PISTOIA. Il Tirreno di stamattina racconta a tutti quello che noi avevamo già fatto sapere, fin dal 14 scorso, con il post Tutto pronto per l’assemblea all’auditorium il 26 marzo (vedi).
Ecco cosa scrive il quotidiano.
All’auditorium
l’assemblea dei soci Aias
Si svolgerà all’auditorium di via Panconi sabato 26 marzo l’assemblea dei soci dell’Aias, quella richiesta più volte dai soci, sempre negata dal commissario Giulio Francesco Bagnale (nella foto) e infine fissata per decisione del giudice.
Nei giorni scorsi il professionista delegato dal giudice Filippo Fontani, cioè il notaio Ruggiero Alberto Rizzi, ha chiesto alla Provincia l’utilizzo della palestra dell’auditorium per l’assemblea e l’ente guidato da Federica Fratoni ha prontamente risposto in modo affermativo. Del resto i soci che saranno chiamati in assemblea sono ben 432.
L’assemblea fu richiesta dai soci poco dopo il commissariamento dell’Aias pistoiese da parte dei vertici nazionali dell’associazione. Vi potrà partecipare lo stesso commissario Bagnale, che potrà spiegare i motivi del commissariamento. I soci potranno presentare documenti e mozioni sulle vicende della loro associazione.
Fa sempre più impressione, però, il pervicace mutismo di tutte le autorità cittadine su questo problema.
Fanno tutti finta di non sapere, secondo il più classico cliché di questa città blindata dal silenzio.
1. Fratoni e Berti si sono schierati per il salvataggio dell’Aias. Ma cerchiamo di intenderci: l’Aias non è mai stata in crisi, né ha mai rischiato una chiusura.
2. Bardelli e Pancaldo non hanno fatto altro che ripetere che Bagnale e Lo Trovato stavano decapitando Aias, nuovo centro di via San Biagio e perfino le persone – quelle radiate dal presidente nazionale. Ma cerchiamo di intenderci: Bagnale ha offerto almeno tre volte, per scritto (e noi abbiamo pubblicato le prove in mezzo all’indifferenza generale: un’indifferenza che fa vergogna a questa città!), di far ripartire i lavori. Non ha mai ricevuto risposta dalla Fondazione Santa Maria Assunta in cielo, né smentite da Bardelli. E dunque, chi era il cattivo, il contumace? Non certo Bagnale…
3. Il vescovo Bianchi, che pure vuole accreditare una sua attenta e consapevole passione per l’informatica e i social forum, ha fatto finta di ignorare questo blog e non ha mai risposto. Neppure alla lettera personale che gli abbiamo inviato. E non è difficile capire perché: è ovvio che non sa cosa dire dinanzi alla storia in sé e ai trasferimenti di Bardelli dalle casse dell’Aias a quelle di Tvl, che è – o dovrebbe essere – non si sa di chi, se di Bardelli stesso, di don Pancaldo o della curia medesima.
Non vi sembra che sia, anche questo, un bel pasticcetto del gioco dei muti?
4. Il blog del vescovo – basta leggerlo – altro non ha fatto che parlare di dottrina sociale della chiesa, richiamando tutti alla più ligia e osservante onestà e chiarezza, seminate e fatte crescere sul terreno della trasparenza: ma non ha scritto una riga sui milioni-miliardi dell’Aias-Tvl. Che strano, però!
5. I benefattori dell’Aias, quelli cioè che avrebbero dato fondi per costruire il centro di via San Biagio (Fondazione Caripit e Finanziaria Sant'Andrea-Carrara) hanno anch’essi perso la lingua, nonostante fossero stati chiamati al senso della responsabilità da parte di Bagnale, l’orco nero venuto da lontano per rovinare Bardelli e il suo séguito.
6. Neppure la ditta costruttrice (geom. Paolo Conti), sempre avvisata delle iniziative del commissario da Bagnale stesso, ha battuto ciglio.
Che dire a questo punto? Come fare a non pensare che ci sia stato un ben preciso ordine – non si sa da chi dato – di non aprire bocca e di cucirsi le labbra? La Nazione è partita lancia in resta e ha fatto come i pifferi di montagna, è tornata con le pive nel sacco, chiudendo l’argomento e non tornandoci più sopra. Il Tirreno ha pedalato su una bicicletta un po’ sghemba, sbrindellando qua e là.
Forse uno dei prossimi giorni vi racconteremo ancora altri particolari di questo tsunami pistoiese – ovviamente tra l’indifferenza di tutti. Ma non importa.
Qualcuno dovrà pur farlo, per evitare che le autorità pubbliche e i pistoiesi siano più bravi dei giapponesi nel nascondere il disastro radioattivo di via San Biagio.
Lo faremo anche perché i muti non credano che siamo tutti dei perfetti dementi e dei beoti che non sanno vedere e ragionare con la propria testa, e che applaudiranno comunque quando a qualcuno toccherà (chissà con quanto merito) la coccarda del winner.
Insomma: si dovrà pur far capire ai sordi che il sistema Pistoia – che un intellettuale come Leonardo Sciascia avrebbe definito, con terminologia manzoniana, sistema don Abbondio – non può e non deve passare sotto il silenzio di cui, ogni mattina, si copre e in cui, in ogni momento, si autoseppellisce!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 18 marzo 2011]
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