di LUIGI SCARDIGLI
Esibizione quasi surreale, tra un concerto e un
dementialshow, l’altra sera, a Lizard Park di Iolo, di Manuel Bongiorni e
Andrea Mansi.p
IOLO-PRATO. Si sono conosciuti sui banchi di Ragioneria, a Piacenza,
dove sono nati, entrambi.
E non si sono più persi di vista. Anzi,
da quando hanno capito che, insieme, Manuel Bongiorni e Andrea Mansi, le loro aspirazioni metallare e quel leggero nonsenso che colora i loro orizzonti,
potevano addirittura divertire ed essere graditi, hanno iniziato a lavorarci
su: prima allestendo un circolo ricreativo di intrattenimento per adolescenti e
poi formando un gruppo, Musica per
bambini, appunto, che è sostanzialmente un incontro, casuale, certo, ma
magico, tra la fiaba e la realtà, con quest’ultima che è decisamente sempre più
tragicomica delle leggende con le quali ci siamo incantati da bambini. E poi
addormentati.
«Siamo dei metallari falliti – riconoscono, con profonda
ironia, Manuel e Andrea, subito dopo lo spettacolo allestito nel parco Lizard,
di Iolo, alle porte di Prato –, questa è la verità, ma non siamo affatto
frustrati, tanto che la nostra ambizione musicale rockelleggiante è diventata
il nostro contorno: ad assicurarci il pane provvediamo con cose più serie!».
Scimmiottano Caparezza – con il quale
hanno collaborato ad un’incisione – e ricordano vagamente i Mau Mau, degli straordinari Andrea
Ceccon ed Esmeralda Sciascia, ma quando glielo faccio presente, sembra quasi
che del gruppo sopracitato, come dei due incredibili vocalisti, ne ignorino l’esistenza.
«Viviamo nel mondo delle favole – continuano a raccontare
dopo lo show, un teatrino stonato di luoghi comuni presi amorevolmente in giro,
con una vittima sacrificale di turno, Patti Smith – perché questo è il nostro
lavoro: ci travestiamo da orchi e lupi mannari, con sembianze umane, dunque
ridicole, per nulla spaventevoli, per ambientare le nostre rivisitazioni
medievali quando insceniamo spettacoli per bambini; ci siamo così affezionati a
questo repertorio che lo abbiamo trasportato sui palcoscenici dove ambientiamo
i nostri show».
Scrivono canzoni ricche di rime
storpiate e suoni smelodici e non si prendono affatto sul serio. Il loro
pubblico, però, che è quello non tracciato dalle emittenti radiofoniche
corrette, li conosce e li apprezza, sa a memoria i testi delle loro canzoni,
con tanto di repertorio a scelta e richiesta di bis al termine dei 90 minuti
canonici dell’esibizione.
Sono andato a sentirli e vederli perché
istigati a farlo da mia figlia e dal suo compagno Diego, che appartengono a
quella schiera di spettatori che amano il rock and roll puro e classico, ma che
guardano avanti e stanno cercando di vedere cosa poter conservare del loro
presente-passato da portarsi nel futuro.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 28 luglio 2013 | 16:03 - © Quarrata/news]
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