di Giacomo
Del Bino [*]
PISTOIA. In questi giorni sono stati
approvati dal Consiglio Comunale due regolamenti, uno sulla concessione di orti
urbani, uno su modifiche al regolamento Cosap.
In linea generale, li ritengo due
provvedimenti che vanno nella direzione giusta, ma molti sono i dubbi e le
critiche che mi sento di muovere.
Iniziamo dalle modifiche al
regolamento Cosap. Esse, sostanzialmente, prevedono notevoli riduzioni
temporanee del canone di occupazione di suolo pubblico per esercizi commerciali
che insistono su alcune aree della città, quelle interessate da recenti
provvedimenti di pedonalizzazione o di limitazione del traffico. In teoria,
tutto bene. In pratica, rischia di essere un provvedimento spurio, incompleto e
“ad aziendam”. Infatti, si contano sulle dita di una mano le aziende che
potranno beneficiarne, mentre molte del centro storico e tutte quelle esterne
alla cinta muraria sono escluse da tale misura.
Ho chiesto in Commissione
Consiliare all’assessore di riferimento, dott.ssa Tina Nuti, se fossero state
intraprese iniziative per favorire il commercio anche nelle altre zone del
nostro Comune. L’assessore ha risposto che la rete della “Pro-loco” lungo l’asse
della Porrettana ha presentato dei progetti per ottenere patrocini ed aiuti e
che a Candeglia è stata fatta recentemente una festa per la quale non è stato
fatto pagare il suolo pubblico. Risposta immediata, onesta e comprensibile, ma
il contenuto non è soddisfacente.
Rimane la speranza che, come
richiesto a più voci (anche della maggioranza), entro la fine dell’anno il
regolamento in questione sia rivisto nel suo complesso, affinché il nostro
Comune non abbia zone di serie “A” (parte del centro storico) e zone di serie “B”
(tutto il resto).
Molto più complesso il discorso
sugli orti urbani. Mi limiterò ad un paio di considerazioni.
Qui il problema è di contenuto e
di metodo.
Andiamo con ordine. Il giorno
della discussione in Consiglio Comunale la Giunta ha fatto propri sedici
emendamenti del PDL, quasi tutti riguardanti errori formali e grammaticali
presenti nel provvedimento. Il quinto emendamento, però, aveva interesse
sostanziale, in quanto, con esso, il PDL chiedeva di dimezzare da venti a dieci
i punti assegnati a quelle famiglie che hanno un componente disabile che potrebbe
interessarsi all’orto. Richiesta legittima, ma che io non approvo.
Il M5S si è opposto – anche perché
il punteggio originale previsto risultava essere uno dei pochi accenni alla
funzione sociale degli orti – ma l’emendamento è passato senza neppure iniziare
un dibattito. Anzi, dalla maggioranza si sono levate un paio di voci di
dissenso (nei nostri confronti, ovviamente) e tanta calma, tanta calma piatta
ed inascoltabile.
Ho fatto due conti: grazie anche
a questo emendamento succede, solo a mo’ d’esempio, che un uomo singolo di 66
anni, in buona salute, ricco sfondato, con qualche ettaro di terreno
coltivabile per esempio a Montecatini, sia preferito ad un capo di famiglia di cinquant’anni,
squattrinato, senza lavoro e con una moglie e due figli adolescenti disabili
che potrebbero condividere l’attività di orticoltura. Se poi, questo padre
disperato dovesse essere in possesso di un piccolissimo appezzamento di terreno
coltivabile a Ponte della Venturina o in un altro comune limitrofo a Pistoia,
allora che questo invidiabile proprietario terriero si scordi per sempre un
orto urbano nel nostro Comune.
Com’è possibile che la
maggioranza non abbia preso minimamente in considerazione l’opposizione ad un
emendamento che avrebbe consentito questo? Come è possibile che, compatta, la
maggioranza PD e satelliti vari abbia votato a favore dell’emendamento PDL
senza batter ciglio? Cosa pensare? Delle due, una: o c’è un tacito accordo di
concedersi qualcosa a vicenda, oppure vengono votati – ma ancor prima presentati
– provvedimenti senza sapere di cosa si tratta e le conseguenze che essi
comporteranno. Inciucio o sciatteria? Pari sono.
Ancora. Il M5S ha presentato due
emendamenti. Senza entrare nel merito e nel contenuto, mi limito ad osservare
che uno di essi era stato recepito la volta precedente (in modo informale, in
quanto la discussione non era ancora iniziata), mentre la volta successiva, al
momento della formalizzazione è stato respinto dalla stessa Giunta che lo aveva
informalmente accettato. Perchè è accaduto tutto questo? Roba da circo
equestre.
Infine, due parole sull’iter del
regolamento, che è stato quanto mai burrascoso.
Da alcuni mesi, l’ex assessore
Lombardi – con l’aiuto anche del M5S – stava approntando una revisione
del già esistente (ma mai applicato) regolamento sulla concessione di orti
urbani. Nella sua ipotesi, tali orti avrebbero dovuto avere un’importante
funzione sociale. Non a caso, il nome del regolamento sarebbe dovuto essere “orti
sociali di quartiere”. Con l’allontanamento della Lombardi e l’assegnazione
delle deleghe a Mario Tuci, le modifiche approntate sono state in gran parte
eliminate e siamo, in sostanza, tornati “ai Santi vecchi”, perdendo la funzione
sociale ed aggregativa del progetto. Tutto lecito, per carità, ma i risultati
lasciano a desiderare.
Ancora. Fino alla vigilia del
licenziamento del provvedimento, sembrava dovessero esserci decine di ettari di
terreno riservato agli orti, in Candeglia, a Bottegone, alle Fornaci, in
collina, in pianura ed in città. Un vero eden terrestre. Poi si è scoperto, il
giorno in cui si è licenziato il provvedimento, dopo mesi di lavoro, che le
uniche aree a disposizione sarebbero state quelle della Villa di Montesecco
(circa 3000 mq, salvo errori).
Non so veramente più cosa
pensare.
[*] – Consigliere
Comunale 5 Stelle
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[Lunedì 29 luglio 2013 | 16:13 - © Quarrata/news]
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