PISTOIA. Ieri La Nazione, oggi Il Tirreno. Si parla di 80 nuovi posti di lavoro. L’assessore Lucchesi si sbilancia: potrebbero essere attratti utenti da fuori Pistoia.
L’assessore non tiene presente che Pistoia non è – nonostante tutto quello che si dice – appetibile per chi deve venire da fuori. Non lo è perché è una città ingessata da una struttura politico-amministrativa che non lascia respiro a nessuno.
70 dipendenti per Hydron, 10 per Feltrinelli.
Non sono una bazzecola.
E il capitale – quello in cui ormai il Pd dice di credere e per il quale si impegna ogni giorno a far dimenticare le proprie origini – vuole risultati, non attese e tempi lunghi; non chiacchiere; non parole.
Quattrini in giro, a Pistoia, ce ne sono sempre meno.
I posti di lavoro calano. Le gente – che pure leggerà quanto si spera – si lamenta che i libri sono stracari. Ed è vero.
Gli stessi quotidiani che ora applaudono e sparano queste notizie, tra venti giorni appena usciranno con titoli di questo genere: stangata per il caro scuola, oppure aumentano i libri di testo.
E le famiglie – che sono le prime a fare poco investimento sul futuro dei propri figli – lamenteranno che un tetto di 500 € di libri di testo è troppo alto per un figlio a scuola.
Eppure, pensateci bene, sono solo meno di un milione delle vecchie lire che, diviso per l’arco dei 12 mesi, porta sì e no a una spesa di appena 83mila lire mensili (42 €: ma una sola pizza e una birra ne costano almeno 15; e non parliamo di una cena).
Il timore è che l’impoverimento della città e della provincia crei, per così dire, un miraggio, un fuoco di paglia. Con mille aspettative e tante amare disillusioni.
Nessuno investe più in produzione: ed è per questo che il rischio è incalcolabile.
Perché i politici non lo capiscono? Forse perché solo loro possono continuare a contare sui… costi della politica?
Cliccare sulle immagini per ingrandirle.
[Domenica 7 agosto 2011 – © Quarrata/news, 2011]
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