Caro Bianchini,
non posso dire di seguirLa puntualmente, e me ne dispiace se considero la sua costanza, dedizione e liberalità nel dare a noi tutti notizie e commenti. Fortunatamente credo di non aver perso nessuno dei post più interessanti, e non sono pochi.
L’ultimo è quello che Lei dedica alla vicenda AIAS. Cosa vuole che Le dica! Mi ha quasi commosso la sua tenacia nel rivendicare la verità dei fatti e nel denunciare il silenzio che i troni e le dominazioni osservano con tale compiutezza da indurre a credere che si tratti di una consegna generale.
Anch’io mi ero fatto l’idea che il commissario Bagnale attendesse la formazione dei nuovi organi associativi per ristabilire i finanziamenti alla fondazione Santa Maria Assunta.
Capivo le sue ragioni ma pure le preoccupazioni degli altri.
Ora, letti i documenti, capisco solo le prime.
“Cognoscetis veritatem, et veritas liberabit vos”, si legge in Giovanni, 8, 32: “conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”.
Accadrà anche a Pistoia? Io sono propenso a sperare, sostenuto dall’eventualità di quella che, come sa, il grande Joyce definiva: “a sudden spiritual manifestation in the vulgarity (scontata ordinarietà) of speech or of gesture”.
Si comprenderà che vi è qualcosa di più sincero degli anatemi di don Sciortino, di più nobile e umano dello Stato confessore, di meno caduco delle cautele di curia.
Se posso darLe un consiglio, non chieda più di essere ascoltato, perché risulta del tutto inutile quando non si può presumere nell'interlocutore una “adaequatio intellectus et rei”.
Suo
Nardi Antonio
Lasci, La prego, l’inversione del nome, che privilegia il generale sul particolare. Questo sparire dell’individuo nella “famiglia”, cioè in perse e ignote solitudini genetiche, mi ha sempre ispirato una sorta di tenerezza a dispetto del più elegante nome-cognome.
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[Sabato 19 marzo 2011]
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