di ALESSANDRO
ROMITI
Tutto
il piazzale dell’impianto di via Tobagi coprirebbe rifiuti tossici e pericolosi
che inquinerebbero la falda acquifera per il continuo dilavamento delle piogge
MONTALE-PIANA. La recente
iniziativa di consultazione referendaria sulle sorti dell’impianto del Cis –
sembra essere davvero utile a imprimere un’inattesa accelerazione alla sua fine
– ha scosso la coscienza di alcuni cittadini, evidentemente già indignati.
Qualcuno
di loro disponeva d’inquietanti immagini e, finalmente, ha deciso di celebrare
un’autentica ‘Pasqua di resurrezione’, consegnandole al nostro blog per la loro
pubblica divulgazione.
È
inutile dire che non abbiamo chiamato Maurizio Cappocci, Gabriele Marchiani o
Alfredo Perruccio (responsabili della direzione tecnica del Cis) per sapere se
tali immagini sono da loro riconosciute come certamente riconducibili all’impianto;
e precisiamo sùbito che le ceneri visibili, sepolte sotto la massicciata dei
piazzali – ed emerse durante degli scavi relativi
all’ampliamento dell’impianto d’incenerimento svolto circa 6 anni fa –
sono certamente classificabili come rifiuti “tossici-nocivi”.
Qualcuno
ci assicura che non sono state mai effettuate analisi chimiche sulla loro
natura, anche considerando il “basso profilo” da sempre mantenuto sulle strane vicende
dell’impianto di via Tobagi. Ma non temiamo di essere contraddetti o smentiti:
sono rifiuti della peggior specie, contenenti sostanze venefiche e che in
questi lustri sono andate diluite dalle acque piovane e disperse nelle falde
sotterranee con chissà quali effetti per l’ambiente e per la salute della
popolazione della Piana.
Mentre
denunciamo di nuovo un ennesimo esempio di come il potere politico e pubblico
tutelano la salute dei cittadini, è il caso di ricordare che le amministrazioni
dei Comuni rivolgono appelli costanti alla cittadinanza affinché denuncino
coloro che producono delle discariche abusive di rifiuti, anche se non tossici:
ma ecco che la discarica abusiva e pericolosa viene fuori e fa capolino proprio
lì, nel posto più impenetrabile ai controlli, perché sotto il culo dei
controllori, in casa del Cis.
Tibo
e Cappocci si sono già presi una condanna dal Tribunale di Pistoia per altri
reati di inquinamento dell’intera piana. Insomma sembra confermarsi la più
inquietante verità: i vertici del Cis degli ultimi vent’anni non sembrano avere
avuto molti riguardi per l’ambiente e la salute della cittadinanza. E c’è
qualcuno che può dire che non è vero?
Le
immagini che pubblichiamo devono essere illustrate: l’addetto che sparge la
polvere bianca sullo scavo nero (si tratta di comunissimo gesso idraulico) è
stato incaricato d’urgenza dalla direzione tecnica dell’impianto, per un’esigenza
meramente “teatrale” di camuffamento e senza alcuna utilità pratica.
La
scena richiama quelle di certe riesumazioni di cadaveri nelle fosse comuni
della guerra dei Balcani, allorquando nel disseppellimento, i cadaveri venivano
cosparsi con “calce spenta”.
Questa
volta la polvere bianca è solo utile a infarinare
la scena per coprire il colore scuro del terreno che non avrebbe alcuna
possibilità di giustificazione, non essendo – questa
dell’inceneritore di Montale – una zona vulcanica
sottovesuviana, con terreno tipicamente nero.
Nei
giorni immediatamente successivi all’infarinatura
sarebbe giunto presso l’impianto
– ci hanno detto – un
team di tecnici dell’Arpat per effettuare le rilevazioni sulla torre dei
camini e perciò avrebbero potuto riconoscere l’insolita colorazione della terra
e considerarla un’anomalia sospetta, tanto da porre delle domande “imbarazzati”
o inviare delle “scomode” segnalazioni alla direzione di Claudio Coppi.
Strano
che, nell’ipotizzato sopralluogo, gli stessi tecnici non abbiano chiesto il
perché di tale suggestiva infarinatura
(siamo in giugno e la farina non è stata sparsa sul presepe degli uffici del
Cis…) su uno scavo del piazzale avviato dall’impresa appaltatrice dell’ampliamento.
Se
infatti era insolito che il terreno fosse nero, non di meno lo era il fatto che
fosse bianco!
Chi
ha scattato le immagini, ha intuito che c’era qualcosa d’inusuale nella
presenza di tante ceneri di sicuro non previste quale terreno di riporto per la
costruzione di una banchina di fondazione destinata a un piazzale.
alcune
confidenze ci suggeriscono che il Cis avrebbe, peraltro, beneficiato di un
sostanzioso finanziamento a “fondo perduto” dall’Unione Europea per la bonifica
dell’area su cui sorge l’inceneritore.
Dunque
inevitabilmente viene da chiedersi:
Che
ne è degli effetti del dilavamento delle ceneri “tossiche-nocive” sulle falde
acquifere?
Come
mai, stando alle immagini, non sembra che la bonifica del sito sia stata
effettuata?
Che
ne è stato – se c’è stato –
del finanziamento ottenuto dall’Unione Europea?
Queste
sì, che sono domande necessarie e urgenti.
E,
a tal proposito, che ne pensa il Presidente del Cis, Edoardo Franceschi?
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Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 11 aprile 2013 | 10:40 - © Quarrata/news]
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