sabato 13 agosto 2011

LACRIME E SANGUE. LA FILOSOFIA E L’ETICA DEI TAGLI DI FERRAGOSTO


Ma una classe dirigente,
tanto più in un momento di grave crisi sociale,
si dovrebbe giudicare dal coraggio e dalla chiarezza
e non dall’opportunismo e dall’ambiguità.
Antonio Pileggi



Ferragosto 2011 in arrivo. E in arrivo anche la scure della manovra per 45 miliardi e mezzo di euro.
È fin troppo facile dire che il governo è cattivo, è malvagio, è sadico – come del resto stanno facendo le sinistre, più o meno in generale. O come ha fatto stamattina in cronaca, su La Nazione, Federica Fratoni, che lamentava la punitività dell’esecutivo nazionale nei confronti della sua Provincia.
Nella filosofia e nell’etica dei tagli, nessuno vuole vedere, più lontano, le vere cause: quelle che ci hanno condotto, fin qui, a mangiarci tutto, unghie comprese.
Se una colpa di tutto va cercata, la dobbiamo trovare, all’origine, in una Dc – e in un mondo cattolico di sinistra – che, per non mollare il timone, fece ogni concessione ai socialisti – ma molte più ne fece, di sottobanco e di sottogoverno consociativo, a quei comunisti che, da Occhetto in poi, dalla Cosa al Pd, si sono convertiti (ma chi ci crede?) all’eurosocialismo (che potremmo scrivere anche così: €socialismo) democratico e riformista, mantenendo però, come suggerisce Pileggi in un suo recente intervento, un’anima comunistico-sovietica, che vede e individua nel governo (purché non sia dei suoi) l’unico vero nemico della gente e del proletariato.
Questi comunisti-post, grazie anche alla lungimiranza di alcuni di loro (Bassanini per un verso e Berlinguer per un altro: l’uno con la sua riforma pubblica; l’altro con la sua invasione dei prèsidi-dirigenti e l’okkupazione dei posti universitari: + 40-45mila posti, ovviamente riservati ai fedeli dell’ex-falcemmartello), ricoltivata, in séguito, dai governi Prodi-D’Alema, con la svendita della £ira e il passaggio secco all’€uro, ci hanno lentamente portato a una situazione di disastro economico e sociale tale da far piangere tutti, indistintamente. Ci hanno tolto l’ossigeno e il sangue. Ci hanno spinto alla miseria.
Globalizzazione, finanziarizzazione selvaggia e delocalizzazione, fideisticamente abbracciate, come vie della salvezza, anche dalle sinistre liberiste (che bella contraddizione!), hanno condotto fin qui, a questo Ferragosto 2011, in cui ci rosicchiamo le dita e in cui lo scenario sembra essere quello della caduta delle frontiere del Reno e del Danubio nell’Impero Romano: con l’arrivo delle orde dei barbari che non giungono più come gente armata di lance, spade e mazze, con barba e capelli lunghi e pidocchi in testa, ma con auto lussuose e luccicanti, perché la nuova barbarie è quella finanza con la 24 ore di costosissima pelle che dà la scalata agli Stati e li riduce in polvere, incenerendo la fatica della gente comune che vive del proprio ormai incertissimo lavoro, pur se a tempo indeterminato.
I politici possono dire quello che vogliono. Tutti. Di tutte le parti. Lo possono dire anche i Candidi e gli ottimisti.
Dal nostro ristrettissimo angolo di visuale, da perfetti scemi del villaggio che parlano e non sanno quello che dicono, siamo convinti – e, più che convinti, certi – che l’Europa è stata, come il matrimonio la tomba dell’amore, il più fasullo mausoleo di ogni possibile prospettiva in nome di un’unione che non c’è, non c’è mai stata e non ci sarà mai per le troppe, insuperabili diversità e divergenze che ci dividono nella gara dell’arrembaggio al benessere.
A tutto e unico vantaggio di compagnie petrolifere, banche, alta finanza e – in coda, perché sono loro che sostengono i nuovi barbari – classe (?) politica.

Di cui quella di sinistra è stata mille volte più dannosa e colpevole perché non ha mai saputo né voluto fare scelte precise, ma si è sempre trincerata dietro l’opportunismo e l’ambiguità.
e.b. blogger

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[Sabato 13 agosto 2011 – © Quarrata/news, 2011]

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