sabato 6 ottobre 2012

PDL. INTERVENTO DELLA CONSIGLIERA ALESSANDRA NESTI, A NOME DEL GRUPPO, PER IL CONSIGLIO STRAORDINARIO DEL 6 OTTOBRE 2012 A ‘DYNAMO CAMP’


SAN MARCELLO-MONTAGNA. Ecco l’intervento della Consigliera provinciale del Pdl, Alessandra Nesti, a nome del gruppo, durante il Consiglio straordinario di stamattina alla Dynamo Camp.

Ringrazio il Capogruppo e tutti i Consiglieri del P.D.L per avermi dato mandato, in questa sede, di fare l’intervento, quale Consigliera rappresentante della Montagna, intervento condiviso con tutto il gruppo.
Finalmente abbiamo la possibilità di confrontarci direttamente con il territorio.
Per questo siamo soddisfatti dell’accoglimento, anche se in parte, della nostra richiesta di celebrare questo Consiglio in Montagna. Non siamo in una sede istituzionale, ma in questa location che è la “Dynamo Camp”.
L’ordine del giorno di oggi prevede una discussione sulle problematiche della Montagna, e questo presuppone, in prima istanza, un’analisi a 360° di quella che è oggi la situazione socio-economica dell’intero territorio montano. Parlo dell’intero territorio perché, purtroppo, non esistono isole felici, e lo diciamo sottolineando questo aspetto, perché abbiamo la sensazione che vi siano visioni troppo relegate al proprio “orticello”, senza una visione comune né della situazione, né tanto meno delle soluzioni.
Da anni la Montagna è stata al centro del dibattito politico e di numerosi interventi che, a nostro avviso, non sono riusciti a portare nessun concreto vantaggio alla nostra Comunità. A ciò vogliamo aggiungere anche un filo di polemica evidenziando che per decenni, esponenti politici della Montagna hanno governato l’Ente Provincia, ed oggi siedono in Consiglio Regionale o in Parlamento e i molti Sindaci che si sono succeduti sono sempre stati espressione dell’unica forza politica che da sempre governa la nostra Regione e la nostra Provincia: nonostante ciò, il declino del nostro territorio è costante, inarrestabile ed a tutti visibile.
Oggi, purtroppo, constatiamo che l’attività industriale è praticamente scomparsa dalla montagna. Aziende storiche del territorio come la S.M.I che hanno da sempre rappresentato l’industria montana, sono oggi dismesse, sia a causa di una variazione di mercato ma soprattutto a causa di una mancanza di politiche di sviluppo del territorio. Al loro posto sono sorti insediamenti artigianali, ad oggi anch’essi per lo più deserti che non hanno rappresentato un volano di sviluppo, ma solo una speculazione edilizia che ha portato vantaggi solo a chi lo ha progettato o costruito, come avrete capito ci riferiamo al C.I.I.
C.I.I, fiore all’occhiello della Giunta Venturi prima e della Giunta Fratoni dopo. Voglio ricordare le parole della Presidente della Provincia, C.I.I, importante esempio di riqualificazione di un’importante area industriale dimessa. E io aggiungo: al modico costo di 20 milioni di euro di cui 8 milioni dati a privati per l’acquisto dell’area, il resto per la progettazione e della costruzione. Io lo definisco un restyling di facciata cioè capannoni semi deserti semi finiti e con una società ormai fallita, a dimostrazione del fallimento di un progetto politico che avrebbe dovuto risolvere un problema occupazionale e di tenuta del tessuto sociale a seguito della cessazione di un’attività produttiva manifatturiera come la SEDI, mediante la creazione di una zona produttiva moderna, con caratteristiche innovative, tale da garantire una competitività insediativi e quindi da sollecitare la localizzazione di attività economiche in grado di produrre ricchezza, creare nuovi posti di lavoro ed avviare un circuito virtuoso di rilancio socio-economico.
A nostro parere, questo progetto, è stato una sconfitta per l’intera comunità montana, ma soprattutto per gli imprenditori locali che sono stati chiamati a ultimare i lavori dell’area, alcuni dei quali, hanno creduto e investito nel progetto acquistando capannoni per la loro attività e, “becchi e bastonati”, avanzano ancora i soldi dei lavori e si sono trovati a dover affrontare spese ulteriori per fare lavori di manutenzione straordinaria sugli edifici acquistati (rifacimento tetti, infissi sciupati, e altri interventi strutturali di non lieve entità) per non parlare dell’impianto antincendio o delle ingenti perdite di acqua potabile.
Era chiaro, e non ci voleva un mago dell’economia, che il progetto era destinato a fallire perché rappresentava una cattedrale nel deserto. Non è possibile immaginare un’area artigianale senza adeguati collegamenti stradali, senza un adeguata rete di collegamenti che possa permettere un agevole transito delle merci, o più semplicemente il raggiungimento della zona commerciale da parte degli operatori. Abbiamo una strada che al netto di qualche piccolo intervento è la solita di 250 anni fa. Certamente non all’altezza delle esigenze di mobilità odierne.
La volontà di facilitare la comunicazione con la piana era sfociata in un progetto a dir poco fantasioso che prevedeva il collegamento Signorino-Pontepetri, che di fatto tagliava via tutta la zona del versante della S.S. 66, invece di ipotizzare alternative peraltro esistenti, ci riferiamo allo studio dell’università di Pisa, che sicuramente avrebbero dato una spinta anche ad una rivalutazione positiva dei valori immobiliari creando i presupposti di un popolamento della montagna.
Gli sviluppi delle politiche industriali di ferrovie hanno tagliato fuori la linea Porrettana, storica linea senza nessun progetto alternativo, penalizzando il servizio pendolare dei lavoratori e studenti della montagna che vengono a lavorare in pianura. Poteva essere un punto di lancio per il trasporto turistico, integrato con la gomma per la stagione invernale a supporto del turismo bianco.
Un gran stracciarsi di vesti all’annuncio dei tagli dell’assessore Ceccobao ma, nessun consigliere della maggioranza in regione e rappresentante del nostro territorio ha osato porre un veto… il partito avanti tutto!!
L’assessore ha deciso e guai a contraddirlo, molto più facile partecipare alle riunioni e addolcire con qualche bel discorso i cittadini infuriati.
Politiche del turismo. Quali?? Non bastano gli interventi tampone, ogni qual volta che si presenta un’emergenza. Non si è mai fatta, al netto delle decine di documenti e di conseguente spreco di carta e di inchiostro, un vero e proprio piano di sviluppo del comparto neve.
Non si è pensato ad attivare una rete di servizi e contributi a cui i pochi imprenditori rimasti potevano attingere.
Non si è capito, e qui tiriamo in ballo la regione, che il comprensorio dell’Abetone è un elemento caratterizzante e importante del turismo, non zonale o provinciale, ma regionale. Questo è il comprensorio bianco più importante del centro-sud italiano e per questo dovevano essere elaborati progetti in collaborazione anche con le altre regioni.
Senza contare che un vero piano di sviluppo non esiste. Un piano che preveda infrastrutture, adeguamenti delle strutture di accoglienza turistica, con alberghi adeguati alla richiesta del turismo di oggi. Nessuna politica di rilancio del comparto B&B, magari associato a politiche dirette verso i nuovi sport (bike o trekking ad esempio). Valorizzazione degli impianti sportivi esistenti? Tutto tace. Politiche di incentivazione per le famiglie per le scuole. Sì, qualcosa forse è stato fatto, ma non all’interno di un piano strutturato, ma solo su iniziative molto spesso di singoli soggetti.
Poi c’è il documento, fornitoci, della 2° Conferenza Programmatica della Montagna Pistoiese datato 28 febbraio 2002, che credo meriti una riflessione e inizia così : “La Regione Toscana, La Provincia di Pistoia, la Comunità Montana Appennino Pistoiese valutano la Montagna come una risorsa fondamentale della Toscana, verso la quale assumere politiche specifiche per contrastare i segnali di decadenza e favorire politiche di sviluppo. A questo scopo la Regione Toscana sta promuovendo una Conferenza Regionale sulla Montagna, nella quale saranno ricercate le migliori modalità per valorizzare il ruolo delle aree montane con l’obiettivo di salvaguardarne la cultura, l’identità e di valorizzarne le risorse del tessuto sociale ed economico”. Sono trascorsi 10 anni e molto è rimasto nel libro dei sogni.
Tutto ciò non può prescindere da ciò che è accaduto alla comunità montana ente da considerarsi il vero volano dell’economia di questa zona. Casualità ha voluto che solo durante il cambio di versante politico degli amministratori a capo dell’ente siano venuti alla luce comportamenti di cui si sta occupando la magistratura. Una vicenda che ha ed avrà notevoli ripercussioni negative sul nostro territorio e argomento di importanza tale che, ribadisco, come già fatto più volte, ritengo opportuno venga spiegato e dibattuto alla presenza della cittadinanza e di tutti i soggetti interessati in un Consiglio Provinciale aperto appositamente indetto.
Riteniamo che la questione debba essere sviscerata e che vengano chiarite alcune cose e soprattutto che vengano date delle risposte ai cittadini che vorranno chiarire i loro dubbi sulla vicenda.
Nel frattempo, vorremmo le risposte alle seguenti domande:
- Come mai la Comunità Montana non si è trasformata in “unione dei Comuni “ entro il 31 dicembre 2011?
- Come mai, a marzo, dopo che i Comuni avevano deliberato per la trasformazione degli stessi, ad eccezione del Comune di Marliana, non avete proceduto alla trasformazione?
- Visto che il problema essenziale è la “quantificazione dell’ammanco”, al di là di quello che emergerà dalle decisioni della Procura e della Corte dei Conti, uno dei modi per fare emergere il danno è fare i bilanci, quindi chiedo: a che punto sono i bilanci consuntivi 2010 e 2011? Siamo riusciti a capire i debiti e i crediti? Ovvero i residui passivi e attivi? Siamo riusciti a ricostruire i programmi di investimento incompiuti? Per esempio: Villa Vittoria, Macchia Antonini, Doganaccia (Bar La Croce Arcana), il Villone, il vivaio di Maresca ecc…
In conclusione credo che le nostre realtà montane necessitino più di altre di innovazione. Un’innovazione che non significa necessariamente ulteriore investimento, ma piuttosto il cambiamento nella volontà di utilizzo degli strumenti a disposizione.
I fatti ci dicono che ciò non è avvenuto e questo è ancor più evidente in una porzione di territorio in cui rilevanti erano e sono le esigenze sociali: dal lavoro che scarseggia, ai bisogni sociali crescenti per una popolazione che invecchia e una che cresce per effetto dell’incremento demografico avvenuto negli ultimi decenni, ad un turismo che stenta a decollare, ad un tessuto produttivo asfittico, ad una geografia del territorio che rimette molti e frequenti conti.
Tutto ciò presuppone il superamento delle vecchie logiche, sia di partito, che burocratiche, per mettere a sistema le competenze di tutti in una visione comunitaria (locale, regionale e nazionale) che unisca le forze e non le disperda.
Gruppo Pdl – Provincia di Pistoia
[testo integrale]
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[Sabato 6 ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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