Gentilissimo
Sigismondo d’Asburgo-Lorena,
anche Lei
è chiamato ad intervenire, se non nel governo, almeno nel dibattito relativo a
varie situazioni di quel glorioso regno che i suoi antenati contribuirono
rendere grande.
Per vari
motivi che non è il caso di riprendere, il ricordo che maggiormente è stato
tramandato, a Pistoia , degli Austriaci è negativo – prevalentemente per l’occupazione
militare della città dal 1849 –, e la presenza di via 27 aprile (1859) , giorno in cui
Leopoldo II abbandonò definitivamente Firenze, testimonia il giudizio degli
uomini di allora e della storia.
Tuttavia,
in questo periodo di crisi globale e incertezze, non possiamo evitare uno
spontaneo e salutare paragone, tra gli allora governatori illuminati della
Toscana e l’attuale granduca democratico Enrico
Rossi. Proprio alla luce del dibattito di questi giorni sulle infrastrutture e sulla crescita.
Come vede,
a proposito di infrastrutture, a questo presidente sfugge completamente che il
ritardo infrastrutturale da colmare è proprio quello che non vuol vedere,
quello ferroviario!
Da Pistoia
a Pisa c’è un unico binario, come al tempo di Sua Altezza Imperiale e Reale, da
cui Lei discende. Lo solleciti lei allora, e gli rammenti una volta per tutte che
per rilanciare la Breda, l’industria ferroviaria della nostra città, servono le
ferrovie: i treni non viaggiano sulle terze corsie autostradali. Altrimenti ci risparmi
quella perdurante quanto inconsistente retorica sul ruolo strategico del polo
ferroviario e del sistema Toscana. Sistema
– sociale e produttivo – che invece gli
Asburgo-Lorena avevano compreso e attuato.
Spettabile
e autentico Granduca, pensi poi alla triste sorte che caratterizza la Montagna
Pistoiese, quella splendida terra che ha dato carta, ghiaccio, ferro e nutrici
alla corte di palazzo Pitti: una zona in dismissione, tra chiusura di uffici
postali e smantellamento della Porrettana. E questo parallelamente alla medesima
immancabile retorica dello stesso presidente e degli amministratori affini, che
narrano di crescita e di innovazione. Innovazione di cosa, se nella Piana si
vuole puntare ancora sugli inceneritori e precludere la manifattura green? Quella che (oltre a rispettare le
normative sul ciclo dei rifiuti) cresce, innova ed esporta e, proprio per il
presidente Rossi, dovrebbe rappresentare un modello.
Appellandomi
al suo sentimento di amicizia verso questa terra, confido che saprà fornire
preziosi suggerimenti al dibattito, o che comunque cercherà di influenzare chi
di dovere sulle scelte di buon governo che
merita il popolo toscano.
Lorenzo Cristofani
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[Mercoledì
6 giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]
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