di GRILLO PARLANTE
Non si lascia spazio a scelte diverse
ma si pretende che sia accolto in toto quanto architettato da lobbisti e
politici da riciclare – Progetto trasversale e privato con l’avallo o la regia del
Pd?
MONTAGNA. Giorni addietro Quarrata/news, battendo sul tempo la
stampa quotidiana, ha dato notizia sui movimenti che il Comitato di gestione
del Comune Unico ora legalmente rappresentato da Giuliano Tonarelli noto
collezionista di cariche (è presidente della Confraternita della Misericordia
di Cutigliano, del Tennis Club Cutigliano, già presidente dell’Apm, socio e past
presidente del Lions Club montagna pistoiese) per sollecitare, ancora una
volta, il Consiglio Regionale a decidere l’indizione di un referendum che si
ripromette la fusione di quattro Comuni (Abetone, Cutigliano, Piteglio e San
Marcello).
Il tutto come richiesto da un Comitato di privati, che si è sempre
qualificato apolitico, che ha addirittura approntato una proposta di legge poi
sottoposta a all’esame del Consiglio regionale dai consiglieri Gambetta Vianna
e Lazzeri (gruppo Più Toscana) a maggio 2013.
Alle riunioni – tenute regolarmente all’oscuro
della gente di montagna – ha partecipato anche Silvia Cormio, sindaco di San
Marcello – Comune che avendo una popolazione superiore ai 5.000 abitanti non è
tenuto affatto a fondersi mentre, ancora una volta, si è registrata l’assenza
di Giampiero Danti, sindaco di Abetone da sempre del tutto contrario alla
proposta di fusione del comune da lui diretto con quello di San Marcello.
Danti che partecipa all’Unione dei
Comuni ammette che – se proprio a fusione si deve arrivare – si devono includere soltanto i Comuni di Abetone,
Cutigliano e Piteglio, territori assai più omogenei. Ma nonostante la
significativa assenza del Comune di Abetone che ha scelto di disertare anche l’ultimo
incontro di giovedì 7 novembre scorso, Giuliano Tonarelli & Compagni,
trasformatisi in mosche cocchiere, pretendono – beninteso come privati
cittadini– che la Regione si dia una mossa e legiferi al più presto anche perché
esso Comitato vuole che il referendum avvenga nella prossima primavera.
Questa posizione, assai discussa dalla
gente nei punti di aggregazione montana, non sembra raccogliere i maggiori
consensi perché pur non facendo affidamento sul “vengo anch’io-no tu no” non
lascia spazio a scelte diverse ma pretende che sia accolto in toto quanto
voluto da lobbisti che, pur ricoprendo cariche istituzionali, occupano posti di
rilievo e figurano come fondatori del Comitato. E che ora sostengono – unico
modo di salvarsi la faccia e di andare in barba al conflitto di interesse – di
aver preso parte come privati cittadini.
Tesi, questa, in parte accolta dalla
Regione in occasione di una riunione indetta per acquisire i pareri dei sindaci
e che registrò Ceccarelli a favore, Gaggini favorevole nonostante il dissenso
manifestato da alcuni suoi assessori e che lui tamponò ricorrendo al foto
favorevole apportato dalla minoranza capeggiata da Valerio Sichi deus ex machina
dell’intera operazione. Danti giustificò la sua totale contrarietà, Cormio
dichiarò di essere possibilista pro-fusione comunque subordinandola ad un
adeguato percorso partecipativo gestito dalle Istituzioni.
Percorso che non c’è stato. Nel
contempo si sono verificati episodi significativi: il primo costituito dalle
dimissioni di Roberto Orlandini da Presidente del Comitato e ora surrogato da
Giuliano Tonarelli, il secondo enunciato da La Pietra, vice coordinatore Pdl e
dal diessino Tommaso Braccesi che sembrano non affatto propensi a condividere
un referendum che così come attualmente presentato costituisce una forzatura ad
ogni regola democratica perché in luogo di consentire la libera espressione
degli elettori appartenenti ai Comuni obbligati da una legge dello Stato a
unirsi e a fondersi, li costringerebbe a dover “subire” un referendum che già
in partenza esclude l’unione dei Comuni e, con la fusione, pretende di mettere
l’alta montagna sotto la cappella di altro Ente costituito e – come già detto –
non tenuto a questi obblighi.
In più, con decisioni assai scorrette
ed orchestrate dal Pd sanmarcellino, si verrebbe ad attivare una del tutto
insolita prassi in cui ogni centro maggiore dominato da un partito politico
avrebbe assicurata la maggioranza dei consensi e di conseguenza potrebbe liberamente
amministrare con propri proconsoli un territorio in cui attualmente esistono
larghi strati di cittadini di diverse visioni politiche e che, per dipiù,
contestano le scelte improvvide e negative di chi ha portato la montagna allo
sfascio in cui ora si trova. Come ampiamente ha dimostrato la disgraziatissima
conduzione della Comunità Montana Appennino Pistoiese non ancora del tutto
conosciuta o fatta conoscere dall’Autorità Giudiziaria alla gente che ne ha
subito e ne sta subendo le gravi conseguenze.
Concludendo: emanare un referendum del
genere non va affatto a favore della democrazia e della trasparenza ma null’altro
significherebbe se non un cortese salvagente gettato ad alcuni personaggi che
tremano e tramano nell’ombra nell’interessata ricerca di non pagare pegno.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 9 novembre 2013 | 08:40 - © Quarrata/news]
Ottima analisi, Grillo parlante.
RispondiEliminaC'era anche un altro Giuliano, ex Carabiniere e presidente a lungo dell'Associazione, che gli associati hanno tenuto in carica anche quando emergevano con prepotenza nebulosi intrallazzi e che, ad ogni scoperta di intrallazzo, corrispondevano nuovi incarichi in associazioni e club con le più disparate finalità, ultimo quello di assessore in comune a Cutigliano. Nulla da dire del Tonarelli Giuliano che fa incetta di incarichi, molti lasciati vacanti dall'altro Giuliano. Ma possibile che non ci sia nessun altro nel comprensorio che sia capace e riesca a farsene carico di alcuni? Diciamoci la verità, se non lo fa e si guarda bene di lasciarne, anche tra quelli meno significativi, un motivo c’è, ci sono altri all’esterno che non figurano, ma gli danno un significativo aiuto purchè tutto rimanga sotto lo stretto controllo dei soliti noti.
RispondiEliminaNon sarebbe un bene per tutti che venissero distribuiti tra più persone e possibilmente che tra di essi non ci siano dei legami troppo forti. Non è possibile spaziare tra politica, sanità, cultura, sport, progettazione, energie rinnovabili, turismo ……… si diano incarichi a chi conosce la materia.