Il testo dell’intervento di Samuele
Pesce letto al Consiglio Provinciale del 27 ottobre a Cutigliano
CUTIGLIANO. Se pensiamo ad un possibile sviluppo per la Montagna
Pistoiese è indispensabile capire l’origine dei suoi problemi, capire da dove
derivano facendone uno studio su basi storiche, economiche e sociali.
Il quadro è certamente complesso, ma
alcuni degli elementi principali da cui derivano una forte crisi economica e
soprattutto di identità del territorio, sono sicuramente la chiusura della SMI
e la fase decadente del turismo di collina fiorito a partire dai primi anni del
’900.
Elementi non imprevedibili, ma a cui
non si è saputo reagire preparando per tempo un piano efficace per un’alternativa
occupazionale, basato anche sulla ricerca di una nuova vocazione di tutto il
territorio.
La 2.a Conferenza Programmatica della
Montagna Pistoiese del 2002 doveva servire a contrastare i segnali di
decadenza e favorire politiche di sviluppo per la montagna con l’obiettivo di
salvaguardarne la cultura, l’identità e di valorizzarne le risorse, migliorando
le condizioni del tessuto sociale ed economico.
Nei fatti si è tradotta solamente in
alcuni interventi di viabilità non risolutivi, nella tentata reindustrializzazione
dell’area Ex Sedi e indirizzi di sviluppo turistico fondamentalmente improntati
solo al turismo bianco.
A dieci anni di distanza quegli
obiettivi non sono stati raggiunti, anzi quei segnali di decadenza si sono
accentuati e non ci sembra accettabile imputare ogni colpa alla crisi e dire
che più di così non si poteva fare.
Forse invece quella cura era sbagliata
nella sostanza o si basava su presupposti sbagliati.
Forse mancava di una strategia
complessiva territoriale.
Forse servivano imprenditori più
lungimiranti, più portati all’investimento e al rinnovamento, o politici più
attenti alle vere necessità della gente.
Oppure forse, hanno pesato certi
meccanismi poco virtuosi, come quelli che potrebbero emergere dalle indagini
sulla Comunità Montana, vicenda doppiamente lesiva per i cittadini, prima per l’ammanco,
ma forse più ancora nel grave danno derivante dal mancato utilizzo di quei
fondi in favore dello sviluppo.
Su questo, a prescindere dalle
indagini, con cui la magistratura appurerà se sono stati commessi reati o meno
e da parte di chi, la politica ha la possibilità e il dovere di dare un segnale
forte, ovvero che i Comuni si costituiscano tutti parte civile, chiedendo i
danni. Ricordiamo che il Circolo Legambiente di Pistoia ha iniziato la
procedura per costituirsi parte civile al processo e mesi fa ha inviato a tutti
i Sindaci dei Comuni sul territorio una lettera che li invita a fare
altrettanto. Attendiamo ancora una risposta.
Sicuramente, in montagna, sono state
fatte anche cose positive, come l’Ecomuseo della montagna pistoiese, con le
ferriere e le ghiacciaie, il Museo dei rifugi Smi, il Museo Ferrucciano, gli
empori polifunzionali e sicuramente va reso merito alla Provincia di aver
fortemente voluto portare la banda larga e realizzato gli impianti a biomassa.
Ma in generale si è fatto troppo poco,
e spesso in modo schizofrenico, con la mano destra che agisce ignara o anche in
contrapposizione alla mano sinistra, appunto perché fuori da una strategia
lucida complessiva.
– Ad esempio da una parte si spendono 10 milioni di euro
sulla Ss 66 per non migliorarne che in minima parte i tempi di percorrenza,
dall’altro lato si propone di far viaggiare le bottiglie dell’acqua Silva sulla
ferrovia trovandosi di fronte il problema di ricostruire gli scali ferroviari
dismessi pochi anni prima.
– Da una parte si tagliano le corse dei treni in Porrettana e
dall’altra si propongono treni turistici per promuovere la linea.
– Da una parte si aprono sentieri per le escursioni e dall’altra
se ne dimentica la manutenzione.
Ma quello che è mancato davvero e che
quindi dobbiamo fare adesso è un momento di riflessione assieme alle
istituzioni, le associazioni e tutte le realtà economiche e produttive, per
ridare alla montagna un nuovo indirizzo chiaro e largamente condiviso. Una
comune linea di intenti, dove ognuno con grande senso di responsabilità cede
qualcosa del proprio interesse particolare a favore dell’interesse collettivo,
che vada a definire una strategia complessiva con all’interno i progetti di
sviluppo rurale, di riconversione e riconcezione dell’industria e di rilancio
turistico di tutta la zona.
Altrettanto importanti sono i
presupposti su cui ci si basa, per questo è indispensabile partire da un’analisi
oggettiva della situazione politica e economica generale attuale e di quello
che ci aspetta per il futuro. Un’analisi che ha il dovere di prendere in
considerazione l’ipotesi più pessimistica, ma anche a nostro parere più
realistica, ovvero che questa crisi non sia purtroppo una crisi passeggera,
congiunturale, ma che sia una crisi sistemica.
Pensiamo veramente che tra un anno o
due si assisterà ad una ripresa economica? (come dice il Presidente Monti)
Oppure pensiamo che sia più probabile uno scenario in cui vedremo il nostro
potere d’acquisto sempre più ridursi, vedremo un attacco sistematico e continuo
ai diritti dei lavoratori, ai servizi essenziali, sanitari, di trasporto, di
istruzione, un aumento continuo dei costi delle bollette e soprattutto dei
carburanti?
Secondo noi è chiaro che servono nuove
ricette basate su nuovi presupposti e che abbiano obiettivi diversi, quindi la
proposta di Legambiente Pistoia è quella di sviluppare un nuovo progetto per la
montagna assieme a tutti i soggetti del territorio e realizzarlo davvero
mediante azioni che una volta tanto abbiano coerenza con ciò che si è scritto
nei documenti.
Un progetto non solo per lo sviluppo
economico, ma che sia finalizzato a permettere la piena realizzazione delle
persone e che sia incentrato su sostenibilità, rilocalizzazione (intesa come
reintroduzione di un minimo di economia locale dei bisogni primari),
valorizzazione delle risorse locali e turismo. Un progetto che preveda:
– Lo sviluppo di un turismo che crei le condizioni per la
rinascita e sia in sinergia con la piccola impresa artigiana di eccellenza,
basata sull’artigianato locale, sui prodotti tipici, sulla filiera del legno e
delle energie rinnovabili, sull’allevamento, sulla pastorizia e sull’agricoltura
(appunto quella stessa economia di sussistenza).
– La salvaguardia del suolo e del paesaggio, limitando le
nuove costruzioni e favorendo invece le ristrutturazioni del patrimonio
esistente, con agevolazioni in particolare per le prime case e per le giovani
coppie.
– L’introduzione di incentivi, sgravi fiscali, agevolazioni
per i piccoli commercianti sul territorio che vivono della stagione turistica,
ma svolgono un servizio vitale per la gente della Montagna per tutto il resto
dell’anno.
– Opportunità di lavoro e di vita in montagna per i giovani,
quei pochi che ancora ci sono, opportunità date dalla riscoperta degli antichi
mestieri tradizionali legati alla montagna.
Per questo si potrebbero istituire
corsi di formazione dove gli anziani del posto potrebbero tramandare ai giovani
quelle antiche conoscenze di cui sono portatori e che rischiano di scomparire
per sempre.
– Una nuova mobilità pubblica incentrata sulla ferrovia
Porrettana e magari su una nuova FAP con mezzi leggeri moderni in grado di
viaggiare su strada e su rotaia.
– difesa del territorio e della biodiversità mediante
ampliamento e istituzione di parchi naturali e aree protette, con particolare
riferimento al Parco delle Tre Limentre.
– La gestione del prelievo delle risorse naturali in funzione
della capacità di rinnovamento delle stesse, della ricerca dell’equilibrio
degli ecosistemi e del fatto che ne abbia beneficio diffuso tutta la
collettività, regolandone di conseguenza il taglio del bosco, la caccia, la
pesca, la raccolta dei prodotti del sottobosco, in particolare dei funghi.
– La definizione e la salvaguardia di un livello minimo di
servizi per il cittadino, come gli uffici postali, gli ospedali, i trasporti,
per stoppare quel circolo vizioso in atto tra il calo dei servizi e il calo della
popolazione e garantire invece le condizioni per vivere sul territorio.
In quest’ottica pensiamo che possa
essere utile la fusione dei Comuni di Abetone, Cutigliano, Piteglio, San
Marcello Pistoiese. Il Comune unico avrà certo un maggior peso politico ai
tavoli istituzionali, ma solo se sarà fondato su una fusione delle politiche e
degli intenti e guidato da amministratori, che sappiano battersi per difendere
gli interessi dei cittadini , anche contro la linea gerarchica del proprio
partito e da un Sindaco che quando serve si metta alla testa dei cortei
portando la fascia tricolore.
Il progetto dovrà prevedere anche di
attivare forme concrete di decentramento e di partecipazione, ma per questo
serve un salto culturale anche da parte dei cittadini.
Basta con la cultura del “governo ladro!”
del “Tanto son tutti uguali!”, “Tanto va sempre peggio”.
Dobbiamo tutti riscoprire la voglia di
partecipare alla vita pubblica, la voglia di decidere in prima persona e di non
delegare e di farlo a partire fin anche dalle associazioni e dalle più piccole
Pro Loco, che qui in montagna rappresentano oggettivamente (specialmente dopo
la chiusura delle circoscrizioni) la prima forma di istituzione sul territorio.
Soprattutto dobbiamo tutti riscoprire
una qualità delle relazioni sociali all’insegna della collaborazione e
cooperazione non più della competizione con il prossimo, che stimoli la
rinascita della comunità e che riporti speranza vera.
Samuele Pesce
Direttivo Legambiente Pistoia
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[Domenica 28 ottobre 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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