sabato 19 marzo 2011

INCENERITORE. IL DIETRO-FRONT DI SCATRAGLI

di Alessandro Romiti

AGLIANA-PIANA. Trascorse inutilmente le 72 ore dall’eclatante diffida, sembrano aver avuto effetto le pressioni  degli inceneritoristi sul sindaco Scatragli che, oggi, ringolla la lettera scritta appena una settimana fa, evidentemente suggestionato dall’eventualità di un atto smisurato, ma in realtà appropriato e giustificato dalle pesanti emissioni inquinanti dell’impianto, per il quale aveva appunto avanzato la diffida.
 Il sindaco si fa prudente nonostante la notizia delle ripetute violazioni dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale), che sembrano essere divenute quisquilie (gli effetti sulla salute sono subdoli non riconoscibili nel momento, perché maturano negli anni a venire) rispetto all’emergenza legata alla scellerata mancanza di un sistema alternativo all’inceneritore per lo smaltimento dei rifiuti.
Scatragli, dopo aver minacciato un termine perentorio, che poi tale non è stato, di fronte all’emanazione di un’ordinanza sindacale necessaria alla tutela della salute (… e finalmente!) ha poi fatto retromarcia affermando che la gestione dell’impianto va bene e che l’inceneritore può tranquillamente bruciare.
L’esimio sindaco, anziché pretendere delle note scritte da Asl e  Arpat (uniche competenti sulle vicende) si accomoda sulle più discrezionali rassicurazioni del gestore Ladurner! Cioè – detto in soldoni – ha chiesto all’oste se il vino che serve a tavola è buono.
Non c’è male!
Interessante osservare che venerdì 11, nell’immediatezza dell’iniziativa della minaccia di Scatragli della chiusura impianto, sono giunti a Montale sia l’assessore Fragai che il funzionario della Provincia Merendi  (quest’ultimo estraneo a ogni funzione politica) per evitare la sospensione della misura correttamente minacciata dall’intransigente primo cittadino montalese.
La presenza di due soggetti estranei alla proprietà dell’impianto – ma solo preposti al controllo – dimostra chiaramente l’arroganza delle amministrazioni inceneritoriste, afflitte dal sistematico e grave conflitto d’interesse sempre esercitato: mentre i sindaci proprietari dell’impianto sono, anche e contemporaneamente preposti alla tutela della salute, l’Ente Provincia si attiva per garantire il funzionamento dell’impianto anche in violazione alle prescrizioni minime di ottemperanza alle misure di sicurezza imposte (Aia).
Una su tutte: nelle notti del 15 e 24 gennaio scorse, l’impianto ha funzionato con un rilevante deficit di carbone attivo: ciò vuol dire che non sono stati filtrati fumi e non sono stati abbattuti pericolosi microinquinanti. In conseguenza di ciò, l’emissione dei microinquinati è stata pressoché incontrollata e totale.
Come mai Asl e Arpat tacciono e non formalizzano lettere di tipo definitivo, dichiarando che l’impianto è perfetto e senza alcun problema? Come mai i sindaci dei comuni inceneritoristi tacciono su questi aspetti così preoccupanti?
Incredibili le dichiarazioni del sindaco Ciampolini che, anziché relazionare il consiglio comunale intero sulle reiterate violazioni dell’Aia, provvede più disinvoltamente a stigmatizzare i costosi effetti della ipotetica chiusura dell’impianto per la mancanza delle indispensabili misure di sicurezza.
Tale atteggiamento, coercitivo della volontà popolare, è grave, ma purtroppo consueto per gli amministratori inceneritoristi: essi incidono sulla coscienza della gente, insistendo sull’effetto psicologico dei costi economici esorbitanti (e perciò aumenteranno la Tia di altri 7/10 punti), sorvolando disgraziatamente sui più gravi costi della salute minacciata dei cittadini.

È come se si dicesse ai cittadini di cercare di spendere meno, ma per potersi ammalare di più…

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[Sabato 19 marzo 2011]

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