di Edoardo Bianchini
Il crozziano Prof. robotico non solo
non ha risolto alcun problema, ma ha generato una tensione sociale che è il
miglior terreno per il peggio
Se i Prof. sapessero risolvere i
problemi, in primo luogo non avremmo una popolazione di semianalfabeti, in
secondo – ma ancor meglio – l’Italia non sarebbe ridotta con le toppe al culo
come lo è.
È chiaro che questo è un attacco della
massima vis polemica per ricordare che questo grand’uomo di Monti, che tutti
hanno voluto – dalle Alpi alle Piramidi, dal Colle alla ‘casa madre’ del Pd – è
un Professore Cattedratico facente parte di quella ‘casta’ intoccabile che, per
usare una metafora adatta a questi giorni di Pistoia, ha fatto più male all’Italia
degli stessi Untouchables che, tra qualche giorno, dovranno sedersi al
banco.
Troppo bravo (è pieno di
patacche e benemerenze), troppo buono (si è riempito la bocca della
parola equità), troppo cattolico (va a messa tutte le domeniche e
le feste comandate, ma sega le gambe e/o ci tenta anche con gli assegni di
accompagnamento dei disabili), troppo disinteressato (da chiedere di
essere fatto Senatore a vita, ma da rinunciare alla prebenda da Presidente del
Consiglio), troppo previdente (si è accorto che, se si ammazza mezza
Italia, e si confiscano i beni – ma solo dei poveri e della classe medio-bassa
– il debito è bell’e che rimesso in quattro e quattr’otto), troppo ‘terzo
neutrale’ (tant’è che non è nemmen partigiano delle banche e della
finanza…), troppo umano (fino al punto di assumersi il compito di “fine
macelleria sociale”, scegliendosi un gruppo di compari della sua stessa stazza,
stesso cabotaggio, stesse vedute), questo bell’uomo dalla bella presenza, grigio
e serio, composto e autorevole, dalla faccia di plastica e dalla voce da
risponditore automatico, pur di dar retta alla Merkel, alla finanza, ai ricchi e
a chi non capisce che ogni azienda, per marciare, ha bisogno di prendere a
prestito e, quindi, di indebitarsi e che ciò vale anche per gli Stati: con
giudizio, come dice Ferrer a Pedro nei Promessi Sposi, ma comunque
di indebitarsi; questo bell’uomo, dicevo, sempre senza una piega, con un’aura
da Papa laico, ha letteralmente castrato ogni timido, spontaneo spunto di
ripresa, strozzando (le tasse che ha messo non sono a strozzo?) tutti
e/o sgozzando e tagliando le vene al mondo della produzione e della ripresa
economica, che sono stati letteralmente legati al palo e con le braccia dietro
la schiena alla maniera del Lager.
L’Italia ha un enorme limite nella sua
endemica viltà: quella viltà che – tanto per essere monotoni – Manzoni rimprovera agli italici nel primo coro dell’Adelchi
che inizia con l’espressione Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti.
Insomma, l’Italia è un volgo disperso che nome non ha: di vili e inetti.
Ma, Cristo! C’è da credere che, se
rimettono in onda un Monti bis, con un programma da Monti bis in qualità e
quantità di provvedimenti ingiusti, feroci e sbagliati (Mario non ha prelevato un
centesimo nelle tasche dei ricchi e dei potenti della terra!), alla citazione
del Manzoni e della viltà italica si dovrà sostituire qualche verso della Canzone
all’Italia del Petrarca:
vertú contra furore
prenderà l’arme, et fia ’l combatter
corto:
ché l’antiquo valore
ne gli italici cor’ non è anchor morto.
La gente si è rotta, cari partiti
politici inetti, ladri, spreconi e danno dello Stivale! Si è rotta e lo ha
fatto vedere.
Non sarà proprio il caso di fare di
tutto perché scenda in strada molto meno civilmente per fare quello che qui non
c’è mai stato, ma che, tira e mena, potrebbe anche arrivare.
Una necessaria rivoluzione.
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[Domenica 28 ottobre 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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