giovedì 25 luglio 2013

CHIESA E CITTÀ: INSIEME CON LE “PERIFERIE”


di Mauro Banchini [*]

L’omelia del vescovo di Pistoia per il San Jacopo 2013 «Festa velata dalla tragedia di Compostela» «Il prezzo della crisi è fatto pagare soprattutto ai più deboli»

PISTOIA. Forti contenuti sociali nell’omelia del vescovo di Pistoia per il San Jacopo 2013. Ha parlato, mons. Mansueto Bianchi, nella Chiesa Cattedrale davanti a tanti fedeli e alle autorità cittadine. All’inizio della solenne Messa delle ore 11 il vescovo ha invitato a pregare per i morti e per i feriti causati dalla tragedia ferroviaria avvenuta ieri, in Spagna, proprio alle porte di Santiago di Compostela con tanti pellegrini che stavano raggiungendo in treno la città di San Giacomo. “Una festa, la nostra – ha detto – velata dalla nube della tragedia spagnola”.

L’omelia è inevitabilmente partita dal brano evangelico: quello con i discepoli che si contendono i primi posti mentre Cristo li invita a scegliere il posto ultimo.
Ricordata la particolare attenzione di papa Francesco per le “periferie” e negata ogni interpretazione “riduttiva” nella ripetute parole sociali del papa, il vescovo Mansueto ha basato la sua omelia su una duplice, identica, domanda: non solo riferita alla comunità ecclesiale (“Cosa vuol dire una Chiesa che esce verso le periferie?”) ma puntata anche su quella civile (“Cosa vuol dire una città che esce verso le periferie?”).
Cinque, per il vescovo, le caratteristiche della Chiesa chiamata ad “alzare la sua tenda dentro la storia. Dovrà, cioè, essere innanzitutto “missionaria”. “Chiamati a vivere in un tempo in cui la comunità chiesa è minoritaria per il numero, dobbiamo fare con coraggio – spiega - la scelta di essere significativi e perciò propositivi”.
La Chiesa dovrà, poi, essere “di servizio”: in particolare verso i poveri (lasciandosi “evangelizzare da loro, imparare da loro la durezza e il realismo delle Beatitudini”).
Terza aggettivazione per una Chiesa “in periferia” sta nell’essere “misericordiosa”. Una chiesa – spiega mons. Bianchi – “che non punta il dito ma tende la mano per indicare la strada, incoraggiare a percorrerla, accompagnare il cammino”.
Quarta caratteristica sta nella inclusività (“Una chiesa che sa riconoscere e impreziosire il pluralismo di sensibilità e di carismi al proprio interno nel servizio all’unità”). La quinta dimensione (“una Chiesa profetica, cioè consegnata alla parola del Signore e anche capace di orientare il cammino della città”) è servita al vescovo per introdurre la seconda parte della sua omelia in una stagione – ha precisato – in cui “crescono le periferie sociali e culturali con una crisi economica che le ha moltiplicate e una politica di rigore economico, di accentuata riduzione della spesa, di tagli lineari che ne ha fatto pagare il prezzo soprattutto ai più fragili, alle famiglie numerose o monoreddito, ai giovani”.
L’altare di San Jacopo
Due le “priorità” che mons. Bianchi indica a chi governa la cosa pubblica: “chiedere e spingere perché i capitali e i risparmi diventino investimento per il lavoro anziché rendite di posizione o di interesse; costruire una città di effettiva partecipazione alle scelte e al governo della collettività”.
Con un auspicio finale non solo per i partiti (che “riescano a superare tentazioni di invadenza e monopolio”), ma anche per i cittadini (“rendere non più proclamato ma più praticato il percorso della sussidiarietà”). E con un forte invito alla “intrapresa” da parte di “gruppi, motivati da valori etici e sociali, che cercano di organizzarsi e di rispondere alle attese della collettività”. Mettiamoci dunque in viaggio – questa la conclusione di mons. Bianchi – “ciascuno per la propria strada ma tutti verso lo stesso obiettivo: la periferia, cioè i luoghi di maggiore attesa e bisogno della nostra società”.
NB – Il testo integrale dell’omelia su www.diocesipistoia.it.

[*] – Ufficio comunicazioni sociali Diocesi di Pistoia

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[Giovedì 25 luglio 2013 | 12:01 - © Quarrata/news]

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