domenica 21 agosto 2011

BREDA & PD. « IL CASTELLO DEI DESTINI INCROCIATI »


PISTOIA. Scrive Paolo Magli stamattina su La Nazione:


Da anni si parla di un «allarme Breda», e cioè del rischio che lo stabilimento di via Ciliegiole subisca un ridimensionamento se non proprio uno smantellamento.
Il problema è emerso soprattutto da quando la Breda è stata fusa con l’Ansaldo, per dare vita al settore dei trasporti ferroviari di Finmeccanica. Quell’accordo, al momento della sottoscrizione, sollevò numerose perplessità. Molti ci videro le premesse per un indebolimento del ruolo dell’azienda pistoiese a tutto vantaggio di quella campana, forse meno forte sul piano produttivo, ma all’epoca con più appoggi sul piano politico. Prima l’azienda pistoiese aveva una completa autonomia operativa; dopo, ogni decisione doveva passare da Napoli. Insomma molti ebbero l’impressione che con quell’accordo sarebbe iniziato il declino della Breda.
È di questi giorni l’ipotesi di un affitto dello stabilimento a Bombardier. Se questo progetto dovesse andare in porto sarebbe la fine dell’azienda pistoiese, perché diventerebbe un luogo di assemblaggio, con la perdita della sua capacità propulsiva anche sotto il profilo tecnologico. E un capannone di assemblaggio non conta niente e può essere spostato dall’oggi al domani.
Certo la crisi mondiale e alcuni errori dell’azienda hanno reso tutto più difficile. Ma forse la storia sarebbe andata in modo diverso se quella fusione non ci fosse mai stata.

Non ce ne voglia: di solito è molto attento e perspicace. Ma, in questo caso, le sue conclusioni sono piuttosto fragili: «la storia sarebbe andata in modo diverso se quella fusione non ci fosse stata» equivale a dire – con una battuta ironica – che «se mia nonna avesse le ruote sarebbe un carrettolo».
Sui se e sui ma non si fonda la storia – che, come dice Montale, «non vuole storie».
Pistoia è al capolinea.
E c’è da anni: anche se nessuno vuole vederlo, se nessuno vuole dirlo, se nessuno vuole ammetterlo. E soprattutto se nessuno vuole correggere questo provincialismo dilagante, ammorbante, penetrante, inficiante, tenuto in piedi a oltranza, e con tutte le forze, da quel partito che fa da madre all’aceto locale – o, se preferite, al vinsanto. In altri termini quel Pci-Pd che non ha dato respiro né tregua a questa piccola, asfittica, limitata città senza prospettive. Piena solo di arroganza da contado.
Ed ecco, in altro modo, dimostrato questo assioma: basterà leggere quello che è stato scritto sul giornalino della Breda stessa (vedi la polemica contro governo e Finmeccanica) da un Pd – non autonomo, ma solo registrato e diretto dalla «politica pistoiese» –, che ritorna a testa bassa a cozzare,  come un montone, contro il solito punto, unicamente per paura di perdere la posizione di privilegio che si è assicurata dal dopoguerra ad oggi approfittando della Breda come punto di forza e plinto su cui poggiare le proprie basi.
Se la Breda di Pistoia verrà venduta, sparirà anche il Pd, come dicevamo qualche giorno fa: e non potrebbe essere che un bene. Ma ciò dà quel tanto di noia che basta a spingere questo partito di vecchi (pur se anagraficamente giovani), con ancora il moschettino a tappo sulla spalla, a presidiare e a difendere i propri privilegi, ovviamente in nome dei lavoratori.

I privilegi di quei politici consociativi che sono l’essenza stessa di Pistoia, il suo cuore, e che, anche dopo la vendita della Breda e l’affitto delle strutture a Bombardier, mentre gli operai e le loro famiglie andranno in miserie e malora, continueranno, sereni e lucidi, ben rasati e profumati, imperterriti e intatti, a riscuotere anche due pensioni (da regionali e parlamentari) o passeranno – se sono stati sindaci e consiglieri – da una calda e comoda poltrona a un’altra ancor più calda e rassicurante sotto il profilo del lucro.

e.b. blogger
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[Domenica 21 agosto 2011 – © Quarrata/news, 2011]

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