di LUIGI SCARDIGLI
Dibattito molto democratico tra due anime lontanissime del
Pd al Ponte alle Tavole
PISTOIA. Prima del confronto, così moderato che non aveva forse
nemmeno bisogno di un moderatore, tra
Bertinelli, padrone di casa e soprattutto del Circolo e l’ospite, Dario
Parrini, altro ragazzino prodigio
della politica, c’è stata una cena a base di cacciucco, affettati e qualche
braciola. Il vino era per lo più bianco; per fortuna, al tavolo dove ho
mangiato, ero in compagnia di qualche indomito compagno, che ha preteso il rosso, diamine!
«Credo che la questione del finanziamento pubblico ai partiti
sia una di quelle attorno alle quali si possa e si debba iniziare per provare a
ridisegnare la politica tutta, prima ancora della sinistra – ha detto Dario
Parrini, poco prima che iniziasse il confronto con Samuele Bertinelli –; e deve arrivare a conclusione così come è stata disegnata
e progettata la riforma, perché così, finalmente, saranno i cittadini, con la
loro specifica volontà (stanziamento del 2 per mille dalla dichiarazione dei
redditi, ndr) a decidere a chi dare il proprio contributo».
Mi sembrava doveroso iniziare da qui,
parlando con Dario Parrini, un quarantenne votato, molto votato, in tutti i
sensi, alla politica, perché era questo l’argomento principe del dibattito
allestito da quelli di Adesso Pistoia,
l’associazione serpe in seno al Pd
con il placet dell’intero apparato del partito nel circolo di Ponte alle
Tavole, uno dei quartier generali della corazzata
Bertinelli.
Lungo i tavoli apparecchiati stile
refettorio nel giardino retrostante il Circolo, quasi cento persone: una
formazione culinaria estremamente poliedrica, tra preti mancati e bestemmiatori autentici, vecchie e stanche
disilluse compagne e quarantenni botulinate, ex democristiani, ex sindacalisti,
ex di ex, che si sono convertiti all’ultima spiaggia
della sinistra perché così, la storia della politica, ha imposto.
«Il confronto con Samuele Bertinelli – aggiunge Parrini – non
è nulla di eccezionale, di straordinario: succede in tutte le stanze delle
sinistre europee che le vecchie e le nuove anime si interfaccino e pianifichino
il loro futuro».
Le vecchie e le nuove. Parrini è del
1973; Bertinelli del 1976. A quell’età, in politica, di vecchio c’è poco o
nulla; in politica, sotto i 50 anni, si è poco più che adolescenti, ma tanto
Dario, quanto Samuele, nonostante le rispettive tenere stagioni, hanno già
dimostrato di avere le spalle forti perché fin troppo ben riparate dai
plebisciti con cui sono stati votati.
L’ospite fiorentino è il nuovo che
avanza; il padrone di casa è il vecchio che non vuol cambiare anche se fa finta
di essere ancora in fasce, quanto a verginità.
Eppure appartengono allo stesso
caseggiato: l’affitto, ad entrambi, lo paga lo stesso partito, che è
letteralmente in fermento per stabilire a chi dei due condomini far firmare il
contratto di locazione per il futuro. La frangia apartitica di Adesso Pistoia è oltremodo convinta che
l’implosione sia automatica, inevitabile, inesorabile; che senza un totale
stravolgimento interno, la sinistra non potrà permettersi il lusso di competere
non tanto con la destra, ma con la storia.
«Sì, Matteo Renzi incarna la nuova inevitabile strada verso
il domani – conclude Parrini -, quella che la sinistra deve necessariamente
asfaltare per riuscire a percorrere il futuro: non ci resta ancora molto tempo
a disposizione. Dobbiamo muoverci. E in fretta».
Ma non vi pare strano che a guidare la
sinistra siano proprio i democristiani? Sì, proprio quelli trasformati e
riformati (in Pd) che si sono mantenuti a galla attaccandosi ai pezzi rotti del
vascello schiantato della Prima Repubblica…?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Martedì 3 settembre 2013 | 12:30 - © Quarrata/news]
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