giovedì 10 gennaio 2013

PISTOIA, LABORATORIO DI UNA CRISI

di Daniela Simionato [*]

«Dove si crea un regime immutabile, la fine è nella premessa» Il Pci/Pd ha fatto solo male alla città

PISTOIA. Quando, tempo fa, organizzai un convegno dal titolo Pistoia, un domani senza futuro, qualcuno stentò a capire le implicazioni che stavano dietro questa sintetica espressione.
Purtroppo siamo qui a fare i conti con una realtà cittadina che chiarisce nella pratica quanto sopra.
È vero, la crisi nella sua globalità colpisce tutto il Paese, ma a ben guardare, da qualche parte colpisce più duro.
È il caso di Pistoia dove le attività commerciali ed artigianali, che una volta appresentavano il fiore all’occhiello della città, sono allo stremo.
Il centro storico non è più meta di passeggiate e shopping, ma versa in uno stato di calma piatta imbarazzante anche per me che ci abito.
Il nuovo Sindaco, anch’esso del partito che ha governato la città da quando l’Italia è repubblicana, sta provando a giocare la carta dell’urbanistica, cercando di attuare quel “Piano Cervellati” elaborato una decina di anni fa dall’illustre urbanista bolognese.
Nel contempo l’area ex Breda è un immenso cantiere dove stanno sorgendo costruzioni in stridente contrasto con la realtà cittadina.
Interventi, entrambi, in fase di realizzazione, ormai fuori tempo massimo.
I problemi del traffico, dei parcheggi, dell’urbanistica commerciale, più in generale della vivibilità della nostra città, dovevano essere affrontati quando tutti i Comuni attenti e ben amministrati lo hanno fatto. Venti anni fa.
L’area ex Breda è rimasta immobile nei decenni come un immenso cimitero degli elefanti a testimoniare l’incapacità decisionale degli amministratori che si sono succeduti.
I residenti ed i commercianti si ribellano all’applicazione del Piano Cervellati perché in un clima di depressione generale si è poco inclini ad accettare misure vessatorie e penalizzanti a fronte di un nulla di certo.
Riprogettare la città, dare un seguito a quella che una volta si chiamava “l’immaginazione al potere”, tutto ciò comporta cambiamenti radicali ed epocali che necessitano di una partecipazione anche emotiva da parte di tutti.
Ma per tutto questo esiste una tempistica, un saper cogliere il momento storico, culturale ed economico.
In un’alternanza democratica, i tempi sono scanditi dai mandati elettorali, dove, chi governa deve dimostrare che cosa vuole e sa fare per la propria città. Poi saranno gli elettori ad esprimersi.
A Pistoia, a quanto pare, non funziona così.
L’imperativo è sempre stato il non fare, tanto la continuità del regime era garantita. Da un patto con l’elettorato che a fronte dell’immutabilità del regime, otteneva assistenzialismo ed un posto al calduccio per i propri cari.
Ora la festa è finita ed il povero Bertinelli ha il suo bel daffare per resettare la macchina del tempo venti anni indietro.
Il tempo è scaduto, irrimediabilmente, e la morale di questa triste storia è che dove si crea un regime immutabile, la fine è nella premessa.

[*] – Gruppo Più Toscana, Pistoia

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[Giovedì 10 gennaio 2013 - © Quarrata/news 2013]

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