martedì 3 settembre 2013

PARRINI CONTRO BERTINELLI, NESSUN CORPO A CORPO


di LUIGI SCARDIGLI

Dibattito molto democratico tra due anime lontanissime del Pd al Ponte alle Tavole

PISTOIA. Prima del confronto, così moderato che non aveva forse nemmeno bisogno di un moderatore, tra Bertinelli, padrone di casa e soprattutto del Circolo e l’ospite, Dario Parrini, altro ragazzino prodigio della politica, c’è stata una cena a base di cacciucco, affettati e qualche braciola. Il vino era per lo più bianco; per fortuna, al tavolo dove ho mangiato, ero in compagnia di qualche indomito compagno, che ha preteso il rosso, diamine!

«Credo che la questione del finanziamento pubblico ai partiti sia una di quelle attorno alle quali si possa e si debba iniziare per provare a ridisegnare la politica tutta, prima ancora della sinistra – ha detto Dario Parrini, poco prima che iniziasse il confronto con Samuele Bertinelli –; e deve arrivare a conclusione così come è stata disegnata e progettata la riforma, perché così, finalmente, saranno i cittadini, con la loro specifica volontà (stanziamento del 2 per mille dalla dichiarazione dei redditi, ndr) a decidere a chi dare il proprio contributo».
Mi sembrava doveroso iniziare da qui, parlando con Dario Parrini, un quarantenne votato, molto votato, in tutti i sensi, alla politica, perché era questo l’argomento principe del dibattito allestito da quelli di Adesso Pistoia, l’associazione serpe in seno al Pd con il placet dell’intero apparato del partito nel circolo di Ponte alle Tavole, uno dei quartier generali della corazzata Bertinelli.
Lungo i tavoli apparecchiati stile refettorio nel giardino retrostante il Circolo, quasi cento persone: una formazione culinaria estremamente poliedrica, tra preti mancati e bestemmiatori autentici, vecchie e stanche disilluse compagne e quarantenni botulinate, ex democristiani, ex sindacalisti, ex di ex, che si sono convertiti all’ultima spiaggia della sinistra perché così, la storia della politica, ha imposto.
«Il confronto con Samuele Bertinelli – aggiunge Parrini – non è nulla di eccezionale, di straordinario: succede in tutte le stanze delle sinistre europee che le vecchie e le nuove anime si interfaccino e pianifichino il loro futuro».
Le vecchie e le nuove. Parrini è del 1973; Bertinelli del 1976. A quell’età, in politica, di vecchio c’è poco o nulla; in politica, sotto i 50 anni, si è poco più che adolescenti, ma tanto Dario, quanto Samuele, nonostante le rispettive tenere stagioni, hanno già dimostrato di avere le spalle forti perché fin troppo ben riparate dai plebisciti con cui sono stati votati.
L’ospite fiorentino è il nuovo che avanza; il padrone di casa è il vecchio che non vuol cambiare anche se fa finta di essere ancora in fasce, quanto a verginità.
Eppure appartengono allo stesso caseggiato: l’affitto, ad entrambi, lo paga lo stesso partito, che è letteralmente in fermento per stabilire a chi dei due condomini far firmare il contratto di locazione per il futuro. La frangia apartitica di Adesso Pistoia è oltremodo convinta che l’implosione sia automatica, inevitabile, inesorabile; che senza un totale stravolgimento interno, la sinistra non potrà permettersi il lusso di competere non tanto con la destra, ma con la storia.
«Sì, Matteo Renzi incarna la nuova inevitabile strada verso il domani – conclude Parrini -, quella che la sinistra deve necessariamente asfaltare per riuscire a percorrere il futuro: non ci resta ancora molto tempo a disposizione. Dobbiamo muoverci. E in fretta».
Ma non vi pare strano che a guidare la sinistra siano proprio i democristiani? Sì, proprio quelli trasformati e riformati (in Pd) che si sono mantenuti a galla attaccandosi ai pezzi rotti del vascello schiantato della Prima Repubblica…?

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Foto di Luigi Scardigli.
[Martedì 3 settembre 2013 | 12:30 - © Quarrata/news]

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