di LUIGI SCARDIGLI
La piazza non trabocca, ma è un
successo – E gli agenti del chitarrista di colore decidono
arbitrariamente a chi concedere l’onore delle foto
PISTOIA. Ad un giornalista americano che le chiese, tanti anni fa,
come si vivesse senza avere, pubblicamente, spazio di vita privata, Tina
Turner, una delle voci storiche e leggendarie della musica, rispose che fino a quando, in strada, non riuscirò a
fare una passeggiata per dover firmare autografi, andrà tutto benissimo.
A Ben Harper, questa piccola leggenda
di una collega di colore, non deve avergliela detta nessuno, perché è parso
eccessivamente esagerato, e non solo a me, un cordone di privacy così stretto.
Tutti fuori, al sound check, giornalisti compresi; sotto il palco, nello spazio
transennato e riservato ai fotografi, fustigati qualora avessero usato il
flash, solo alcuni, di alcune testate.
Il nostro Blog, letto anche negli Stati
Uniti (è vero, non soffro di manie di grandezza), no. Vi dovete dunque
accontentare, cari lettori (oltre il milione, da tempo) di questa istantanea
scattata con la mia piccola digitale regalatami, come buon augurio, proprio dal
Direttore.
Il concerto, comunque, che ha
inaugurato la cinquina con la quale si consumerà la 34esima edizione del
Festival Blues, è stato bello. Molto. I fedelissimi, quelli che si aspettavano
il repertorio classico di Harper hanno un po’ storto la bocca, ma era scritto
nel copione che stasera, lui e il suo nuovo vecchio compagno di scena, Charlie
Musselwhite, avrebbero dato libera uscita alla benzina del loro ultimo lavoro, Get Up: inutile stare a rimuginare su
quello che la gente avrebbe voluto ascoltare e vedere; questo passava il
convento e a me è parso di ottima fattura, condito da uno scapigliato d’eccezione, il batterista, veramente energico,
presente, puntuale.
La piazza, e non sarà dipeso dalle
gocce birichine cadute, per una ventina di secondi alle ore 22 in punto e con
altrettanta parsimonia mezz’ora più tardi, non era, ad onor del vero, piena
come nelle migliori occasioni, migliori da un punto di vista commerciale, non
certo artistico: 4.000 spettatori, con ragionevole approssimazione, non credo
di sbagliare, qualche centimetro sotto la media prevista ed auguratasi dallo
staff, immagino, ma son tempi duri, lo penso, lo dico e lo scrivo, da parecchio
e la musica, come sempre, fa parte di quelle necessità tutt’altro che prime,
dunque, sopprimibili.
Lo spettacolo è iniziato, con febbrile
puntualità, proprio alle 21,30: Ben Harper, in onore di Jeeff Healey (ma anche
no, forse), ha eseguito l’ouverture con la sua sei corde appoggiata sulle
cosce. La scena, gradevole, si è ripetuta in più di un’altra circostanza, con
un livello musicale rimasto, costantemente, parecchio alto. Anche l’impianto
fonico è stato all’altezza della situazione; un po’ meno i panini con la
porchetta distribuiti dai rivenditori autorizzati disposti lungo il perimetro
della piazza: 5 euro, murando a secco, a me, son parsi esagerati.
Prima di salutarvi, mi preme rivolgere
un consiglio ai consumatori di sostanze lievemente stupefacenti: i cani della
narcotici in dote alle forze dell’ordine e che aspettano, subito dopo i
cancelli, il passaggio del pubblico, non battono ciglio, non c’è verso di
buggerarli. Dunque, arrendetevi: o fumate prima di entrare, o non fumate. O
fate come volete, ma evitate piazza del Duomo: vi pizzicano.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Mercoledì 3 luglio 2013 | 23:47 - © Quarrata/news]
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