martedì 1 gennaio 2013

A 50 ANNI DAL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II

Tavola rotonda, discussione e riflessioni sabato 12 gennaio presso il seminario vescovile

PIANA PISTOIESE. Don Paolo Tofani, don Enzo Benesperi e Antonio Vermigli scrivono:

Carissima, carissimo,
inviamo questa breve comunicazione per chiederti la cortesia, per chi può, di comunicarci la tua partecipazione, al fine di preparare una sala che possa contenerci tutti e per “comprendere” per quante persone dobbiamo preparare il buffet delle 13.

In attesa di una tua rapida risposta, cogliamo l’occasione per augurarti un buon anno, don Paolo Tofani, don Enzo Benesperi e Antonio Vermigli.

Casa della Solidarietà-Rete Radiè Resch di Quarrata (Pistoia) – Parrocchie di San Piero Agliana, Santomato e Stazione di Montale – Viandanti e Agenzia Adista invitano a partecipare alla giornata di riflessione su:
A 50 anni dal Concilio Vaticano II, e i 100 anni di Arturo Paoli, che si terrà sabato 12 gennaio 2013 presso il Seminario Vescovile di Pistoia, Via Puccini 36.
Ore 9:15 – Tavola rotonda su: Il Concilio Vaticano II dopo 50 anni? Tra negazioni e speranze. Interverranno: Raniero La Valle, già direttore di Avvenire, senatore e scrittore; mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea; Giancarla Codrignani, già deputata della sinistra indipendente; Raffaele Luise, vaticanista Gr1-Rai. Coordina: Francesco Comina, giornalista e scrittore.
Ore 13 pranzo-buffet.
Ore 15:30 - Tavola rotonda su: Il concilio e l’America Latina e il messaggio di Arturo Paoli. Interverranno: Arturo Paoli, piccolo fratello; Antonietta Potente, teologa, suora domenicana in Bolivia; Marcelo Barros, benedettino brasiliano, teologo della liberazione; Claudia Fanti, giornalista di Adista. Coordina: don Enzo Benesperi, già missionario in Brasile.
[comunicato]
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[Martedì 1° gennaio 2013 - © Quarrata/news 2013]

1 commento:

  1. Il “primato” di Pietro

    «Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia chiesa» (Mt 16,18).
    Credo sia il versetto più studiato, non solo dell’evangelo di Matteo ma di tutto il Nuovo Testamento. Un versetto che è stato causa di divisioni tra le varie confessioni cristiane.
    Dopo Gesù è il personaggio più citato nei vangeli.
    «Tu sei Pietro e su questa Pietra fonderò la mia assemblea», esso segue la drammatica domanda che Gesù rivolse ai suoi discepoli: “Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Messia, il figlio di Dio, il vivente»”. Pietro dunque riconosce Gesù come figlio di Dio e Gesù gli si rivolge allora dicendogli: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli». Gesù quindi proclama Pietro beato perché Dio lo ha reso capace di percepire la sua realtà, che altrimenti egli, in quanto figlio di Giona, cioè in quanto in continuo atteggiamento di resistenza nei suoi confronti, non avrebbe mai percepito.
    «E io ti dico allora che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia comunità e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa».
    Gesù quindi dice: «Tu sei “una pietra”», cioè “sei ostinato, sei irremovibile come un macigno”, «e su questa roccia io edificherò la mia comunità», “ed è sulla durezza di una roccia, sulla sua fermezza inalterabile, che sarà fondata la mia comunità. Nella Lettera agli Efesini (Ef 2, 20-22), ad esempio, Paolo scrive «siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando».
    Per quanto riguarda la traduzione di questo versetto, si sa che quando si traduce da una lingua all’altra, per quanti sforzi si facciano per mantenersi fedeli al testo, molti significati si perdono. E’ quello che è successo quando nel IV secolo si è tradotto l’evangelo dal greco al latino. Per questo le chiese che erano di lingua greca, le chiese orientali, quelle che adesso si chiamano ortodosse, che si sono attenute al testo greco, non hanno mai accettato la supremazia del papato che la chiesa occidentale, per motivi politici, ha preteso di legittimare basandola su questo versetto.
    Allora Gesù, dando a Pietro le chiavi della comunità cristiana, lo rende il responsabile della vita di quanti stanno all’interno.
    Quindi Gesù dice «A te darò le chiavi del regno dei cieli», cioè di qui, di questa comunità e qualsiasi cosa legherai sulla terra sarà legata “in Dio” e qualsiasi cosa scioglierai sulla terra sarà sciolta “in Dio”. Nella comunità dei credenti, “legare e sciogliere” fa riferimento alla proposta del messaggio di Gesù. Gesù assicura che ciò che la comunità insegnerà riguardo al suo messaggio, se è in relazione con il “Dio vivente”, sarà confermato “nei cieli”, cioè da Dio stesso.
    Con queste parole, quindi, Gesù autorizza Simone, che lo ha riconosciuto come figlio del Dio vivente, a comunicare il suo messaggio di un Dio che trasmette vita. Quello che Gesù ha detto a Simone, qualche capitolo dopo, infatti, Gesù dirà a tutti i discepoli «tutto quanto legherete sulla terra sarà legato in cielo e tutto quanto scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo». E’ quindi una responsabilità di tutti i discepoli quella di trasmettere l’autentico messaggio di Gesù. E’ un potere quello che Gesù dà a ogni discepolo ma anche un’enorme responsabilità: “sei responsabile tu (a te do le chiavi)della vita e della sicurezza di quanti appartengono alla comunità cristiana”, una comunità dove nessuno coltiverà desideri di potere, di successo, ma dove ognuno si realizzerà in pienezza facendo della propria vita un dono per gli altri (Mt 20, 25-28).

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