di Lorenzo Cristofani
PISTOIA. Erano stati fatti, en passant, alcuni generici riferimenti alle
risorse attrattive di Pistoia, a quelle talora poco riconosciute come preziose,
ma su cui varrebbe la pena investire.
Occorre
infatti potenziare il sistema del turismo e affermarlo come settore economico
sul quale poter sviluppare un fiorente indotto. Non dimentichiamo che a breve
Pistoia avrà il prestigiosissimo hotel Hilton e soprattutto che la città è sede
della facoltà di Scienze Turistiche, un
indubbio volano di qualificate competenze di cui far tesoro – o no? –, che vede peraltro la
presenza di molti studenti di altre regioni. Ci sono insomma più di una serie
di ottimi fattori per stimolare una concrescita
o sinergia dei vari comparti locali, con ricadute – economiche e culturali – a cascata sull’intero
tessuto sociale. In altre parole, candidatura o non candidatura di Pistoia a Capitale Europea della Cultura 2019,
è arrivato il momento di valorizzare davvero le piccole quanto le grandi
testimonianze stratificatesi nel corso della storia nella città
murata.
Mi viene
ad esempio da pensare alla notorietà che Pistoia poteva avere, almeno fino a
100 anni fa, quando un quadro come il Matrimonio
mistico, di Kristian Zahrtmann, il quadro
più costoso della Danimarca, era forse uno dei simboli di quel fascino
italiano per cui viaggiatori e artisti di varie nazionalità ricercavano e
approdavano nel Belpaese.
L’opera,
che simboleggia l’unione del vescovo con la chiesa locale – il nuovo vescovo, entrando
in città, si recava al monastero di San Pier Maggiore e celebrava il rito con
la badessa –, e che attualmente si
trova al Kunstmuseum di Bornholms, in
Danimarca, potrebbe, da un lato costituire una leva per promuovere l’immagine
locale in Danimarca e creare un turismo d’élite, dall’altro suggerire nuovi
filoni turistico-culturali che, per fare un esempio, il Centro Italiano Studi di Storia e d’Arte-Pistoia – ricordiamo finanziato da soldi pubblici, che dovrebbero quindi
avere qualche ricaduta! – potrebbe (e dovrebbe)
implementare a livello locale.
Andrebbe
inoltre formulato un più generale ragionamento sul potere attrattivo della
città in quel periodo storico, quello a partire dagli anni Quaranta dell’800,
in cui, con l’avvento dell’era ferroviaria e la comparsa delle prime guide
internazionali, l’interesse per la storia e l’arte pistoiese si era esteso ad
un pubblico sempre più vasto e informato. È illuminante, a tal proposito, il
saggio di Gianluca Chelucci “Le pietre di
Pistoia”. La fortuna internazionale di Pistoia nella letteratura artistica dell’Ottocento,
un preziosissimo strumento per comprendere la dimensione storica e
culturale cittadina in quell’epoca rispetto al panorama internazionale.
Questo
interessantissimo contributo ripercorre infatti, tra le altre cose, lo stupore
di John Ruskin di fronte al più bel
pulpito del mondo e in generale al luogo
stupendo, fuori dal comune, costituito dalla piccola cittadina ai piedi
degli Appennini. Anche grazie ai dagherrotipi e disegni, realizzati allora dal
grande intellettuale e conservati oggi alla prestigiosa Ruskin Foundation,
iniziò a costituirsi una nuova iconografia cittadina, testimoniata delle
numerose citazioni e immagini comparse su riviste e guide di mezza Europa.
In altre
parole bisognerebbe che venisse ricercato, dalle istituzioni e dagli altri
portatori di interesse (vedi), anche in concomitanza
con la prossima creazione dell’ufficio della città storica, nell’ambito delle
più generale riorganizzazione della macchina comunale, il preciso disegno di
far tesoro o mettere a profitto queste piccole rendite latenti, evitando dunque
quella disattenzione per l’arte che tanto colpì Ruskin, e che è rimasta una
costante dei pistoiesi fino ad oggi.
Se dunque,
in definitiva, è necessario definire le priorità nella destinazione delle
risorse pubbliche, è altrettanto evidente che le risorse culturali d’eccellenza
e la loro promozione devono, oggi più che mai, diventare un meccanismo duraturo
e integrante per il concreto rilancio della città, una dimensione però viva e
pulsante, legata all’identità storica e presente, non certo la sterile e
autoreferenziale museificazione per anonimi eruditi.
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[Domenica
7 ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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