mercoledì 18 settembre 2013

MONTAGNA IN DISMISSIONE. MA QUANTI SFORZI PER VARARE IL COMUNONE!


di FELICE DE MATTEIS

Gambetta Vianna e Venturi sembrano essersi mossi all’unìsono sostenendo l’assoluta importanza del referendum…

PISTOIA-MONTAGNA. Le elezioni si avvicinano, i coltelli si affilano. Le umane prospettive di carriera politica pure.
Sul blog sono pubblicati i due comunicati stampa dei consiglieri regionali Venturi (Pd = Partito Democristiano) e Gambetta Vianna (Più Toscana) sul Comunone/Dynamone. Sono uguali nella sostanza come se i nostri amici si fossero ritrovati assieme per insieme inoltrare questo florilegio che è un parto fiorentino, non di Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio Regionale, ma sicuramente di un entourage culturale partorito in ben altri ed altisonanti locali.
Ipotizziamo lo storico Caffè Giubbe Rosse, in Piazza della Repubblica a Firenze, durante un amichevole caffè e confronto fra i due sul Comune Unico, silenziosi ma presenti i vari Marinetti, Soffici, Prezzolini, Vladimir Il’ič Lenin (appassionato di scacchi), Montale, Malaparte, Pound, e via nominando; perché un documento siffatto è roba rara per la Montagna: qualche traccia la troviamo nel Villari, nel Repetti o nella Conferenza di Programma per la Montagna Pistoiese – Presidente della Provincia il Venturi nel secolo scorso – o, per finire, come ci racconta la Relazione Eller, nei gabinetti della ex Comunità Montana.
Dunque, i due fratini, ed in fondo comprenderete perché, si muovono all’unìsono, comunicano seriosamente che il referendum s’ha da fare, tutti e due mossi da documentabile interesse per la Montagna e preoccupatissimi per la “boutade secessionista” che il Danti sparacchia per intimorire la regione e costringerla – pensiamo maliziosamente – a ricomprarsi l’altro 50% di capitale già investito gratuitamente nelle varie Società nelle quali Danti e Galli (quest’ultimo sparito dai soci fondatori del Comunone/Dynamone…) hanno i loro legittimi interessi. Ma su questo torneremo.
I nostri due fraticelli ci dicono che il referendum è la strada maestra per arrivare al Comunone ben sapendo:
1° – l’operazione puramente strumentale di una miscellanea di Comuni con storia, cultura e specificità – oltre alla posizione geografica estesa dalla Lucchesia all’Emilia – non è francamente ammissibile e percorribile;
2° – le persone hanno compreso che le deleghe politiche affidate ai vari azzeccagarbugli producono solo danni e i cittadini della Montagna pretendono di riappropriarsi dei propri diritti, e l’assemblea alla Baccarini del 13 u.s. ne è la dimostrazione, e fra questi il rifiuto di essere considerati “diversi” dalle varie lobbies che comandano in Regione e giù andando, perché numericamente ininfluenti fino a quando la preferenza di voto al singolo candidato non tornerà ad essere un diritto;
3° – se Venturi avrà la faccia di ricandidarsi alla Regione (e l’avrà) e magari oserà sperare in un assessorato, non potrà certo portare a suo vanto l’opera svolta in Montagna e l’eventuale Comunone che dovesse nascere – e quindi il suo completo controllo partitico – non potrebbe, come forse lui crede, ma non avverrà, portargli benefici numericamente consistenti.
L’altro fraticello, il bravo Gambetta Vianna, potrebbe vantare verso il suo prossimo elettorato di riferimento (in Valdinievole o ai confini con Pistoia?) una operazione che non andrà in porto, ma comunque vada, gli possa fare acquisire meriti di politico che si “dà da fare”.
4° – Tommaso Braccesi, in un intervento pubblicato anche da questo blog, fa riferimento alla Unione dei Comuni montani come strumento di armonizzazione dei servizi e di accesso a finanziamenti specifici per il territorio. Braccesi è del Pd (Partito Democristiano), come Venturi. La politica ha il dovere di offrire domande e dare risposte. Senza tanti tavoli, tavolozze e giochi di scacchi. Come stanno facendo i due fraticelli, Gambetta e Venturi, con comunicati, a parere nostro, ipocriti. Loro si beccano laute mensilità; loro hanno il dovere di prendere posizioni nette quando il momento lo richiede. Non troveranno sempre una Silvia Cormio disposta a prendersi le randellate, il più delle volte volute e cercate, ma a questo punto anche volutamente indotte…
La Montagna non ha delegato due fraticelli a rappresentarli; il Canto XXIII dell’Inferno, quello dedicato agli ipocriti, di un certo Dante Alighieri, è già pieno: per voi, Ventura e Gambetta non c’è posto; comunque: taciti, soli, e senza compagnia (!!!) / N’andavan l’un dinnanzi e l’altro dopo (prima Gambetta o prima Venturi? – n.d.r.) / Come i frati minor vanno per via

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[Mercoledì 18 settembre 2013 | 07:34 - © Quarrata/news]

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