venerdì 4 marzo 2011

IL GRANDUCA E LE SUE RIFORME


PISTOIA-MONTAGNA.  Una volta, quando l’Italia era divisa in tanti piccoli stati, la Toscana poteva contare su un governo sostanzialmente illuminato.
Se ricordate bene, il suo granduca tolse la pena di morte quando ciò era impensabile – anche se è bensì vero che poco dopo la reintrodusse perché la delinquenza traboccava; magari anche una delinquenza dettata dallo stato di infima povertà della gente.
Oggi, più o meno, siamo tornati ad essere cittadini retro, granducali: facciamo parte dell’Italia Unita, ma ogni regione ha le sue linee di confine e i vari granduchetti – in questo caso Ceccopeppe… pardon, Ceccobao – tagliano quel che vogliono come se i treni andassero fino al confine poi si fermassero.
Ma questi nuovi granduchi, poverini, sono da capire.
Sin da piccoli a colazione hanno mangiato solo pane e ideologia: e quindi credono che le ferrovie della loro regione-stato siano come quelle della gloriosa CCCP, ex Unione Sovietica, con scartamenti più grandi o più piccoli perché nessun altro treno da nessun’altra parte entri sul sacro suolo e vi s’intrufoli.
Una mattina Ceccobao s’è alzato e ha detto: facciamo o tagli a nostra immagine somiglianza.

E con quel bel sorriso aperto che si ritrova, ha messo in ginocchio Toscana e Emilia in un colpo solo.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 4 marzo 2011]

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