domenica 7 ottobre 2012

UNA PISTOIA D’ARTE, MA NON MUMMIFICATA E PER SOLI ERUDITI



di Lorenzo Cristofani

PISTOIA. Erano stati fatti, en passant, alcuni generici riferimenti alle risorse attrattive di Pistoia, a quelle talora poco riconosciute come preziose, ma su cui varrebbe la pena investire.

Occorre infatti potenziare il sistema del turismo e affermarlo come settore economico sul quale poter sviluppare un fiorente indotto. Non dimentichiamo che a breve Pistoia avrà il prestigiosissimo hotel Hilton e soprattutto che la città è sede della facoltà di Scienze Turistiche, un indubbio volano di qualificate competenze di cui far tesoro – o no? –, che vede peraltro la presenza di molti studenti di altre regioni. Ci sono insomma più di una serie di ottimi fattori per stimolare una concrescita o sinergia dei vari comparti locali, con ricadute – economiche e culturali – a cascata sull’intero tessuto sociale. In altre parole, candidatura o non candidatura di Pistoia a Capitale Europea della Cultura 2019, è arrivato il momento di valorizzare davvero le piccole quanto le grandi testimonianze stratificatesi nel corso della storia nella città murata.
Mi viene ad esempio da pensare alla notorietà che Pistoia poteva avere, almeno fino a 100 anni fa, quando un quadro come il Matrimonio mistico, di Kristian Zahrtmann, il quadro più costoso della Danimarca, era forse uno dei simboli di quel fascino italiano per cui viaggiatori e artisti di varie nazionalità ricercavano e approdavano nel Belpaese.
L’opera, che simboleggia l’unione del vescovo con la chiesa locale – il nuovo vescovo, entrando in città, si recava al monastero di San Pier Maggiore e celebrava il rito con la badessa –, e che attualmente si trova al Kunstmuseum di Bornholms, in Danimarca, potrebbe, da un lato costituire una leva per promuovere l’immagine locale in Danimarca e creare un turismo d’élite, dall’altro suggerire nuovi filoni turistico-culturali che, per fare un esempio, il Centro Italiano Studi di Storia e d’Arte-Pistoia  ricordiamo finanziato da soldi pubblici, che dovrebbero quindi avere qualche ricaduta! – potrebbe (e dovrebbe) implementare a livello locale.
Andrebbe inoltre formulato un più generale ragionamento sul potere attrattivo della città in quel periodo storico, quello a partire dagli anni Quaranta dell’800, in cui, con l’avvento dell’era ferroviaria e la comparsa delle prime guide internazionali, l’interesse per la storia e l’arte pistoiese si era esteso ad un pubblico sempre più vasto e informato. È illuminante, a tal proposito, il saggio di Gianluca Chelucci “Le pietre di Pistoia”. La fortuna internazionale di Pistoia nella letteratura artistica dell’Ottocento, un preziosissimo strumento per comprendere la dimensione storica e culturale cittadina in quell’epoca rispetto al panorama internazionale.
Questo interessantissimo contributo ripercorre infatti, tra le altre cose, lo stupore di John Ruskin di fronte al più bel pulpito del mondo e in generale al luogo stupendo, fuori dal comune, costituito dalla piccola cittadina ai piedi degli Appennini. Anche grazie ai dagherrotipi e disegni, realizzati allora dal grande intellettuale e conservati oggi alla prestigiosa Ruskin Foundation, iniziò a costituirsi una nuova iconografia cittadina, testimoniata delle numerose citazioni e immagini comparse su riviste e guide di mezza Europa.
In altre parole bisognerebbe che venisse ricercato, dalle istituzioni e dagli altri portatori di interesse (vedi), anche in concomitanza con la prossima creazione dell’ufficio della città storica, nell’ambito delle più generale riorganizzazione della macchina comunale, il preciso disegno di far tesoro o mettere a profitto queste piccole rendite latenti, evitando dunque quella disattenzione per l’arte che tanto colpì Ruskin, e che è rimasta una costante dei pistoiesi fino ad oggi.
Se dunque, in definitiva, è necessario definire le priorità nella destinazione delle risorse pubbliche, è altrettanto evidente che le risorse culturali d’eccellenza e la loro promozione devono, oggi più che mai, diventare un meccanismo duraturo e integrante per il concreto rilancio della città, una dimensione però viva e pulsante, legata all’identità storica e presente, non certo la sterile e autoreferenziale museificazione per anonimi eruditi.

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[Domenica 7 ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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