PISTOIA. La diocesi, su indicazione del vescovo Bianchi, ha intrapreso anche iniziative in merito all’acqua come dono di Dio e bene comune.
Tutto questo risulta molto bene inserito nella dottrina sociale della chiesa.
Quella pistoiese, però, evidentemente si dimentica – al di là delle questioni politiche, su cui sembra essere molto attiva e sveglia – del dovere della propria azione responsabile e degli obblighi che ha, indistintamente nei confronti dei fedeli e dei laici, non solo in relazione agli aspetti sociali, ma anche in rapporto ai propri comportamenti che investono il suo porsi ed essere chiesa della perfetta e completa ortodossa moralità nel momento in cui manipola, e/o fa manipolare, risorse pubbliche e sociali a quanti, ruotando in àmbito curiale, lavorano e si impegnano per la curia e i suoi beni materiali e secolari.
Sappiamo bene, eccellenza Bianchi, che siamo assolutamente molesti, nel ripetere la solita solfa come un disco rotto: la solfa dell’Aias.
Ma l’Aias ha passato e macinato al suo molino i soldi dell’Usl, dell’Asl, della sanità e della collettività, sia pistoiese che toscana: è quindi giusto e santo ricevere da lei, vescovo, guardiano e garante della fede di questa diocesi, una parola che rassereni sul corretto uso di tali risorse, oppure una onesta ammissione di errore con un doveroso e contrito Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato…
Ciò perché ci girano in testa alcune parole di Cristo che sembrano messe apposta da parte: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt., 4, 4).
In questo caso non di sola acqua vive l’uomo – e dalla bocca di Dio escono parole di verità, sempre e comunque: non di nascondimento o di sviamento del discorso.
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Campagna della diocesi
Acqua dono di Dio e bene comune
Dobbiamo imparare a usare l’acqua con sobrietà e senza spreco: è il quinto invito di una campagna particolare – tutta rivolta all’acqua – cui la diocesi di Pistoia ha aderito, su indicazione del vescovo Bianchi e tramite due suoi uffici pastorali. Si chiama “Una campagna per il tempo di Pasqua” ed è promossa dalla rete interdiocesana “Nuovi stili di vita” con l’adesione di una dozzina di diocesi italiane. Il “manifesto” si compone di undici punti ed è diviso in quattro capitoli. Il primo (“Acqua: dono di Dio e bene comune”) ha un carattere più pastorale ricordando come l’acqua sia «uno dei grandi doni della Creazione, tramite i quali Dio dona la vita a tutte le creature». Riprendendo il compendio della dottrina sociale della Chiesa, il manifesto precisa che “l’accesso all’acqua è un diritto universale inalienabile” per poi aggiungere che la campagna per l’acqua è «una proposta cristiana al di sopra di ogni schieramento politico, un invito ad adottare stili di vita e comportamenti che tutelino questo bene prezioso comune, garantendone la disponibilità per tutti».
Nel capitolo successivo (“Stili di vita amici dell’acqua”) non mancano proposte concrete per non sprecare l’acqua: scegliere, ad esempio, la doccia al posto della vasca, non lasciare rubinetti aperti, evitare le perdite, fare attenzione nella scelta dei prodotti, privilegiare l’uso dell’acqua da rubinetto e, quando è assolutamente necessario usare l’acqua minerale, allora preferire almeno quelle imbottigliate vicino casa (“a chilometro zero”). Si entra poi in una dimensione più “politica” sottolineando come quello all’acqua sia “un diritto da tutelare”: l’acqua non può essere trattata come una “mera merce”; le autorità devono garantirne “la qualità”; la gestione dell’acqua deve essere “comunitaria, orientata alla partecipazione di tutti e non determinata dalla logica del profitto”. E si mettono i piedi anche nell’attualità stretta in vista dell’imminente referendum sulla gestione dell’acqua. L’invito è a “partecipare attivamente al dibattito” davanti a un appuntamento “che mira a salvaguardare l’acqua come bene comune e diritto universale, evitando che diventi una merce privata ma ripubblicizzandola mediante una forma di gestione pubblica e partecipata dei servizi idrici”. Tutto “religioso” l’undicesimo e ultimo “comandamento” con un invito alla preghiera, e all’azione, nei giorni di Quaresima. «Contempliamo l’acqua, nella preghiera personale e comunitaria come nelle pratiche, come un segno di quell’amore vivificante che Dio offre a ognuno di noi e alla famiglia umana».
[Fonte: Il Tirreno]
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[Sabato 12 marzo 2011]
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