giovedì 10 gennaio 2013

LORENZO DEL PERO. UN CD NIENT’AFFATTO FACILE CON GOCCE DI DOLORE E DI SUDORE

di LUIGI SCARDIGLI

Lorenzo Del Pero
Una voglia indimenticata ed indimenticabile di vivere – Continui richiami al passato, segnali di passione e studio

PISTOIA. A forza di ascoltare, fino all’esaurimento, Fabrizio De André e Jimi Hendrix, Bob Dylan e Giorgio Gaber, ed avendo aspirato musica negli anni suoi più floridi, dai Doors alla new age e sulla base di una struttura musicale e vocale degne di essere definite tali e dunque riconosciute come originali, si fa presto a lasciarsi contaminare fino all’esasperazione.

A questo poi, aggiungiamoci anche – ed è inevitabile – le gocce di dolore e di sudore delle quali trasuda l’intera registrazione, e l’equazione si svolge da sé, fino a dare il quadro, approssimativo, sì, ma abbastanza fedele, del Cd che uscirà tra giorni di Lorenzo Del Pero, Cd omonimo, come non avrebbe potuto avere altro titolo, del resto.
Certo, la profonda e datata reciproca conoscenza che non ci ha mai legato abbastanza potrebbe facilmente essere un limite a questa mia dissertazione sulla sua opera che ho l’onere e l’onore di recensire. Ma lo faccio con tutta la felicità, la presunzione e l’entusiasmo che mi lega indissolubilmente a questo mestiere iniziando con il dire che l’album Lorenzo Del Pero è una gran cosa: sottilissimo, soffertissimo, schivo agli applausi a scena aperta, distante da ritrovi oceanici, preferibilmente appartato, intimo, confessionale, seppur i decibel del suo diaframma hanno la potenza di scuotere torpori.
Ad assecondare questa sua libera autoflagellazione, con alcune chance di resurrezione che vanno coltivate, altrimenti si depotenziano fino al loro svilimento, musicisti in grado di percepire, oltre al groove, anche e soprattutto lo stato d’animo portante dell’intero lavoro: Davide Malito Lenti alla batteria, Carlo Romagnoli al basso, Carlos Perez alle percussioni, Alice Chiari al violoncello, David Fisicaro al contrabbasso e con la partecipazione, in una delle dieci tracce, la prima, quella che scopre immediatamente l’umore dell’intera registrazione (Saltimbanchi), di Maurizio Geri alla chitarra.
I testi, la voce e l’arrangiamento, sono suoi, naturalmente, di Lorenzo Del Pero, coadiuvato, nella messa a punto del lavoro, da Daniele Landi, che è anche, con Simone Ferrini, il produttore di questa incisione, partorita nel settembre dell’anno scorso; fotografo del cofanetto, Giacomo Fé.
Veniamo al disco, ora. Io l’ho ascoltato e riascoltato in macchina, viaggiando e cercando di farmi suggerire la direzione giusta; senza trovarla. Anzi, ad ogni bivio sono stato colto dallo stupore, prima che dalla sorpresa, di non saper quale direzione prendere, anche al cospetto di incroci che fino all’ascolto di Lorenzo Del Pero potevo affrontare con una benda sugli occhi. No, non è affatto facile, sentire Del Pero, anche se la musicalità è oggettivamente fiera e anche i testi paiono meno cruenti e omicidi di quel che realmente sono in virtù della dolcezza con la quale vengono offerti, rimati, ritmati e confezionati.
Ascoltare il Cd di Lorenzo Del Pero è come ascoltare Lorenzo Del Pero; oh sì, certo, seduti ad un tavolo di un’osteria fuori porta, ma anche in un pub tra le mura, occorre seguire il suo filo in religioso e scrupoloso silenzio, onde evitare di perdersi tra i suoi sguardi a volte beffardamente cupi; quando canta è bene tenersi lontano dagli amplificatori, invece, altrimenti le urla agonizzanti di una morte incombente ma che pare allontanarsi con sistematica frequenza potrebbero stordirvi. È ricco di fraseggi, il lavoro, di continui richiami al passato, segnali inequivocabili di passione e studio, contaminazione e rielaborazione, personalità e senso delle cose, più che della misura.
C’è la voglia indimenticata ed indimenticabile di vivere, nelle odi di Lorenzo, il terrore di morire, a stento, tra l’altro, la riconoscenza di chi ha avuto la forza ed il coraggio di aspettare e vederlo risorgere. Un crooner con un diaframma in si bemolle, un Leonard Cohen con l’ugola di Alberto Fortis, un Lorenzo Del Pero che somiglia, maledettamente, se stesso e che ora dovrà affrontare la lunga e faticosa opera di presentazione di un Cd la cui gestazione ha già avuto, in ogni senso, del miracoloso.
Il primo quadro, Cezanne, riuscì a venderlo il giorno del suo 56esimo compleanno: i sogni, qualche volta, si avverano!

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 10 gennaio 2013 - © Quarrata/news 2013]

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