di LUIGI SCARDIGLI
Prima di Latimore una carrellata di ‘Signore in black’
PORRETTA. Il pallone prossemico che divide il palco dalla platea, ieri,
nella prima delle tre serate a pagamento della 26esima edizione del Porretta
Soul Festival si è ulteriormente assottigliato: giusto lo spazio per far
passare i fili dell’impianto dagli amplificatori alle prese.
Toni Green, del resto, l’aria che si
respira a Porretta la conosce perfettamente perché nonostante sia nata a
Memphis, al Rufus Thomas, la signora, ci è già stata due volte: nel 2007 come
vera e propria star di quella edizione, ma anche due anni fa, nel 2011, pezzo
pregiato di una rassegna che viaggia sottotraccia, che sfugge ai controlli
sonar e radar, ma che riesce a farsi sentire nitidamente. E farsi amare.
E lo sa bene che il compostissimo
pubblico bolognese ha bisogno di essere coccolato un po’, per e prima di
surriscaldarsi; la signora infatti, dopo aver dato spazio a tre coriste che non
hanno davvero nulla da invidiare a nessuna delle loro colleghe, si è presentata
sul palco ed ha iniziato il suo show, che è un mix ideale tra un diaframma
portentoso, una scenografia statunitense degna delle passioni più travolgenti e
un coinvolgimento personale che trasuda e tracima ogni copione: le lacrime che
ha versato Toni Green, dopo aver serpeggiato tra la folla stringendo mai e
scambiano baci, erano quelle vere, quelle che vengono fuori perché l’emozione
si fa così grande che è difficile metabolizzarla e allora, giù il pianto, che
serve, scarica, fa colore, fa Festival, fa soul, soprattutto, è Porretta!
Strumenti e strumentisti son rimasti
alle loro postazioni, perché mentre Toni Green si concedeva alle ammirazioni
fotografiche di chi intanto aveva guadagnato il retro del palco, saliva Pastro
Mitty Collier, una vecchia collega ed amica di Etta James, tanto per capire di
chi si stia parlando e anche con lei, donna nata nel gospel e da questo mai
dissociata, la serata ha proseguito nel suo crescendo emotivo che si è
leggermente (s)femminilizzato solo nell’ultimo appuntamento della prima sera,
con Latimore, tastierista, arrangiatore, un musicista che ha sempre fuso e
confuso il jazz e il soul al blues urbano, divenendo uno dei più sofisticati
rilettori e riarrangiatori pre-moderni, che ha raggiunto il suo limite forse
ininvalicabile con la riedizione di alcuni tra i più famosi brani di Ray
Charles.
Stasera, seconda e penultima notte soul
a Porretta: Bobby Rush e David Hudson le stelle più ingombranti.
Vi suggerisco Falisa Janayé:
ascoltatela, e poi ditemi che non ho ragione!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 21 luglio 2013 | 07:55 - © Quarrata/news]
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