giovedì 11 aprile 2013

VALIANI (SEL): UN LENTO ABBANDONO DELL’UNIVERSALISMO DEL SISTEMA SANITARIO PUBBLICO?

di Mauro Valiani [*]

Forti spinte da parte del comparto finanziario per mettere le mani sul sistema sanitario Peggiorare la qualità delle prestazioni del servizio pubblico per aprire a tutto campo la vendita di prodotti assicurativi

Ormai è chiaro: uno dei terreni principali di azione delle attuali politiche deflattive è il sistema di protezione sociosanitario. Nel corso di cinque anni sono stati tagliati 30 miliardi di euro e un anno di Governo Monti (per non parlare di quello Berlusconi..) non ha fatto bene alla salute. Vi sono da tempo spinte molto forti da parte del comparto assicurativo finanziario per mettere le mani sul sistema sanitario, giocando su di un peggioramento della qualità delle prestazioni del servizio pubblico per aprire a tutto campo la vendita di prodotti assicurativi.
Obiettivo: un sistema sanitario pubblico destinato ai poveri ed un sistema misto pubblico privato di sanità integrativa finanziato con le polizze assicurative personali o di categoria.
Il continuo aumento dei ticket (gli specialisti usano l’elegante parola “co-payment” per riferire il lento processo di erosione del Sistema Sanitario Nazionale) sta rendendo “non conveniente” continuare a rivolgersi al servizio pubblico. Laboratori privati (ed anche privato sociale..), con politiche calcolate, fanno coincidere il costo della prestazione o dell’esame diagnostico con quanto il paziente avrebbe pagato per il ticket nella struttura pubblica. E così nel giro di sette anni, è triplicato il numero di pazienti che ha effettuato accertamenti tramite diagnostica per immagini in strutture private a pagamento intero.
La destra liberista è anche ben fornita di una ideologia; che dice: che senso ha imporre tasse ai benestanti per poi offrire loro l’assistenza sanitaria gratuita? Meglio ridurre loro le imposte e fargli pagare la sanità. Ma noi sappiamo – in pratica è già successo in tante parti del mondo – che se si lascia la libertà di non contribuire con le tasse di fatto si mette il SSN in bancarotta.
Da tempo anche Sinistra Ecologia Libertà ha sottolineato che il modo di finanziamento – tener ferma o recedere dalla base fondamentale della fiscalità generale progressiva secondo il reddito – vuol dire dare un futuro o no alla più grande conquista degli ultimi decenni nel nostro paese (1), (2).
Concordiamo con chi dice: “Credere che il servizio sanitario debba essere universale, dunque anche per i ricchi che riescono ad avere pressione e quindi a migliorarlo, è di sinistra. L’idea invece che la sanità pubblica debba essere riservata ai poveri e che i ricchi pagano, mostra un’idea di Stato pauperistico, e non di Stato strumento per riequilibrare gli squilibri sociali” (3).
Le Regioni fanno uno sforzo enorme per non scendere sotto la soglia critica “di non ritorno” e mantenere uno standard decoroso. La Toscana – non a caso – è quella che finora “ha retto meglio il colpo” di questa condizione in cui ci hanno messo dannose politiche economiche nazionali.

Ma in questo quadro che succede ora in Toscana?

Opportunamente ci viene segnalato e ben commentato (4), che la “fuga dal servizio pubblico in Toscana è destinata ad allargarsi a seguito dell’intenzione della ASL di Firenze (circa 1/3 degli assistiti regionali) di indirizzare – tramite CUP aziendale – pazienti non-esenti con ricetta rossa verso strutture private che adottino tariffe calmierate concordate con la ASL”.
Viene anche segnalato che questo sistema toglie dal medico di famiglia il “governo” della domanda. E sappiamo quanto è grande il rischio di inappropriatezza nel “consumo” di prestazioni in sanità.
Esponenti del centro sinistra toscani hanno espresso soddisfazione per il recente allargamento della rete polispecialistica di importanti associazioni di volontariato. L’idea di un doppio binario per le attività diagnostiche e specialistiche era già stata prospettata nei mesi scorsi dallo stesso Presidente Enrico Rossi in interviste alla stampa – per la verità non ripresa negli ultimi tempi dall’assessore Marroni – e noi avevamo avuto modo di esprimere la nostra “non persuasione”.
Non siamo certo contrari al meritevole impegno del volontariato che svolge importanti funzioni integrative (integrative, appunto, non sostitutive) in questo settore. Un impegno civile da riconoscere e sostenere. Il punto però è questo: la politica (verrebbe di dire “la politica europea”…) deve abbandonare l’idea di sostenere, garantire, una buona ed estesa rete di protezione sociale e sanitaria? Se ciò non è, il rischio è quello di scivolare “all’indietro”, quando l’assistenza pubblica era “offerta” ai poveri (spesso di scadente qualità) e, per il resto della popolazione “che poteva”, era a pagamento.
La politica (cioè i cittadini associati in partito o altre associazioni) non possono fermarsi al buon senso di soluzioni di accomodamento (“se abbiamo pochi soldi, dobbiamo pensare”…), ma che mettono a rischio i caratteri fondamentali del servizio sanitario (pubblico, tendenzialmente gratuito e universalistico). Quando l’impianto si è degradato è difficile ricostruirlo.
Vogliamo aprire un confronto con il centro sinistra, la giunta e le forze sociali su questi temi che ci preoccupano parecchio. Confidando che ci sia la forza, nel nostro disgraziato paese, di cambiare la politica economica, da tempo dentro la spirale maledetta recessione-austerità-recessione.

[*] – Forum Salute SEL
Il testo ci è stato inviato da Giuliano Ciampolini.

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[Giovedì 11 aprile 2013 | 08:06 - © Quarrata/news]

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