di Edi Mattioli
Una
giornata di relazioni, informazioni e dibattiti contro la soluzione
inceneritorista
PISTOIA. Ieri, nella sala del Dopolavoro
Ferroviario, non si parlava di desideri ma di certezze: Rifiuti Zero è
possibile!
C’erano tutti… tutti
coloro che questo concetto lo hanno metabolizzato e applicato da tempo.
Mancavano i
decisori – i politici – che, a breve, dovranno decidere sul Piano
Interprovinciale dei Rifiuti. Un piano che, per quanto è noto, vedrà nell’incenerimento
la principale soluzione applicata. Una soluzione che, a medio termine,
comporterà ricadute negative sulla salute della popolazione: la casistica
disponibile è numerosa e probante ed avrebbe sicuramente giovato conoscerla ad
un uditorio di decisori, viste le responsabilità che, presto, questi si
dovranno assumere.
Mancavano i
fruitori ultimi – i cittadini – che, purtroppo, sono privi dell’informazione di
base necessaria a comprendere le sostanziali differenze fra le soluzioni
possibili.
I relatori,
tutti qualificati, hanno affrontato, con lucidità, tutte le problematiche
legate ai rifiuti.
Impatto sulla
salute. Ne ha parlato il
Dott. Gianluca Garetti del Direttivo Nazionale Medicina Democratica,
incentrando la sua disamina sui risultati di qualificati studi sperimentali
europei (Francia, Inghilterra ed Italia) che evidenziano una diretta
correlazione fra emissioni degli inceneritori e patologie oncologiche nella
popolazione che risiede nelle zone interessate dalle ricadute delle emissioni.
Il dottor
Garetti ha, poi, riferito che in Francia il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei
Medici ed i principali sindacati medici, alla luce dei dati rilevati, hanno
chiesto al Governo una moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori.
Aspetto Merceologico. Ne ha parlato Rossano
Ercolini di Rete Nazionale Rifiuti Zero e membro del Centro di Ricerca Rifiuti
Zero del Comune di Capannori, evidenziando che dal 2007, anno in cui il Comune
di Capannori adottò, per primo, la strategia Rifiuti Zero, al 2012, sono
oltre 100 i comuni, dal nord al sud del Paese, che hanno adottato una analoga soluzione.
Ha sostenuto, l’Ercolini, numeri alla mano, che sempre più
Sindaci si stanno rendendo conto che ridurre i rifiuti, differenziare e
riciclare non è solo una scelta sostenibile sotto il profilo ambientale, ma è
pure conveniente sotto il profilo economico. Ha proseguito, poi, evidenziando
che la raccolta differenziata porta a porta, da sola, non garantisce alcunché,
se contemporaneamente non vengono previsti impianti per il recupero ed attività
che impiegano le materie prime seconde recuperate in un ciclo produttivo
(infatti, relativamente agli oggetti in plastica, è lo stesso presidente di Revet
a rivelare che un terzo di quella da raccolta differenziata finisce all’inceneritore).
Pur disponendo di un mercato di sbocco delle materie prime
seconde caratterizzato da una elevata domanda – l’Italia è al terzo posto, con 2,01 milioni di
tonnellate, nella graduatoria degli acquirenti di materie prime seconde – la filiera risulta
priva di aziende che provvedono alla trasformazione delle stesse.
Paradossalmente, nel 2008 i rifiuti provenienti dalla
Campania furono recuperati,
con impianti a freddo, in Germania, e l’Italia, oltre a fornire l’immondizia,
svolse anche un ruolo importante nella fase successiva del percorso di quest’ultima
riacquistando le materie prime seconde.
Nel ripercorrere
l’esperienza del Comune di Capannori, l’Ercolini ha evidenziato che uno dei
primi passi – forse il più importante – è stato quello di ridurre i
rifiuti incentivando l’offerta di prodotti alla spina: dal negozio alla spina Effecorta, ai distributori di latte alla
spina, alla via della
buona acqua, alle iniziative di riduzione intraprese nelle scuole comunali,
etc .
Ercolini
inoltre, nell’evidenziare la necessità di “chiudere il cerchio” nella gestione
dei prodotti post consumo, ha rivelato che un ruolo importante nella messa a
punto del protocollo applicato dal Comune di Capannori lo ha svolto il Centro di Ricerca
Rifiuti Zero analizzando ed evidenziando varie criticità che
caratterizzavano la frazione indifferenziata conferita con il porta a porta.
Grazie al coinvolgimento a livello progettuale dei
produttori dei beni recuperati, tali criticità sono state e possono essere
eliminate alla radice.
Aspetto imprenditoriale. Lo ha trattato il Dr.
Claudio Tedeschi di Dismeco, Marzabotto (Bo), illustrando l’esperienza maturata
da un gruppo di imprenditori
emiliano-romagnoli che ha investito 10 milioni di euro in un progetto
denominato Borgo
Ecologico, un sito industriale nel quale le istanze della green
economy si uniscono ai principi della responsabilità sociale.
In conclusione dell’interessante serata, Mauro Agostini, del Comitato di presidenza di Confartigianato di Pistoia, ha
ricordato che occorre cambiare il nostro stile di vita e che prima di ogni
acquisto dovremmo porci varie domande tra cui la prima in assoluto è: «Ne abbiamo veramente
bisogno?».
Secondo Agostini dovremmo acquistare solamente oggetti che
possono essere “accomodati”; in tal senso, secondo Agostini un vibrato appello
andrebbe rivolto ai produttori perché ponessero in commercio solamente oggetti
“accomodabili”.
In ultimo ha preso la parola l’Arch. Fabrizio Bertini del
Coordinamento dei Comitati Ato Toscana Centro, coredattore di Alterpiano –
piano alternativo e potenzialmente immediatamente operativo, basato su
riduzione, massimo recupero, qualità, riciclo e produzione di beni riciclabili,
illustrandone la struttura ed i contenuti. Una soluzione, quella illustrata dal
Bertini, immediatamente operativa,
economicamente conveniente, priva di effetti patologici per la salute dei
cittadini.
A conclusione, i
promotori dell’assemblea, con l’intento di raccogliere idee e proposte per
definire ulteriori iniziative volte a costruire un diffuso consenso fra la
popolazione sulla strategia Rifiuti Zero, hanno rivolto un appello:
1. agli
amministratori locali, e in primo luogo quelli del Comune di Pistoia e dei Comuni
della Piana, a copiare le altre realtà che stanno già adottando la
strategia Rifiuti Zero;
2. ai cittadini
a riflettere sul proprio stile di vita adottando comportamenti sostenibili,
informandosi sulla pericolosità degli impianti di incenerimento dei rifiuti;
3. alle
categorie produttive ed economiche (artigiani, industriali, agricoltori,
commercianti ecc.), in un quadro di opportune incentivazioni, a farsi carico di
azioni di riprogettazione dei beni in funzione della loro durabilità e del recupero
dei materiali a fine vita.
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Foto di Alessio
Bartolini.
[Domenica 28
ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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