mercoledì 6 giugno 2012

LETTERA AL ‘GRANDUCA’. ENRICO ROSSI, IL POLO FERROVIARIO E LA BREDA


anche Lei è chiamato ad intervenire, se non nel governo, almeno nel dibattito relativo a varie situazioni di quel glorioso regno che i suoi antenati contribuirono rendere grande.
Per vari motivi che non è il caso di riprendere, il ricordo che maggiormente è stato tramandato, a Pistoia , degli Austriaci è negativo – prevalentemente per l’occupazione militare della città dal 1849 –, e la presenza di via 27 aprile (1859) , giorno in cui Leopoldo II abbandonò definitivamente Firenze, testimonia il giudizio degli uomini di allora e della storia.

Tuttavia, in questo periodo di crisi globale e incertezze, non possiamo evitare uno spontaneo e salutare paragone, tra gli allora governatori illuminati della Toscana e l’attuale granduca democratico Enrico Rossi. Proprio alla luce del dibattito di questi giorni sulle infrastrutture e sulla crescita.
Come vede, a proposito di infrastrutture, a questo presidente sfugge completamente che il ritardo infrastrutturale da colmare è proprio quello che non vuol vedere, quello ferroviario!
Da Pistoia a Pisa c’è un unico binario, come al tempo di Sua Altezza Imperiale e Reale, da cui Lei discende. Lo solleciti lei allora, e gli rammenti una volta per tutte che per rilanciare la Breda, l’industria ferroviaria della nostra città, servono le ferrovie: i treni non viaggiano sulle terze corsie autostradali. Altrimenti ci risparmi quella perdurante quanto inconsistente retorica sul ruolo strategico del polo ferroviario e del sistema Toscana. Sistema – sociale e produttivo – che invece gli Asburgo-Lorena avevano compreso e attuato.
Spettabile e autentico Granduca, pensi poi alla triste sorte che caratterizza la Montagna Pistoiese, quella splendida terra che ha dato carta, ghiaccio, ferro e nutrici alla corte di palazzo Pitti: una zona in dismissione, tra chiusura di uffici postali e smantellamento della Porrettana. E questo parallelamente alla medesima immancabile retorica dello stesso presidente e degli amministratori affini, che narrano di crescita e di innovazione. Innovazione di cosa, se nella Piana si vuole puntare ancora sugli inceneritori e precludere la manifattura green? Quella che (oltre a rispettare le normative sul ciclo dei rifiuti) cresce, innova ed esporta e, proprio per il presidente Rossi, dovrebbe rappresentare un modello.
Appellandomi al suo sentimento di amicizia verso questa terra, confido che saprà fornire preziosi suggerimenti al dibattito, o che comunque cercherà di influenzare chi di dovere sulle scelte di buon governo che merita il popolo toscano.
Lorenzo Cristofani
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[Mercoledì 6 giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]

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