di LUIGI SCARDIGLI
Ha trascorso un’altra notte incatenato
ad una sdraio – Disoccupato
e invalido chiede una casa al Comune – Di lui si sta occupando Alcatraz, l’Associazione di Jacopo
Fo
PISTOIA. Dall’ultima volta che vi ho velocemente riassunto la sua via
crucis – sta aspettando che il Comune gli assegni un alloggio – è
cambiato poco e nulla: gli indumenti, estivi, anziché invernali e le calzature,
ciabatte al posto degli scarponi: le autorità continuano a fare orecchie da
mercante – nonostante abbiano già ricevuto numerose sollecitazioni di
intervento sottoscritte persino dalle massime autorità del Paese e addirittura
rischi di incappare in azioni legali – e lui, Marco Caruso, per nulla disposto
alla resa, è ancora lì, incatenato, giorno e notte, alla sua sedia che sotto le
stelle diventa il suo giaciglio.
«Sono partite anche le denunce – mi racconta Marco Caruso, di
nuovo in piazza San Marco, stamani, in considerazione dell’arrivo del popolo
del mercato e quello del Blues, stanco di pernottare al dormitorio e in attesa
di un alloggio di solidarietà per una sopraggiunta infermità successiva alla
perdita del lavoro –, ma non ho saputo, visto, né sentito ancora nulla. Mi
dicono che il dormitorio verrà smembrato, mi dicono, ma non si intravede all’orizzonte
la minima mossa che mi lasci ben sperare. Del mio caso, per fortuna, se ne sta
occupando l’associazione Alcatraz
(presieduta da Jacopo Fo: è una comunità umbra, un’isola felice, anzi felicissima, nonostante il nome importato sia quello di
un famoso e famigerato carcere americano di massima sicurezza e di memorabili
fughe cinematografiche), che mi ha assicurato che quanto prima, qualora la
situazione non dovesse sbloccarsi, mi forniranno un camper provvisorio nel
quale poter almeno dormire riparato».
Marco Caruso, ogni volta che qualcuno
lo interroga incuriosito dalla sua protesta, civile, silenziosa, ma non per
questo meno bisognosa di altre, tira fuori dalla sua borsa marrone tutti gli
incartamenti relativi al suo caso, con lettere spedite in raccomandata con
ricevuta di ritorno e altrettante risposte, una corrispondenza cadenzata dalle
date dei timbri postali e dalla meticolosa attenzione alle normative, comunali,
nazionali e addirittura europee. E’ così stanco, Marco Caruso, che la rabbia è
stata scalzata da un’apparente calma serafica che parrebbe indurre un viandante
distratto a pensare che si tratti un gioco o di screanzata rassegnazione.
Assolutamente no, invece: Marco Caruso rivendica i propri diritti con coraggio
e tenacia ed esige che chi di dovere adempia ai propri con la stessa identica
costanza.
Noi, anche se dalla serenità e dall’intimità
delle nostre abitazioni, aspettiamo, con Marco Caruso, che la cosa si risolva,
quanto prima, nel modo più dignitoso possibile. Saremmo tristi spettatori, ma
puntuali cronisti, se l’attesa degenerasse.
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Foto di Luigi Scardigli.
[Mercoledì 3 luglio 2013 | 16:29 - © Quarrata/news]
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