PISTOIA-PIANA. Inceneritore sempre al centro delle polemiche.
Oggi intervengono, sui due giornali di cronaca, gli avvocati di Fazio e Capocci, con la premessa che non ritengono di regola né corretto né opportuno affrontare le tematiche processuali nelle sedi esterne al processo, però lo fanno.
È la solita contraddizione del teatrino della giustizia.
Hanno ragione tutti. Sempre.
* * *
Montale
Inceneritore
Gli avvocati
«I carboni erano idonei»
Sul secondo processo per l’inceneritore, quello iniziato l’altro ieri per la vicenda delle analisi sui carboni, intervengono i difensori dei due imputati. «Non riteniamo di regola né corretto né opportuno – scrivono gli avvocati Cecilia Turco e Andrea Niccolai – affrontare le tematiche processuali nelle sedi esterne al processo, ma la reiterata e insistente strumentalizzazione delle vicende processuali ad uso politico ci costringe ad alcune considerazioni.
L’ex presidente del Cda del Cis, architetto Angelo Fazio, e il capo impianto Capocci sono chiamati a rispondere della violazione di una prescrizione, quella della immissione dei carboni senza analisi, senza che di tale circostanza vi sia mai stata segnalazione dagli organi deputati al controllo, Provincia ed Arpat, semplicemente perché il fatto non è mai accaduto. Le indagini partono da una segnalazione di un medico funzionario della Asl che di iniziativa propria e sulla base di ricostruzioni personali e, a nostro avviso completamente errate, ha prospettato una tesi accusatoria infondata. Un fatto è certo: i carboni utilizzati erano accompagnati, come previsto dalla legge, da un certificato che ne attestava la idoneità, essi sono stati analizzati, come prescritto, anche dal Cis, quindi, doppia analisi. Nel periodo in questione, infatti, l’impianto ha sempre funzionato nella norma, anche e soprattutto per quel riguarda il rispetto dei parametri massimi previsti dalla legge per la diossina, come accertato dagli organi competenti con vari ripetuti sopralluoghi ed analisi. Nessuna contestazione in tal senso è stata mossa dalla Procura e non è ovviamente oggetto del processo».
L’ex presidente del Cda del Cis, architetto Angelo Fazio, e il capo impianto Capocci sono chiamati a rispondere della violazione di una prescrizione, quella della immissione dei carboni senza analisi, senza che di tale circostanza vi sia mai stata segnalazione dagli organi deputati al controllo, Provincia ed Arpat, semplicemente perché il fatto non è mai accaduto. Le indagini partono da una segnalazione di un medico funzionario della Asl che di iniziativa propria e sulla base di ricostruzioni personali e, a nostro avviso completamente errate, ha prospettato una tesi accusatoria infondata. Un fatto è certo: i carboni utilizzati erano accompagnati, come previsto dalla legge, da un certificato che ne attestava la idoneità, essi sono stati analizzati, come prescritto, anche dal Cis, quindi, doppia analisi. Nel periodo in questione, infatti, l’impianto ha sempre funzionato nella norma, anche e soprattutto per quel riguarda il rispetto dei parametri massimi previsti dalla legge per la diossina, come accertato dagli organi competenti con vari ripetuti sopralluoghi ed analisi. Nessuna contestazione in tal senso è stata mossa dalla Procura e non è ovviamente oggetto del processo».
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[Sabato 5 marzo 2011]
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