di LUIGI SCARDIGLI
Prossimo appuntamento al Manzoni con un’impertinente
rilettura affidata a Filippo Timi
PISTOIA. Non è da escludere che il popolo degli abbonati del
Manzoni, stavolta, non si uniformi nel calore degli applausi finali. Filippo
Timi, che ha deciso, a modo suo, di rileggere e interpretare Il Don Giovanni è un personaggio
eccentrico, ma decisamente irriverente e da venerdì a domenica prossimi, il
popolo pistoiese, con molta probabilità, non farà che ingrossare le fazioni che
precedono e seguono i suoi spettacoli: adulatori e crocifissori.
Perché per
qualcuno, Timi, il suo teatro, il suo cinema, i suoi libri, le sue
interpretazioni, lo studio spasmodico e folle di disequilibrio tra corpo, mente
e voce, rappresentano davvero la nuova pagina di intrattenimento culturale
degna d’esser definita tale e dunque di essere seguita; per altri invece,
soprattutto appartenenti al vecchio e inossidabile zoccolo duro, Timi incarna
la dissacrazione più totale, un’irriverenza che sposta troppo fuori dal
percettibile l’ago della bravura dalla bilancia dei pesi, fino ad entrare nel
magma dell’incomprensibile, dunque non giudicabile.
Insieme a lui, sul palcoscenico, per
questa nuova tre giorni che rappresenta, senza ombra di dubbio, uno degli
appuntamenti dell’intera e gradevole stagione teatrale, ci saranno Umberto
Petranca, Alexandre Styker, Marina Rocco, Elena Lietti, Lucia Mascino, Roberto
Laurieri, Matteo De Blasio e Fulvio Accogli, vestiti dai costumi di Fabio
Zambernardi e Lawrence Steele e illuminati dalle luci di Gigi Saccomandi.
Anche per la controversa notorietà di
Filippo Timi, l’Atp ha dovuto anche stavolta spostare il classico incontro del the dal Saloncino del teatro al salone
della Biblioteca San Giorgio; a differenza di Luca Zingaretti però, il cast del
Don Giovanni si intratterrà con il pubblico sabato pomeriggio, nell’augurio che
il primo round di applausi non si materializzi immediatamente, quando Filippo
Timi, forse affaticato dalla prima della sera precedente, non confonda un buon pomeriggio, con un buon giorno: son cose che succedono
anche agli esattori autostradali, queste!
La rappresentazione, una prima
regionale che farà sicuramente invidia ad altre realtà teatrali della Toscana,
è una coproduzione Franco Parenti/Teatro
Stabile dell’Umbria, dove Filippo Timi è nato 39 anni fa, immergendosi,
giovanissimo, nel mondo della recitazione, che non segue un percorso classico,
ma che si affida e si affina attorno a numerose sperimentazioni artistiche,
soprattutto quelle legate alla voce (Demetrio Stratos, degli Area, resta uno dei suoi punti
inamovibili di riferimento).
Non abbiamo ancora parlato dell’opera
in sé perché del Don Giovanni e dei dongiovanni in assoluto, figura attorno
alla quale ruota l’intera opera, si è già scritto tutto e da tempo memore.
Interessante e molto è l’audace traduzione che Timi fa del molosso lirico,
(pre)destinato inesorabile all’incontro riparatore con la morte, pace
finalmente reale alle passioni e ai piaceri, accendendolo di luci psichedeliche
e trasformandolo, soprattutto, in un esemplare dannato, tanto che il
sottotitolo dell’opera dice Vivere è un
abuso, mai un diritto.
E su questo si potrebbe aprire una
nuova finestra, più reale e sociale, che scenica e teatrale, un paradosso che
ha finito per essere tale in virtù di una precarietà che sta trasformando il
genere umano in belve fameliche.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 19 novembre 2013 | 15:55 - © Quarrata/news]
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