CASALGUIDI. Leggete con attenzione questo intervento del comitato cittadino di Casale e riflettete pacatamente su cosa sia il nostro tempo, così democratico, così legalitario e così capace di offrire qualsiasi forma di impunità a chi, nel pubblico, sbaglia pur essendo pagato per lavorare con più attenzione di un semplice lavoratore privato.
Dopo avere fatto mente locale alla situazione, interrogatevi anche su cosa abbia voluto dire, per la nostra bella Italia – della quale oggi sono tutti profondamente innamorati, fino all’esibizione di un tricolore a ogni finestra della propria casa –, la riforma morale di tangentopoli e, in séguito, la riforma Bassanini, con annessi e connessi.
Paghiamo fiumi di quattrini a dipendenti pubblici, funzionari, dirigenti, per avere una qualità del servizio che fa sempre più schifo.
E quando sbagliano, poco manca che i responsabili (?) della cosa pubblica, cioè i politici, invece di aprire serie inchieste e azioni disciplinari esemplari, non diano un diploma di benemerenza a chi ha sbagliato. E magari solo perché o sono compagni/amici di partito o sono loro – i funzionari – a contare più dei rappresentanti eletti dal popolo.
E io pago, diceva Totò.
* * *
Cassero. Il Comitato cittadino
boccia le scelte
dell’amministrazione comunale
«Una presa in giro l’indagine interna»
«L’indagine interna sul caso “Cassero” è stata fatta solo al fine di spargere fumo negli occhi della gente, prendendo in giro tutti. E, tra gettoni di presenza e oneri di gestione, è costata al Comune più di mille euro». Il Comitato cittadino di Serravalle, a pochi giorni dalla chiusura dell’indagine interna sui disservizi di Palazzo (con la diffida del 17 febbraio 2009 della Provincia a Pistoiambiente arrivata agli uffici comunali di Serravalle ma mai comunicata a sindaco e assessori), boccia in pieno le scelte dell’amministrazione locale. «Sono stati spesi dei soldi per poi arrivare in consiglio senza nemmeno prendere provvedimenti nei confronti dei funzionari che hanno sbagliato, ma addirittura facendo finta di dar la colpa a un sistema informatico che non ha funzionato bene». Al centro della polemica, la totale assenza di misure atte a punire eventuali “colpevoli”. Insomma, la commissione III, secondo il Comitato, avrebbe lavorato per mesi, giungendo a delle conclusioni (la lettera è rimasta ferma all’ufficio Ambiente e non è stata data in mani politiche) ma senza poi agire contro chi ha commesso le leggerezze in questione. Il fatto, sempre a detta del Ccs, sarebbe ancora più grave vista «la mancanza di un atto formale con cui si dava incarico alla commissione III di procedere con l’indagine ». «Non vi sono documenti - scrivono dal Comitato - che dimostrino che un tale mandato sia mai stato fatto. Rilevazione da cui si evince ancora di più che l’approfondimento in questione è stato solo fumo negli occhi dei cittadini ».
[Fonte: Il Tirreno, 12 marzo 2011]
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[Domenica 13 marzo 2011]
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