ASL 3 così solerte in questo caso, ad avviare un’indagine interna e a comunicare il fatto alla procura, non è stata altrettanto tempestiva nell'accertare i motivi che determinano tempi di attesa (5 anni!) che definire biblici è a dir poco un eufemismo anche per interventi non urgenti? E la Procura, che ha aperto un fascicolo per il reato di tentata concussione e avviato subito le indagini, non potrebbe contestualmente investigare anche su questo lato della vicenda?
Leggo ora nell'articolo sul Tirreno che la paziente era andata a lamentarsi con i responsabili dell’azienda sanitaria della sua lunga attesa e degli errori che secondo lei sarebbero stati compiuti nei suoi confronti da parte dell’ospedale. L'ASL 3 e la Procura hanno aperto un fascicolo anche su quest'altro lato della stessa vicenda?
Pertanto riflettendo anche sui casi che riporta nel post mi ritorna, anzi mi 'perseguita', il solito dubbio: forse la legge è uguale per tutti, ma (non) tutti sono uguali davanti alla legge?
Sandro