PISTOIA. Ricordo che, una ventina di anni fa, Diego Pancaldo – quando ancora non era don Diego – mi parlava, nei corridoi del Forteguerri, di Federigo Tozzi e del suo romanzo Con gli occhi chiusi.
Non sono mai stato un tozzista. E non capivo nemmeno bene come lui – con cui io condivido la stessa data di nascita, il 4 giugno: io qualche anno prima (1947), lui qualche anno dopo (1960) – vi si dedicasse con tanta passione.
Lo giustificavo perché, laureato in letteratura italiana contemporanea su Mario Luzi (che io non stimavo molto né come uomo né come poeta), pensavo che tutto questo dipendesse dalle sue, come dire?, distorte affinità elettive letterarie. Ma i gusti sono gusti…
Oggi che molte migliaia di giorni sono passate, tutto mi è forse più chiaro; e quel mio impercettibile disagio dinanzi a quella scelta, si delinea in tutta la sua evidenza, se è vero, come dice Platone, che i similes cum similibus congregantur.
Evidentemente Diego ‘non amava vedere’. Come non amano vedere quelli che nella guerra afghana dell’Aias hanno fatto la scelta di campo maggioritaria o – in altri termini – a occhi chiusi bardelliana.
Oggi ho tardato a esprimere le mie opinioni, per dare tempo allo stomaco di digerire – non perfettamente, ma il meno male possibile – le parole come pietre che sono state scritte dai due giornali di cronaca. Non so cos’ha fatto Tvl. E non credo che sia il caso di saperlo.
Al lettore comune quello che è stato stampato sembrerà un vero e proprio successo di Bardelli & Associati.
A chi, come me, fa di mestiere l’anatomo-patologo della parola o, se volete, il medico legale della autopsie degli scritti, non sfuggono certe vibrazioni impercettibili o certi brividini che si nascondono, qua e là, nelle cronache di poveri a(nsi)manti che hanno seguìto l’anomala assemblea di ieri: nella quale, grazie al giudice che si è inserito in una diatriba squisitamente privata e – stando alle regole del diritto – intoccabile, in nome della giustizia si è assolutamente intaccato, per non dire tranciato, il nervo delle decisioni spettanti alle parti, che nei loro accordi sono legge – così almeno ci insegnano. Ma il tribunale di Pistoia non è nuovo – come, forse, molti altri d’Italia – ad intervenire in questi campi, alla stregua della benna che pianta tubi di acquedotto e, sbranando gli asfalti, trincia e trancia anche i cavi della Telecom, lasciando tutti gli abbonati senza telefono e... con gli occhi chiusi.
La metafora credo sia chiara a tutti.
La Nazione, stamattina, in prima di Pistoia, parla di rivincita di Bardelli: ma se andate a vedere il testo del servizio a pagina 8, non fa cenno a niente di tale, non si lascia andare a nessun neppure apparente cenno di ottimismo in questa direzione, e si limita a riferire di due mozioni, una delle quali – quella di Bini – piuttosto ‘spericolata’ nel richiedere i danni a Bagnale per le spese del commissariamento.
In più – si aggiunge – se Bagnale non convocherà l’assemblea straordinaria chiesta dai presenti all’unanimità, lo faranno i revisori dei conti, con in testa Giorgio Federighi, nei giorni scorsi delfino designato dallo stesso Bardelli per la sua successione – stando almeno alle indiscrezioni di Radio Scarpa.
Ma sarà bene che Federighi stia attento a non sentirsi chiedere – per la convocazione dell’assemblea – l’esibizione dei registri dell’Aias-gestione-Bardelli: quelli vidimati delle assemblee e quelli dai quali dovrebbero risultare i rilievi dei revisori dei conti di cui proprio Federighi è l’apice, affiancato da Stefano Sala (che fa anche parte del collegio sindacale dell’Usl 3) e da Calogero Armato. Federighi, dinanzi a una richiesta del genere, non potrebbe certo fare come Bardelli che – stando a quello che abbiamo raccolto – non ha mai reso conto di niente a nessuno…
Il notaio Rizzi, per parte sua, risponde alla Nazione, secondo la cifra del romanzo tozziano, con gli occhi chiusi: «io ho semplicemente portato avanti il mandato del Tribunale».
La Nazione avrebbe ricevuto – a quanto sappiamo – una nota dello scomunicato Edo Biagini, ma la avrebbe ignorata. Ed anzi su questo torneremo nei prossimi giorni. Come al solito con più particolari. Anch’essa, dunque, avrebbe operato… con gli occhi chiusi.
Il Tirreno, al contrario della congemella Nazione, ha dedicato alla questione Aias l’apertura della prima di Pistoia. Con un pasticcetto, però. Per risucchiare nel vortice (e per tenercelo, in qualche modo) anche lo scomunicato Edo Biagini, ecco che Vivarelli fa stampare un’intervista all’apostata che parrebbe un uovo fresco di giornata e che, invece, è – vi ricordate questo post: Aias. Il Tirreno si muove? o altrimenti andatevelo a rivedere – una cosa vecchia di secoli, consentiteci l’iperbole, perché risale, esattamente, al 10 febbraio scorso: insomma, un alimento che i Nas antisofisticazione farebbero togliere sùbito dagli scaffali di qualsiasi supermercato d’Italia.
Insiste, anche Il Tirreno, sui soci Aias che rivogliono indietro i quattrini spesi da Bagnale – giustamente assente a questa assemblea che sembra un’anomalia bell’e buona nel campo elettromagnetico generale.
Ma questo campo elettromagnetico generale, quello in cui si combatte l’interminabile guerra afghana, qual è?
Proprio stamani un lettore scriveva: «Leggo solo questa mattina il post sull’Aias (quello di ieri, 26 marzo – n.d.r.). Un pezzo di grande potenza. Certo, a questo punto, con la stampa pistoiese il log si è bruciato le navi dietro, come fece Cesare… Apprendo che don Pancaldo è nella compagine Tvl. Questo spiega perché tanto attivismo in Aias e Santa Maria Assunta: tante parti in commedia; ma la commedia è una sola: Tvl, che rende poco e brucia molto… Io credo che (i signori del silenzio – n.d.r.) non gradiscano molto che nel suo blog si trattino temi alti, che loro preferiscono trascurare per convenienza, impreparazione o insensibilità…».
Ci dispiace, se non gradiscono. Ma certo non ce ne importa. E questo lettore, ovviamente, ha ragione. Perché, come tutti i profeti, ha còlto la realtà dei fatti e ha bene individuato la temperie di questo campo elettromagnetico generale stampa-politica-altro, che è lo stesso per tutta la città e per questa città.
È il campo magnetico con gli occhi chiusi di cui si parlava anche ieri. Quello in cui Bardelli e Pancaldo – e la loro Tvl che, come dice il lettore, rende poco e brucia molto – tengono in piedi un periferico sistema solare tolemaico e anti-galileiano in cui l’Aias-terra è al centro di tutto mentre tutto il resto deve ruotare intorno ad essa, per cui è assolutamente necessario che essa resti e resti – contrariamente a quanti pensano che c’è bisogno di sprovincializzarla e renderla del tutto più adeguata e in linea coi tempi – assolutamente bardellica o altrimenti si perderanno (come hanno detto in assemblea) ‘centinaia di posti di lavoro e migliaia di famiglie resteranno senza saper dove sbattere la testa’ – mentre in realtà il vero rischio è solo quello della chiusura di Tvl: che non tira e non può tirare, visto il tipo di informazione che fa.
È il campo magnetico con gli occhi chiusi di cui si parlava anche ieri. Quello in cui l’azienda familiare di Tvl domina l’habitat pistoiese perché offre voce a politica, finanza, associazioni e quant’altro, che accorrono dinanzi all’occhio nero per avere visibilità quanta ne vogliono – se sono buoni, però, e se seguono pedissequamente la proprietà ovunque essa li porti (o altrimenti… damnatio memoriae e allontanamento dagli studi di via Monteleonese!).
È il campo magnetico con gli occhi chiusi di cui si parlava anche ieri. Quello in cui anche la chiesa pistoiese si ritrova, si adagia ed ha quegli spazi che altrove non le sarebbero altrimenti concessi.
Con questa grandiosa invenzione, che poggia su un nulla di 35 anni almeno, Bardelli ha davvero fatto miracoli.
Ora però, al di là delle sue ragioni senza documenti e senza spiegazioni e quindi deboli e fragili per non dire infondate, Bardelli ci deve mostrare – e deve mostrare a tutti i cittadini che pagano i contributi sanitari, parte dei quali ri-confluiscono nelle casse dall’Aias (o come lui sta dicendo in questo momento: di Bagnale) – in che modo lui regge in piedi la sua Tvl, insieme a Pancaldo. Lo deve fare come ogni vero mago che, alla fine, svela i suoi miracoli o i suoi trucchi. Non può sentirsi, lui, unico fra tutti, un Cristo che non svela le sue azioni taumaturgiche.
E Luigi Egidio lo deve fare con i registri e le fatture alla mano. Senza parlarci di Dio e dei lupi, dato che noi non siamo affatto intelligenti come lui e, quindi, non riusciremmo a capire.
Insomma la deve far finita, con Pancaldo, di pretendere di farci vivere tutti con gli occhi chiusi!
e.b. blogger
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[Domenica 27 marzo 2011]
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