lunedì 7 gennaio 2013

LA MONTAGNA TRA LEGGENDE DI IERI E MISTERI DI OGGI

di MARCO FERRARI

Il divieto...
370mila € per ripristinare il guado/guaio del Sestaione e zone adiacenti dopo la piena di novembre – Una storia infinita di sprechi proprio mentre si costringono i cittadini a tirare la cinghia?


CUTIGLIANO. Dalla Buca delle Fate alla Torre del Fattucchio (passando dalla Frassa): quattro passi nel tempo e nel bosco tra leggende di ieri e misteri di oggi.
La giornata si preannuncia perfetta. Il sole unito ad un’aria tersa e pungente è un invito per montanari e montanini a fare un’escursione ritemprante su mulattiere e piccoli sentieri. La meta è la Torre del Fattucchio, un macigno di arenaria che si stacca imponente dal monte Cardoso e domina la sottostante Val Sestaione. L’escursione, pur di breve durata, non va sottovaluta, siamo sempre in montagna e la prudenza non è mai troppa.
Raccogliamo le prime informazioni su internet, trovandole sul sito del Comune di Cutigliano (www.comune.cutigliano.pt.it). Sul depliant, che scarichiamo, viene indicata la durata, circa un’ora, e la difficoltà, media. Memorizziamo i riferimenti utili per seguire l’itinerario e prepariamo l’occorrente: un paio di scarponcelli da montagna comodi e ben rodati, la giacca a vento e lo zaino con dentro: berretto, guanti, una bottiglietta d’acqua, un piccolo binocolo, l’inseparabile D200 per fare due foto e ovviamente il Codice della Strada, non si sa mai. Ritrovo e partenza alle 14 di fronte alla Chiesa di Pian degli Ontani.

CONDANNATI ALLO SPRECO PERPETUO

La storia che ci racconta Marco Ferrari, oltre che vera – e bastano i documenti a cui fa riferimento –, è anche grottescamente tragica: per il ponte portato via dalla piena, èccoti qua 740milioni delle vecchie lire.
Quel ponte – se riguardate le foto pubblicate qui e qui – faceva schifo prima e farà schifo anche dopo il suo riadattamento.
Ma seguite bene tutto il ragionamento di Ferrari. Lo seguano anche il Prefetto e la Procura della Repubblica, ma anche la Corte dei conti.
Poggiate l’occhio anche sul mulino: una spesa che non serve a nessuno; quattrini buttati via. Quanti in tutto?
Facciàmone, di questi esempi, degli emblemi-stendardo dell’Italia allo sfascio attraverso una Regione allo sbando – quella stessa che, con il Governatore Rossi, s’è vista fumare 400 milioni di € di sanità a Massa, per Rolex d’oro, macchine e puttanate (vere e metaforiche) varie.
E niente cambierà – statene certi – neppure con il nuovo che avanza, allorquando Bersani, con la sua schiera di sopravvissuti, smetterà di raccontare favole e passerà a raccontare fole (tanto basta cambiar parola…).
Chiudete questi rubinetti di spreco, per favore! Fate pagare i Bim a chi deve pagarli, Carluccio Ceccarelli compreso.
E andatevene a casa, politici. Tutti, tutti insieme e tutti quanti.
Senza girarvi indietro, senza chiedere – come qualche accattone pistoiese – 300 firme per essere infilato in un listino.
Ormai tutti i vecchiacci logori devono essere infilati solo in un posto: un bel loculo cimiteriale.
Monti per primo, ovviamente.
Edoardo Bianchini
Da qui, seguendo il viale dedicato alla poetessa Beatrice, in 15 minuti di strada asfaltata si giunge alla Frassa. In questo breve tragitto, troviamo, ai margini della strada dei blocchi di pietra con su scolpite rime e versi composti quasi due secoli fa dalla poetessa pastora.
Prima sosta e primo luogo leggendario, la piccola Buca delle Fate. Un anfratto tra le rocce arenarie da dove, dalle viscere della terra, risale una corrente d’aria a temperatura costante.
Di passo svelto arriviamo al posteggio della Pizzeria “La Diga”, dove terminata la strada asfaltata, imbocchiamo una mulattiera. Il cartello di divieto, già notato la scorsa volta (vedi: Un guado/un guaio. Il ponte sul Sestaione a La Frassa) ci attende minaccioso.
Questa volta siamo però attrezzati e con il Codice della Strada possiamo provare a decifrare il mistero. Si tratta di un divieto di transito con apposta anche un’indicazione di pericolo, ma di cartelli triangolari, indicanti “Pericolo generico” non ve ne sono. Essendo pedoni, non abbiamo nulla da temere e possiamo tranquillamente proseguire. Un cartello che dovrebbe vietare il transito veicolare, ma con solo una raccomandazione a non farlo perché è pericoloso. Il cartello non è infatti posizionato, come peraltro prescrive il codice della strada, al centro della carreggiata, ma in posizione defilata al margine di essa.
La Frassa
Ma se è effettivamente il transito è pericoloso, come recita l’anomala segnalazione posta sotto il cartello di divieto, perché non ripristinare quella sbarra, svelta ed appoggiata a ridosso del muro di recinzione dell’ormai dismessa diga dell’Enel? Con una spesa di poche migliaia di euro si sarebbe risolto il problema. Invece no!
Poco più in là il ponte/guado/guaio, atto a far attraversare veicoli il cui transito è vietato, viene ripristinato con un’inondazione di finanziamenti pubblici. Finanziamenti concessi per i danni causati dalla piena di metà novembre, cui, questo manufatto ibrido tra un ponte e un guado, è stato forse determinante nel creare il guaio, visto e constatato lo sbarramento creatosi con l’occlusione totale delle due piccole arcate del ponte.
Il paesaggio è dei più belli: le vette innevate, il torrente impetuoso, il clima rigido, sembra di essere nel Klondike, e forse l’oro qui c’è davvero. La leggenda, che ammanta di mistero la “Torre del Fattucchio”, narra infatti di un favoloso tesoro nascosto da gnomi e folletti e protetto da un terribile sortilegio di una fattucchiera, da qui il nome di “Fatuchio”. Ovviamente storie da raccontare a “veglia” come si usa ancora fare in queste zone, intorno al fuoco di un camino.
Non sono storie invece gli atti pubblici che certificano l’odierno tesoro di 370.000,00 €, per realizzare e ripristinare il guado/guaio e zone adiacenti. Ai 60 mila euro iniziali, serviti per finanziare la realizzazione, parole del Sindaco di Cutigliano Carluccio Ceccarelli “non del tutto diciamo ad opera d’arte” del coso, con la logica del «tanto pagano i contribuenti» (pag.11 della Deliberazione del Consiglio Comunale n. 36 del 29/11/2012), si aggiungono i nuovi finanziamenti ottenuti dalla Regione Toscana di 120 mila euro per “Danneggiamento attraversamenti guadi e esportazione di parte di scogliera in destra e sinistra idraulica, sistemazione e regimazione alveo fiume Sestaione con pericolo di inondazione verso le abitazioni in località la Frassa”, come da delibera della Giunta Comunale n.178 del 29/12/2012; e di 150 mila euro per “Costi ripristino dissesto del versante interessato dall’evento dell’11 novembre 2012 con danneggiamento della viabilità a seguito di erosione del fiume Sestaione con isolamento di abitazioni in località Case Mori e Costi”, come da delibera della Giunta Comunale n.177 del 29/12/2012 (vedi le delibere). Una vera inondazione di denari pubblici. Dalla delibera del consiglio comunale si apprendono però anche le motivazioni giustificative di tali imponenti spese:
1) “intanto un’area dove c’è un interesse dell’Enel”;
2) “c’è un mulino”;
3) “a monte ci sono tante abitazioni, tante seconde case, circa 30 villeggianti che la frequentano d’estate”;
4) “Ci sono dei residenti, tant’è vero che abbiamo dovuto fare delle giustificazioni per le assenze a scuola”;
5) “c’era una petizione popolare da tempo”.
Una sciorinata di giustificazioni che le opposizioni si sono bellamente bevute, senza se non con pochissimo ribattere, anzi quasi scusandosi. Chiedendo i giustificativi tangibili, non viene messa in discussione l’autorità e la rispettabilità delle persone. È un insegnamento vecchio di duemila anni. Nostro Signore alla richiesta “se non vedo non credo” di Tommaso, non si scandalizzò e di buon grado, si fece toccare nel suo costato. Quindi: perché non chiedere la petizione che sicuramente è protocollata in Comune? Perché non chiedere copia delle giustificazioni scolastiche? Perché non ribattere che la diga dell’Enel è ormai dismessa e l’accesso è al di qua e non al di là e prima di quell’ultimo ponte. Perché non far presente che il mulino di proprietà comunale, ristrutturato recentemente, che dovrebbe essere un attrazione turistica, è sempre chiuso e non vi sono cartelli che indichino a chi rivolgersi per visitarlo?
Il mulino... chiuso
In ultima istanza, come fatto marginale, si apprende, che nella società che gestisce la centrale idroelettrica posta nella sponda opposta, fa parte anche lo stesso Sindaco. Qui sarebbe stato d’obbligo chiedere conto dei B.i.m., i sovraccanoni idrici mai richiesti a questa ed altre società da ben 5 e forse più anni andati in prescrizione (vedi). Richiesta di pagamento a carico della ex-Comunità Montana – ultimo Presidente Carluccio Ceccarelli – e beneficiari i Comuni, tra cui anche quello di Cutigliano.
Fra un macigno ed un altro (forse anche quello che frena le opposizioni) proseguiamo il cammino e in poco tempo, circa 40 minuti, passiamo dalle ombre della valle, ad un sole quasi primaverile. Raggiungiamo la “Torre del Fattucchio”, ammiriamo il vasto panorama, scattiamo due foto e appena il sole inizia a tramontare dietro i monti sopra Pian di Novello, riprendiamo la via del ritorno, facendo attenzione a non scivolare sul sentiero reso insidioso da sassi e foglie secche.
Ritornati in località della Frassa, con sorpresa ci accorgiamo che è possibile attraversare il torrente a valle della diga e del guado/guaio, con un ponte, un vero ponte – solo pedonale – che poggia su due alte colonne in pietra collocate sulle due opposte sponde del torrente. Sotto di esso c’è un guado, un vero guado.
E il mistero di oggi s’infittisce...


La sbarra rotta

Il vero ponte

Il guado/guaio

Il vero guado

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Marco Ferrari.
[Lunedì 7 gennaio 2013 - © Quarrata/news 2013]

1 commento:

  1. Notevole racconto.

    Consiglierei alla Corte dei Conti (e magari anche alla Procura della Repubblica, quella di Pistoia. Intendo la "Procura", non la "Repubblica") di far scavare dalle parti di quella torre (mi riferisco al "Fattucchio"): lì sotto si troverà, di sicuro, il tesoro sparito nella Comunità Montana.
    E nessuna paura della "fattucchiera": è volata via; si vergognava troppo !

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