Un lettore ci scrive:
È stata sicuramente una bella festa, anche se il tempo non ha certamente dato una mano.
Non è mancata però neppure qualche stonatura, come i fischi a Berlusconi o l’assenza di alcuni parlamentari leghisti nell’aula di Montecitorio, puntualmente strumentalizzata.
Da quanto ascoltato in TV alcuni noti personaggi politici, ahimè, non sapevano esattamente cosa fosse accaduto in quel preciso giorno. Ma lasciamo perdere, non è questo il punto anche se la dice lunga sulla loro preparazione.
Alla stazione di Pracchia si è svolta una manifestazione contro i tagli alla Porrettana, quella linea che nel 1864 rappresentò il primo vero collegamento fra il nord ed il sud dell’Italia.
Si è trattato sicuramente di una celebrazione polemica del 150°anniversario ma indubbiamente significativa di una situazione che, sia da un punto di vista storico che logistico data la sua collocazione di confine con la provincia di Bologna, denota come dopo un secolo e mezzo ci sia ancora tanto lavoro da fare.
Orbene mi chiedo, perché accanto alle bandiere di Toscana e Emilia sventolava solo quella della Lega? Perché insieme al Sindaco di Granaglione non c’era nessun rappresentante delle istituzioni pistoiesi? Berti e Fratoni non ricordano o si sono già pentiti di quanto hanno dichiarato pubblicamente pochi giorni fa proprio a Pracchia?
Al tavolo in Regione devono avere la possibilità di partecipare proprio tutti: comitati, proloco, associazioni, sindacati, Regione Emilia, Provincia di Bologna, Comune di Granaglione, ovvero chiunque possa portare un fattivo e reale contributo, non fosse altro perché vive in quelle specifiche realtà e conosce bene le quotidiane necessità di quella gente. Questo sarebbe veramente un atto per dimostrare coesione e unità, senza parlare di “democrazia partecipata”, espressione ora tanto di moda.
Perché non dobbiamo scordare che i festeggiamenti sono momenti importanti da vivere, ma passano, mentre i problemi restano.
Sandro Angelino
* * *
Caro lettore,
lei non tiene presenti due fattori importanti.
Il primo è che le mode – che fanno parte della nostra realtà così democraticamente evoluta – sono un vero cancro, che ci ammazza di vizza e ammuffita retorica.
Anche il 150° anniversario dell’Unità ha avuto una bella smaltata di moda, più che una vera e propria convinzione di unità nazionale, alla base. Questo lo diciamo, anche se non piacerà, proprio perché non siamo stupidamente convenzionali e alla moda come gran parte degli uomini dei partiti di oggi.
Il secondo elemento, peraltro strettamente legato al primo, investe il livello intelletual-etico dei nostri politici.
A Berti e a Fratoni quello che sta a cuore sono i servizi che i giornali di cronaca, e magari Tvl di Bardelli, possono realizzare su di loro. Loro cercano il consenso e l’applauso, l’immagine e la risonanza, non l’etica della politica vissuta come necessità di vita alla ricerca di soluzioni più eque e durevoli – almeno a quanto sembra di vedere.
Perciò Fratoni, tra un risotto e l’altro (è stato scritto così, di recente, su La Nazione), si dedica anche alla politica; e prima dice che è d’accordo con Ceccobao per il taglio dei rami secchi e poi si rimangia le parole dette e viene a imbonire i bolognesi a Pracchia (ma per lo più per fare scena e farsi di nuovo ritrarre sul giornale, dato che la politica è tutta un’isola dei famosi…).
Berti, invece, dopo essere stato immortalato dalla Nazione come padre e marito modello, poi anche come grande Stachanov (l’eroe del lavoro socialista) dell’Asl, e politico, ha da pensare ad altro: tipo la Porta Nuova, da 13 milioni di euro, che non è poi così impeccabile con le sue rampe strette e ripide; e un ospedale, anch’esso nuovo, che, già oggetto di un esposto in procura (la quale senz’altro vorrà mantenere un basso profilo per non interferire in affari politici: salvo poi doversi ricredere come sull’inceneritore di Montale…), un ospedale nuovo, si diceva, che potrebbe rischiare di affondare, piano piano, come la torre di Pisa, in quell’ex-campo di volo sotto il quale – piaccia o non piaccia a Berti e al suo partito – scorre tutto l’Ombrone, e che, da decenni, continua ad abbassarsi, anche per l’estrazione di acqua dal sottosuolo, per innaffiare vivai e vasetterie della zona.
È vero, quindi, caro lettore, quanto afferma lei: le feste passano, mentre i problemi restano.
E i problemi, per noi, sono proprio gli uomini di partito di oggi: quelli del dopo-Unità e del dopo-Di Pietro.
e.b. blogger
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[Sabato 19 marzo 2011]
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