PISTOIA. Scrive Paolo Magli su La Nazione:
La Provincia di Pistoia è destinata a scomparire. Anche il Comune di Abetone sarà cancellato. Entrambi non raggiungono il numero di abitanti stabilito dal governo per la sopravvivenza degli enti. Il provvedimento è stato invocato da molti, a destra e a sinistra, come il toccasana per risanare i conti dello Stato.
In realtà si tratta di un provvedimento scarsamente incisivo perché i risparmi effettivi (la riduzione dei consiglieri e degli amministratori) saranno irrilevanti. Per raggiungere lo stesso risultato bastava imporre un limite al numero degli eletti.
I compiti adesso svolti dalla Provincia o dai piccoli Comuni (strade, scuole, ecc.) dovranno essere svolti da altri, e quindi le spese saranno più o meno identiche. La decisione suscita perplessità anche per un’altra ragione. Le Province e i Comuni affondano la loro origine nella notte dei tempi, rappresentano la memoria del nostro paese, da sempre organizzato in comunità autonome. Cancellarli significa spazzare via la nostra storia.
Inoltre a molti è sembrato un modo per dare un contentino ai cittadini senza affrontare i veri sprechi che andrebbero cercati, ad esempio, nelle aziende pubbliche ormai prive di ogni controllo, nelle spese inutili e ingiuste che fanno gli enti locali, negli organici gonfiati a dismisura, nei lauti stipendi dei dirigenti pubblici. Insomma, come al solito, si fa finta di cambiare qualcosa perché nulla cambi.
In realtà si tratta di un provvedimento scarsamente incisivo perché i risparmi effettivi (la riduzione dei consiglieri e degli amministratori) saranno irrilevanti. Per raggiungere lo stesso risultato bastava imporre un limite al numero degli eletti.
I compiti adesso svolti dalla Provincia o dai piccoli Comuni (strade, scuole, ecc.) dovranno essere svolti da altri, e quindi le spese saranno più o meno identiche. La decisione suscita perplessità anche per un’altra ragione. Le Province e i Comuni affondano la loro origine nella notte dei tempi, rappresentano la memoria del nostro paese, da sempre organizzato in comunità autonome. Cancellarli significa spazzare via la nostra storia.
Inoltre a molti è sembrato un modo per dare un contentino ai cittadini senza affrontare i veri sprechi che andrebbero cercati, ad esempio, nelle aziende pubbliche ormai prive di ogni controllo, nelle spese inutili e ingiuste che fanno gli enti locali, negli organici gonfiati a dismisura, nei lauti stipendi dei dirigenti pubblici. Insomma, come al solito, si fa finta di cambiare qualcosa perché nulla cambi.
Magli ha perfettamente ragione quando sostiene che i veri sprechi sono altrove.
Peccato però che questo dia l’estro, ai nostri politici ambigui, di creare quello che Pileggi chiamerebbe, con un nuovo conio dei suoi, l’altrovismo: un male che si affianca all’altrismo nella nostra civiltà di demagoghi di sinistra sofisti ed eristi.
E infatti basta leggere Il Tirreno ed ecco la signora Federica che si tuffa, appunto, nell’altrovismo, nel ricercare gli sprechi – che sono altri – altrove.
Da qualche parte bisognerà pur cominciare, volenti o nolenti. Anche se può non piacere.
Dire che non si può rinunciare alla nostra storia dando un colpo di spugna a province e comuni («Cancellarli significa spazzare via la nostra storia», scrive Magli) è semplicemente antistorico: secondo questo principio, infatti, il mondo non si muoverebbe di un passo.
E forse sarebbe un bene, perché non saremmo aggiogati a questo ‘carrozzone-capestro’ dell’€uropa che ci asfissia tutti e che piace alla maggior parte della gente senza che si sappia bene il perché.
e.b. blogger
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 14 agosto 2011 – © Quarrata/news, 2011]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.