Interviene il
Comitato per la chiusura dell’inceneritore
MONTALE-PIANA. Il Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore di Montale
guarda con fiducia all’ipotesi di una consultazione referendaria, davvero
partecipativa che sia utile alla cittadinanza per decidere consapevolmente
sulle sorti dell’inceneritore, ovvero sul bene della “salute collettiva”. Il referendum è un vero momento d’autentica “Democrazia
Partecipata” e non simulata, come sono abituati i cittadini della piana, solo
chiamati a decidere su delle veramente populistiche iniziative quali sono le luci led o le salutistiche piste fitness al Parco Pertini. Nessuna
demagogia strumentale sulla decisione popolare relativa all’eliminazione della
pesante minaccia sanitaria: la chiusura dell’impianto è possibile ancorché le
amministrazioni inceneritoriste n’abbiano farcito le pagine dei giornali – soprattutto
dopo l’episodio del deliberato inquinamento del 2007 – presentando
paradossalmente l’impianto come una risorsa del territorio.
Ridicola e strumentale la presa di
posizione del Pd che con l’ennesimo comunicato stampa, dichiara sfacciatamente –
ma non serve l’inceneritore per dimostrarlo, basta richiamare la vicenda
Repower di Badia a Pacciana – di attendere una “...corretta valutazione dei risultati delle indagini epidemiologiche e
il totale rispetto di tutti gli impegni assunti nel Pir...”. Il Pd, mente
sapendo di mentire ed evita il confronto con la realtà, dove avrebbero
disponibilità di severe argomentazioni documentali, utili a dirimere in modo
conclusivo e certo l’inquietante vicenda (vedasi
delibera Usl).
Infatti, non sarà necessario l’attesa
del 2015 per avere cognizione precisa di quanto già appare conclamato nella
recente delibera dell’Usl 3, sull’esito delle indagini epidemiologiche – al
fine di poter scriminare con rigore statistico il grave nocumento alla salute
indotto da trent’anni d’incenerimento.
L’iniziativa del Sindaco Scatragli, non
potrà essere un semplice sasso lanciato
nello stagno implicando degli indirizzi strategici davvero inimmaginabili
sotto le amministrazioni dei sindaci inceneritoristi del Pd, primo fra tutti il
dimenticato sindaco Razzoli. L’Amministrazione montale si è assunta una
responsabilità politica mai immaginata: il Comitato, la guarda con pretese di
grandi speranze, non dimenticandosi certo che il Comune di Montale è stato il
primo del territorio a spedire le proprie osservazioni critiche all’impianto di
Repower, nell’indifferenza degli altri comuni che dimostratamente, si sono
fatti, sì scrupolosi (con delle apposite mozioni critiche), solo oggi offerte,
urgentemente con sospetta solerzia in risposta alla spinta emotiva dei
cittadini preoccupati, come ha chiaramente dimostrato la giunta quarratina.
Il Comitato non dimentica le promesse
di Scatragli che hanno distinto il suo programma elettorale 2009: una
riconversione dell’impianto del Cis in un impianto di “trattamento e riciclo a
freddo dei rifiuti” alla maniera del sistema Priula-Vedelago. Solo così il
detestato impianto del Cis potrà avere una nuova vita, in piena giustificazione
sociale, politica e anche industriale (sicuro l’aumento dell’occupazione),
abbandonando la sua perenne condizione d’insalubrità e ottenendo davvero il
gradimento dei cittadini tutti per l’avvio di un’innovativa, moderna e
auspicata attività verde qual è
quella di un “centro Riciclo Rifiuti”. Ciò oggi è davvero possibile, anche
grazie al livello di raccolta differenziata spinta alla quale si trovano
costretti i cittadini dei Comuni dell’Ato tutti, con tariffe Tia impareggiabili
in Italia (vedi
scheda).
Il Comitato confida nell’esito
favorevole del referendum in proposta, insieme alla comunità dei cittadini
residenti dei tre comuni del Cis che oggi si trovano vessati dall’impegno in
una raccolta differenziata porta a porta,
aggravati dalla sofferenza di costi giustificati dalla presenza del costoso
impianto del Cis. Finalmente, tutti loro potranno essere chiamati alla
consultazione referendaria e decidere per il loro futuro. Oggi, le liti interne al Pd e le criticità dell’Ato, ci
espongono alla costrizione di una “soluzione capestro” con la scellerata scelta
di un raddoppio dell’impianto “da altri” decisa, votata e approvata, nonostante
le conoscenze di Usl 3 e dell’Ordine dei Medici sulle gravi criticità
sanitarie.
[comunicato comitato chiusura]
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[Giovedì 11 aprile 2013 | 16:15 - © Quarrata/news]
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