di FELICE DE MATTEIS
Un solo contributo (o elemosina?) della
Fondazione Caripit: e di appena 6mila 500 € – Qualche domanda al dottor Sauro Romagnani – 20mila € ai tromboni del Commendator Gualtierotti
SAN MARCELLO. In un precedente post – Carrellata triste sulla MontagnaPistoiese in disarmo – affermavamo che mentre le associazioni culturali e
non, esistono e si danno da fare, il potere ufficiale tace ed assiste alla
lenta ed inesorabile morte del suo patrimonio artistico e strutturale di cui
Santa Caterina in San Marcello rappresenta il classico esempio.
Dicevamo anche che la Fondazione
Caripit, così pronta ai richiami del Gualtierotti e dei suoi violini, trombe, trombette
e tamburi (€. 20.000 per acquisto in comodato d’uso), era invece silente
dinnanzi a necessità locali che rientrano pienamente nei suoi obblighi
statutari.
Un nostro gentile lettore, Lago
Scaffaiolo, però, ci faceva notare che la Fondazione Caripit non può essere la
soluzione finale di tutti i problemi locali che si presentano nella provincia;
ed avanzava anche l’ipotesi che se le cose non si chiedono (leggi
partecipazione al bando annuale degli interventi della Fondazione Caripit),
nemmeno ci si può lamentare per un non intervento.
Il ragionamento di Lago Scaffaiolo non
faceva una piega se non per il fatto di averci incuriosito: possibile che il
Conservatorio – poi Fondazione – di Santa Caterina
non avesse mai chiesto niente alla Fondazione di Ivano I?
Ci siamo rivolti al dott. Sauro
Romagnani, Presidente della Fondazione, che non ha avuto difficoltà alcuna a
risponderci e ad allegare i documenti a sostegno.
Lo ringraziamo perché in Montagna, pur
avendo ricoperto ruoli politicamente strategici (è stato anche Sindaco di San
Marcello), risponde; e risponde con documenti alla mano. L’unico.
Un’ultima considerazione: l’assessore caccia-intercettore
S.S. Gori, ingaggiata proprio per questo compito di drenaggio quattrini da
qualsiasi parte, che c’è venuta a fare a San Marcello se finora risulta che non
abbia raccolto nemmeno un euro?
Buona lettura, amici del blog e amico
Lago Scaffaiolo.
Alcune domande alle quali risponde il dott.
Sauro Romagnani, Presidente della Fondazione Santa Caterina di San Marcello Pistoiese.
– Abbiamo avuto notizia che il Conservatorio, non potendo
sopravvivere con mezzi propri, non avendo rendite sufficienti, ha più volte
richiesto un contributo alla Fondazione Caripit o meglio sarebbe dire al suo
Presidente Ivano Paci, perché abbiamo visto che il suo contorno non ha poteri e
“non conta nulla”. È vero?
Riferendosi esclusivamente alla prima
parte della domanda, il Conservatorio di Santa Caterina, non ancora Fondazione,
ha rivolto domanda di contributo per il restauro e il consolidamento della
sacrestia e della chiesa, negli anni 2004, 2005, 2006.
Si allegano le risposte della
Fondazione e copia della lettera di accompagnamento alla richiesta 2004.
Il progetto di recupero era stato
elaborato dall'Architetto Nedo Ferrari, che dobbiamo ringraziare perché non ha
richiesto alcun compenso.
– Dunque le domande di finanziamento quante sono state negli
anni?
In totale tre per la chiesa e una per
recuperare l'archivio storico.
– Sono state rifiutate per incompleta documentazione o per
quali altri motivi?
La Fondazione Caripit ha erogato un
contributo, nel 2007, per il recupero dell'archivio del Conservatorio,
dell'importo di € 6.500,00. I motivi del rifiuto delle altre richieste si
possono dedurre dalle allegate lettere di risposta della Fondazione stessa.
– È possibile avere in copia l’ultima domanda di contributo e
l’eventuale risposta scritta della Fondazione?
Le copie delle risposte ricevute dalla
Fondazione sono allegate qui, a queste risposte.
I lettori le possono vedere aprendo le
immagini i collegamenti al vari files in formato Pdf.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 3 settembre 2013 | 10:21 - © Quarrata/news]
Grazie, ma continuo a non capire in base a quali progettualità erano stati richiesti i denari alla Fondazione Caript.
RispondiEliminaIn altri termini: cosa si pensava di mettere dentro il grande spazio dell'ex Conservatorio una volta reecuperato? Come si pensava di utilizzarlo?
Quali sinergie erano state messe in cantiere con le istituzioni pubbliche locali (della Montagna e della Provincia) per essere inseriti in quelle specifiche progettualità sulla cui base tentare di essere inseriti in finanziamenti extra locali (statali o europei)?
Essendo del tutto evidente come, per ambire a rientrare nei grandi finanziamenti (da Fondazioni bancarie e da altre pubbliche, o private, istituzioni), la dimensione davvero strategica è, soprattutto in tempi di ristrettezze finanziarie, quella della qualità nelle finalità e nei progetti di restauro, cosa esattamente si era ipotizzato di farci nell'ex Conservatorio?
Mi pare che queste siano le domande fondamentali che, certo, hanno risposte ...
E con questo, si badi bene, non voglio certo criticare nessuno. So bene quanto, oggi, tutto sia difficile e complesso.
RispondiEliminaMa so anche che, se esistono possibilità di reperire fondi per questo tipo di operazioni, queste sono sempre più (ed è bene sia così) legate alla qualità, allo spessore, all'originalità, alla serietà del progetto che si ha in mente ...
Leggendo i commenti di Lago Scaffaiolo e le lettere indirizzate a suo tempo alla Fondazione,allegate al post,la domanda trova risposta esauriente nella prima lettera di richiesta. Restauro della Chiesa del Conservatorio. Cosa farci poi dentro? La domanda è legittima e chi vive la Montagna sa,per esempio, che in San Marcello - capoluogo manca un locale per conferenze che non sia la sala parrocchiale o la Baccarini.O qualsiasi altra cosa.Ma forse questa è materia per quel signore polemico che se ne ha voglia potrebbe suggerirci qualcosa ,visto che sulla Fondazione ha messo gli occhi. E sul suo leader maximus.Resto in attesa
RispondiEliminaConoscendo l'ambiente, è del tutto evidente che esiste la chiesa (edificio) e il resto dell'immobile. La chiesa (tuttora consacrata. Non dismessa) è un autentico gioiellino. Bene ipotizzarci anche un locale "per conferenze" (direi - meglio - una sala polivalente).
RispondiEliminaMa esiste tutto il resto dell'ex Conservatorio: un edificio che qualche decennio fa, forse, poteva ancora essere oggetto di manutenzione mentre oggi è già, almeno in parte, crollato.
Era al complesso dell'immobile (chiesa e resto) che mi riferivo.
Immagino che, fra amministratori comunali e amministrazioni della Fondazione, qualche progetto (che non sia fosse solo ... generico) lo abbiano, nel passato, elaborato e abbiano presentato i relativi progetti. E' questo che mi sono permesso di chiedere.
Ripeto: so quanto tutti sia complesso. Ma so anche che, specie oggi, le genericità non sono sufficienti e che occorre lavorare di qualità.
Tempo fa, nella regione francese più marginale (il Nord pas de Calais, regione un tempo mineraria che ha attraversato una grande crisi economica e di senso) ho visitato il grande museo a Lens che il Louvre (nientemeno !!!) avrebbe aperto al pubblico da lì a pochi mesi come sua succursale per esporre opere d'arte cosiddette "minori".
La cultura ma anche l'architettura (progetto affidato a un archistar giapponese) entrambe di qualità hanno reso vitale una cittadina (36 mila abitanti) colpita dalla crisi.
Un po' come se gli Uffizi decentrassero una piccola parte (lo dico ben consapevole delle differenze) sulla ... povera Montagna Pistoiese.
Mutatis mutandis, ho in mente questo tipo di scenari per un territorio che in linea d'aria dista poche decine di km dalla congestione di Firenze e che potrà sottrarsi a un destino di abbandono solo se si riuscirà (prima o poi) a battere e a vincere le sfide della qualità ...
Ma altre ipotesi (magari coinvolgendo università, centri di ricerca di eccellenza) potrebbero essere studiate, anche nei servizi e anche in varie altre branche della cultura e del web (oggi, in particolare, con le reti che azzerano le distanze) per restituire speranza a terre altrimenti vittime dello spopolamento ... E dove, purtroppo, anche a causa delle debolezza del certo politico (locale ma soprattutto regionale), troppo spesso nell'estate 2013 si sentono fare i discorsi che si sentivano fare nell'estate 1993, se non prima.