giovedì 11 aprile 2013

UN REFERENDUM DI SPERANZA, ANCHE PER IL CIS


Interviene il Comitato per la chiusura dell’inceneritore

MONTALE-PIANA. Il Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore di Montale guarda con fiducia all’ipotesi di una consultazione referendaria, davvero partecipativa che sia utile alla cittadinanza per decidere consapevolmente sulle sorti dell’inceneritore, ovvero sul bene della “salute collettiva”. Il referendum è un vero momento d’autentica “Democrazia Partecipata” e non simulata, come sono abituati i cittadini della piana, solo chiamati a decidere su delle veramente populistiche iniziative quali sono le luci led o le salutistiche piste fitness al Parco Pertini. Nessuna demagogia strumentale sulla decisione popolare relativa all’eliminazione della pesante minaccia sanitaria: la chiusura dell’impianto è possibile ancorché le amministrazioni inceneritoriste n’abbiano farcito le pagine dei giornali – soprattutto dopo l’episodio del deliberato inquinamento del 2007 – presentando paradossalmente l’impianto come una risorsa del territorio.

Ridicola e strumentale la presa di posizione del Pd che con l’ennesimo comunicato stampa, dichiara sfacciatamente – ma non serve l’inceneritore per dimostrarlo, basta richiamare la vicenda Repower di Badia a Pacciana – di attendere una “...corretta valutazione dei risultati delle indagini epidemiologiche e il totale rispetto di tutti gli impegni assunti nel Pir...”. Il Pd, mente sapendo di mentire ed evita il confronto con la realtà, dove avrebbero disponibilità di severe argomentazioni documentali, utili a dirimere in modo conclusivo e certo l’inquietante vicenda (vedasi delibera Usl).
Infatti, non sarà necessario l’attesa del 2015 per avere cognizione precisa di quanto già appare conclamato nella recente delibera dell’Usl 3, sull’esito delle indagini epidemiologiche – al fine di poter scriminare con rigore statistico il grave nocumento alla salute indotto da trent’anni d’incenerimento.
L’iniziativa del Sindaco Scatragli, non potrà essere un semplice sasso lanciato nello stagno implicando degli indirizzi strategici davvero inimmaginabili sotto le amministrazioni dei sindaci inceneritoristi del Pd, primo fra tutti il dimenticato sindaco Razzoli. L’Amministrazione montale si è assunta una responsabilità politica mai immaginata: il Comitato, la guarda con pretese di grandi speranze, non dimenticandosi certo che il Comune di Montale è stato il primo del territorio a spedire le proprie osservazioni critiche all’impianto di Repower, nell’indifferenza degli altri comuni che dimostratamente, si sono fatti, sì scrupolosi (con delle apposite mozioni critiche), solo oggi offerte, urgentemente con sospetta solerzia in risposta alla spinta emotiva dei cittadini preoccupati, come ha chiaramente dimostrato la giunta quarratina.
Il Comitato non dimentica le promesse di Scatragli che hanno distinto il suo programma elettorale 2009: una riconversione dell’impianto del Cis in un impianto di “trattamento e riciclo a freddo dei rifiuti” alla maniera del sistema Priula-Vedelago. Solo così il detestato impianto del Cis potrà avere una nuova vita, in piena giustificazione sociale, politica e anche industriale (sicuro l’aumento dell’occupazione), abbandonando la sua perenne condizione d’insalubrità e ottenendo davvero il gradimento dei cittadini tutti per l’avvio di un’innovativa, moderna e auspicata attività verde qual è quella di un “centro Riciclo Rifiuti”. Ciò oggi è davvero possibile, anche grazie al livello di raccolta differenziata spinta alla quale si trovano costretti i cittadini dei Comuni dell’Ato tutti, con tariffe Tia impareggiabili in Italia (vedi scheda).
Il Comitato confida nell’esito favorevole del referendum in proposta, insieme alla comunità dei cittadini residenti dei tre comuni del Cis che oggi si trovano vessati dall’impegno in una raccolta differenziata porta a porta, aggravati dalla sofferenza di costi giustificati dalla presenza del costoso impianto del Cis. Finalmente, tutti loro potranno essere chiamati alla consultazione referendaria e decidere per il loro futuro. Oggi, le liti interne al Pd e le criticità dell’Ato, ci espongono alla costrizione di una “soluzione capestro” con la scellerata scelta di un raddoppio dell’impianto “da altri” decisa, votata e approvata, nonostante le conoscenze di Usl 3 e dell’Ordine dei Medici sulle gravi criticità sanitarie.
[comunicato comitato chiusura]
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[Giovedì 11 aprile 2013 | 16:15 - © Quarrata/news]

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